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Quarta lettera a mia figlia dalla via per Marte: Il nulla sarebbe freddo come l’inverno più freddo del mondo

Creato il 21 giugno 2012 da Dbellucci

Mia piccola Maya,

come stai immersa fra le cose? Noi qui, nel quasinulla, non ci lamentiamo. Oddio, il quasinulla. Sembra una favola. In effetti non siamo nel nulla. Il tuo papà non sa nemmeno se il nulla esista davvero, può solo immaginarlo. Anzi, immaginiamolo insieme. Chiudi gli occhi e immagina una stanza con tutto il necessario per farla bella. La vedi? Ok, la vedo anche io. Ora comincia a far sparire i mobili, il tappeto, il vaso coi fiori. Dentro non c’è il nulla: la stanza è solo vuota. Il vuoto, cioè qualcosa che non contiene nulla, e diverso dal nulla. Togli anche le finestre e la porta. Resta una stanza inutile, da cui non si entra e non si esce, con una lampada accesa. Togli la lampada: ora la stanza non è più piena di luce. Una stanza vuota e buia. Attenta, resta l’aria. Togliamo anche l’aria. Siccome l’aria porta in giro i suoni, la stanza adesso è buia, senz’aria quindi senza suoni. Potrebbe essere CALDA! Terribile. Come avevo fatto a non pensarci? Vedi, piccolina, per fare gli scienziati non si devono usare solo gli occhi, ma si devono usare tutti sensi che abbiamo: le orecchie, il naso, le mani… e quando non bastano si devono inventare delle macchine, chiamiamole “sonde”, per farci vedere quello che è troppo lontano, che va troppo veloce, che è troppo piccolo, che è troppo silenzioso… e via e via. Bene. Qualcuno potrebbe scaldare da fuori la nostra stanza vuota: per esempio, il sole potrebbe illuminare il tetto. Togliamo anche il calore. Immagina allora una stanza senza oggetti, senza luce, senz’aria quindi senza rumori e senza odori (gli odori li sentiamo respirando l’aria), senza calore. Oddio, ma quanto calore dobbiamo togliere, perché dentro ci sia proprio il nulla? Eh, piccola mia, dovremmo toglierlo tutto. Ti rendi conto? Sarebbe freddo come l’inverno più freddo del mondo. E se pensi all’inverno più freddo del mondo, potrebbe scendere ancora la temperatura, magari l’anno dopo. Anche qui, dobbiamo immaginare. Immagina che esista il punto di partenza del calore. Della serie: meno di così, non si può. Se ne può sempre volere più di niente, ma meno no. Come puoi volerne meno? Ecco, abbiamo tolto tutto dalla nostra stanza. In realtà resta ancora qualcosa da togliere, perché restiamo noi che osserviamo, pensiamo, esistiamo. Potremmo sparire anche noi, non ti pare? Eh sì, ma allora poi chi la giudica la stanza vuota? Chi te la racconta? Questa è però una favola interessante e magari te ne parlo un’altra volta, quando mi sento meno vuoto. Vedi, lo spazio, dove si sta muovendo papà con la sua nave, te lo devi immaginare proprio così: buio, freddo, senz’aria, quindi senza suoni e senza odori. Insomma, come ci immaginiamo qualcosa che sia poco più del nulla. Nessuno potrebbe vivere qui fuori. Immagina, tra l’altro, che solitudine. Immersi nel nulla ci sono i pianeti, le stelle, le comete, la polvere e tante altre cose che non sto ad elencare perché già ci capisco poco io, figuriamoci tu. Nell’insieme, tuttavia, il vuoto, quel nulla di cui ti parlavo prima, prevale e contiene, a starci larghi, tutto il resto. Tanto spazio senza padrone, uno spreco totale se fossimo solo noi, ma può essere fino a prova contraria. Ora, quando viene notte, puoi guardare l’universo con occhi più saggi e il tuo sguardo è un po’ più profondo. Sai che attorno a te c’è aria. Se guardi in alto, il tuo sguardo attraversa l’aria che è trasparente. Salendo, c’è sempre meno aria, sempre meno, diminuisce, diminuisce, perché? Te lo spiego poi, intanto fidati e sali con la mente, dicevo: diminuisce, diminuisce… track. Zero aria. Sei nello spazio. Diciamo quindi che è finita l’atmosfera. L’atmosfera è una specie di bolla d’aria che avvolge il nostro bel pianeta terra. Un guscio sottile, azzurro visto dallo spazio. Azzurro come il cielo. Siccome la quantità d’aria che ci circonda diminuisce salendo, questo guscio è più denso sulla terra è via via meno denso a mano a mano che saliamo. Si dice che l’atmosfera, salendo, diventa rarefatta. Rarefatto significa infatti “che ha bassa densità”. L’aria diventa rarefatta fino a sparire semplicemente perché il nostro pianeta, se ti allontani da lui, non ha più la forza di trattenerla e la lascia andare, forse ha dei pensieri per la testa, chissà, che vada dove vuole la signora aria. Anche Marte, dove sta andando il tuo papà, ha un’atmosfera, ma è molto diversa da quella sulla Terra. Prima di tutto è un’atmosfera disperatamente rarefatta, anche a livello del suolo. In pratica c’è così poca aria che inspirando non ti entrerebbe quasi nulla nei polmoni. Poveri noi! Non è finita qui. Purtroppo anche l’aria stessa è diversa da quella che siamo abituati a respirare, perché siamo cresciuti qui e qui batte il nostro cuore. È per questo che il tuo papà e i suoi amici hanno portato da casa le bombole per respirare. Quando scenderemo su Marte, avremo addosso una bella tuta tecnologica tutta piena di aria di casa e sulle spalle le bombole. Pensa, una tuta con anche il riscaldamento incorporato. Ora, però, immagino che avrai tante domande da farmi, ma ti spiego tutto più avanti. Intanto guarda, guarda il cielo, e immagina il tuo sguardo che salendo arriva lontano, senza accorgersi degli ostacoli messi in mezzo da chi ti spinge ad abbassare la tua fantasia per non perdere tempo e magari un giorno avere tanti soldi. Il tuo sguardo curioso attraversa i gas e arriva fino alle stelle, e pieno dei vostri sguardi l’universo è meno vuoto.



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