A Queenstown puoi fare di tutto, purché sia assolutamente estremo. È il paradiso dell'outdoor e dei pazzi scatenati. E dei ricchi.
Ma cominciamo dall'inizio.
Siamo atterrati con un volo Jetstar all'aeroporto di Queenstown (circa 3 ore da Melbourne) planando tra le montagne, e già l'atterraggio qui mi sembrava piuttosto estremo e spettacolare come non mai. In pratica quando ti va bene ti torna su anche il pranzo di Natale del 96, quando ti va male dirottano il volo su Christchurch e ti devi fare 8 ore di bus per arrivare a Queenstown.
Se becchi la giornata di sole e senza vento sei automaticamente in gara per essere tra le persone più fortunate dell'isola del sud (tante, non troppe). A noi è andata bene, io ovviamente sono un po' morta di paura e stavo già scrivendo le mie memorie mentali. Atterraggio soft e ammettiamolo, uno dei più meravigliosi spettacoli mai visti dal finestrino di un aereo. Credo di aver trattenuto il respiro per minuti interi.
Per uscire dall'aeroporto ci sono numerosissimi controlli: passaporto, foto, controllo medico, i beagles annusano tutto e noi "andiamo via lisci" perchè eravano in coda dietro degli indonesiani, il che significa un cane stordito dalle spezie e dai probabili samosa nascosti trai i calzini.
Ad aspettarci all'aeroporto una carissima amica di Gianni che vive qui da anni, che saltellando si fa strada con un cartello che mi sono tenuta e ho già infilato nello zaino: "Welcome to Aoteaora", che è la Nuova Zelanda chiamata con l'antico nome Maori. Già mi piace questo posto.
Abbiamo noleggiato l'auto con la compagnia Ace - Rental Cars, ovviamente per una questione di prezzo. La macchina è una Nissan TIlda, una berlina bianca probabilmente uscita di produzione per bruttezza negli anni '80 insieme alla Fiat Duna, e mi stupisco un po' a constatare che ha addirittura il lettore cd. La radio non funziona. La macchina ha più di 200.000 km e sul foglio dell'autonoleggio dove vengono segnati i graffi sulla macchina sembra che il tipo del noleggio si sia divertito ad aerografarla... E' un segno unico. Costava poco. Va BENISSIMO.
Smolliamo tutto all'ostello Sir Cedrics Southern Laughter Backpackers (fatelo un po' più lungo il nome magari!), molto carino e pulito (e con il letto molto comodo, oltretutto), che ha oltre alla free wifi anche la free zuppa e i free popcorn.
Oltretutto è proprio a due passi dal Vudu Cafe, che oltre a caffè costosissimi offre una gamma di dolcetti strepitosi: dalle barrette di cereali homemade, alle torte ai muffin ai cruffin: ha vinto come miglior Cafè della Nuova Zelanda, quindi qualcosa vorrà dire, dai.
Prima di tutto è importante sapere una cosa riguardo al caffè: Nuova Zelanda viene consumato quanto la birra e costa davvero tanto: la media per un long black è di 3.80$, ma almeno la qualità è mediamente buona.
CI buttiamo subito nel centro del paese che sembra un misto tra Riva del Garda e Milano Marittima, con negozi di attrezzatura sportiva e localini chic che affacciano su un lago bellissimo.
Il centro è davvero compatto e puntellato di angolini carini dove potersi sedere a bere una birra o mangiare un fish and chips take away. O meglio, un "fush'n chips", come dicono loro.
Roberta h fatto uno stop per prendere la cena da Finz (per il fish'n chips consigliatissimo, e anche per il resto pare essere davvero molto buono), Martin è arrivato con le birre, è spuntato il sole e ci siamo messi su un praticello a due passi dal lago a chicchierare e a raccontare il viaggio in Australia e sentire pezzi di vita neozelandese.
Ok, dai, c'è un mondo migliore per cominciare il viaggio? Perchè io non riesco ad immaginarlo.
Con la pancia piena (in tutto il giorno avevamo mangiato solo una barretta di quelle che mi ha creato dipendenza in Oz: un bounty con in più la ciliegia) ci siamo incamminati per un giro del lago, costeggiandolo, per poi finire tra fiori e piante nei giardini botanici.
All'ora del tramonto tutti si accalcano sulla spiaggetta della città, e mentre cala il sole (e fa decisamente freddo), due sposini novelli cinesi corrono inseguendo i gabbiani sulla spiaggia.
