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Quasimodo proposto all’esame di maturità 2014: ed è subito polemica.

Creato il 19 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Non vi è anno che le tracce della prova di Maturità non sollevino polemiche infinite e anche oziose. La verità è che i critici letterari e gli scrittori italiani sono inclini a delegittimare colleghi per affermare se stessi. Spesso la polemica è fine a se stessa ed è l’occasione per il critico per confermare il suo sconfinato ego. Così leggo da più parti che Quasimodo continua ad essere sopravvalutato, mentre non avrebbe di fatto meritato il premio Nobel, ricevuto a Stoccolma il 10 dicembre del 1959. Ebbene, cari critici, mi permetto di dissentire, perché Salvatore Quasimodo non è, come vi piace ingiustamente affermare, un poeta banale che ripropone temi triti e abusati: nostalgia, rimembranza, idealizzazione edipica della Sicilia, ma un poeta complesso che ha infatti attraversato diverse fasi nella sua vasta attività di poeta e traduttore. Figlio di un capostazione di Modica, ha girato la Sicilia fino a fermarsi a Messina dove a compiuto gli studi, ha dimorato a Milano, Roma e Firenze frequentando circoli culturali di tutto rispetto, dove ha potuto assorbire criticamente e autonomamente gli stimoli proveniente dal contemporaneo fenomeno del Simbolismo. Il cognato Elio Vittorini gli fece conosce in giovanissima età intellettuali e amici del calibro di Alessandro Bonsanti, Arturo Loira, Gianna Manzini ed Eugenio Montale, ruotanti intorno all’ambiente della celebre rivista “Solaria”, per le cui edizioni uscì nel 1930 la raccolta Acque e terre.

Questa fu salutata con entusiasmo dalla critica del tempo che gridò alla nascita di un nuovo grande poeta. Nonostante gli anni difficili e i lavori saltuari, studiò da autodidatta le classiche lingue divenendo traduttore di pregio, tradotto in oltre quaranta lingue in tutto il mondo. Raffinatissima la sua traduzione dei Lirici greci, che usci nel 1942 , ancora punto di riferimento per gli appassionati delle humanae linguae. Sempre nel 1942 uscì la raccolta Ed è subito sera con la Mondadori, con quella lirica folgorante che esprime lapidariamente la precarietà intrinseca della condizione umana. Siamo ancora nella fase ermetica e simbolista, in cui il poeta esprime il suo distacco/dissenso dalla realtà rifugiandosi nel sogno della sua infanzia nella consapevolezza che si tratta di una ricercata idealizzazione e che il tempo tiranno tutto consuma. Ma bisogna foscolianamente tener desto il mondo delle illusioni per ricucire le lacerazioni della vita inclemente. Certo il tema della rimembranza non può non ricordarci Leopardi, rivissuto in chiave origila, allusiva, simbolica ermetica.

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Il problema non è Quasimodo, il problema è la scuola che lo trascura, tant’è che ho sentito tanti studenti che si sono trovati in difficoltà perché l’autore non era stato affrontato dagli insegnanti. Una scuola, di cui faccio parte e a cui non lesino critiche per la sua incapacità endogena di essere in sintonia con i tempi e con i programmi ministeriali , arrivando a studiare fino a Montale, come avveniva ai miei tempi, la cui maturità classica risale a trentaquattro anni fa. Professori svecchiatevi, leggete libri, inserite il nuovo, seguite la psicologia dei ragazzi, non conculcateli dentro programmi triti e ritriti, date loro modo di sviluppare la propria creatività e non portateli disarmati ad affrontare un’analisi del testo di un poeta che ha indiscussamente segnato la letteratura mondiale come il siciliano Salvatore Quasimodo! Fate conoscere anche il Quasimodo traduttore, non privateli di tanta poeticità! Sembrerò retorica ma sono una fan del poeta/traduttore siciliano che alla fase ermetica fece seguire quella di un impegno politico-sociale meritorio, come antifascista, anche se non militante, certo che bisognave ricostruire l’uomo dopo il flagello delle guerre. E al poeta spetta questo alto compito morale. Da dove nasce allora la critica alla scelta del Ministero? Dall’illazione gratuita che la poesia assegnata Ride la gazza, nera sugli aranci, della raccolta Ed è subito sera, sarebbe difficile da analizzare perché scollegata dalla realtà attuale e perché vi sarebbero termini aulici che l’alunno non conosce. Male! E se non li conosce, ricordo che essi sono forniti di dizionario della lingua italiana.

Sono una donna e apprezzo questa poesia del ricordo, perché so che il passato e, come dice Seneca, l’unico nostro tesoro sicuro,anche se tutto eracliticamente scorre e romanticamente si involve. Quel forse dell’incipit richiama la vaghezza della poetica leopardiana e non di meno il sonetto Alla sera di U. Foscolo; il poeta sa che sta sognando nel tentativo di trattenere il passato, ma esso è “ un segno vero della vita”. Immagini classiche e leggiadre occupano lo scenario poetico : fanciulli grecizzati con leggeri moti del corpo “ in un gioco di cadenze e di voci lungo il prato della chiesa” O sì, poeta sogna e lasciaci sognare in questo momento di pietà della sera in cui si riaccendono i ricordi sopra l’erba così verde! Presto ci desteremo e tutto svanirà. Ritorna il tempo attuale attraverso il montaliano correlativo oggettivo dello scrosciare del pozzo. “ e tu vento del sud forte di zàgare riporta alla vita le immagini care ( quanta poesia! Come si fa a non amare Quasimodo?), ma l’airone fiuta lento il fango tra le spine, metafora del male di vivere montaliano, ride la gazza, nera sugli aranci, presagio di morte, abisso orrendo leopardiano in cui tutti scivoleremo.



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