Ok, questa è la prima cosa inaspettata a cui ho dovuto fare il callo alla svelta: in Nuova Zelanda c'è PIENO di cinesi. Ma pieno al punto che guardo alcuni scorci e mi sembra di essere ad Hangzou. Sono ovunque, sono molesti come sempre. Non avevo assolutamente idea che fosse una meta desiderata da questi orientali, e invece... Roberta mi spiega che è la fetta di turismo preponderante, oltre che la fetta che spende di più. Ma si sa che sono loro i nuovi ricchi, e molti decidono di venire qui a sposarsi, e non importa il freddo che può fare: il vestito è senza spalline e si corre intorno al lago come nel miglior filmino di matrimonio che si rispetti.
La quantità di gente che li fotografa è incredibile: assoluti protagonisti di questo tramonto (sarà anche perchè la sposa ha degli stivali neri?).
Il giorno dopo facciamo colazione da Vudu, un giretto in città e partiamo alla scoperta dei dintorni di QUeenstown, non prima di aver fatto una seconda colazione (non per nulla siamo nella terra degli hobbit) in un posto di cui mi sono letteralmente innamorata: il Cookie Muncher.
QUesto shop che fa praticamente solo biscotti burrosi di ogni genere e sorta sembra uscito direttamente da un Muppets show anni '80, le ragazze che ti servono hanno body da pattinaggio in sintentico, tutto profuma di cookie (oddio, il loro body non credo). E' il mio paradiso. Prendiamo un caffè e un biscotto, come decorazione al caffè ci appoggiano sopra un altro biscotto. Avete vinto.
Prima tappa: Coronet Peak.
In teoria volevamo fare un salto sulla Skyline Gondola, la funivia che porta in cima alla montagna che affaccia sul lago Wakatipu e dà una splendida veduta della baia, ma 30$ a testa per un giro è davvero tantissimo. Se avete tempo però si può salire (ripidamente) a piedi.
Optiamo per fare una tappa in questo altro angolo in cui si arriva tranquillamente in macchina: è la base da cui partono funivie e seggiovie, visto che qui d'inverno (cioè a giugno luglio e agosto) si scia. Adesso è tutto fermo ma il panorama resta invariato: spettacolare e bellissimo.
Riscendiamo la montagna, ci fermiamo ogni 10 minuti per fare una foto: tra i fiumi in cui fanno rafting dal colore azzurro intenso alle montagne non sappiamo davvero dove guardare.
Una tappa veloce a Lake Hayes, un angolo sperduto di paradiso che la domenica si riempie di gente che che sceglie di farsi una camminatina intorno al lago con abbinato pic nic e poi via verso la meta successiva.
La Nuova Zelanda è come te l'aspetti, ma monto molto meglio. CIoè, io mi aspettavo di vedere paesaggi suggestivi, foreste, laghi di cui mi sono innamorata guardando Top of the Lake, scorci de Il signore degli Anelli... Ma non così. Cioè, qui, ogni angolo è tappezzato di questa bellezza, ogni singolo scorcio ha qualcosa di speciale. E' intensissima.
Intensa come le attività che si possono fare: Queenstown è davvero la regina incontrastata dell'adrenalina neozelandese, e per capire appieno questo concetto abbiamo fatto tappa al Kawarau Bridge Bungy: per 180$ puoi fare un salto di 43 metri nel vuoto, aggiungendo l'opzione "infilo anche la testa nell'acqua".
Sono stata a guardare decine di persone che si lanciavano: praticamente una ogni 4 minuti (potete immaginare la cifra che incassano a fine giornata?!), salti diversi, paura sul megaschermo live che riprendeva le facce e i salti delle persone che si avvicinavano al bordo del ponte. L'adrenalina pazzesca degli altri te la senti quasi sulla pelle. Se non fosse stato per il prezzo mi sarei assolutamente buttata.
Oltretutto sempre con la stessa compagnia ho scoperto che si può fare una cosa chiamata swing. Ti imbraghi, sali su un ponte di 130 metri sopra un canyon e ti lanci, un arco di 300 ti farà dondolare tra le pareti rocciose guardando un fiume blu. Io ho paura anche solo a scriverlo.
Risaliamo in macchina e ci buttiamo tra le vallate del vino, decisamente più tranquilla come attività, perché al resto del gruppo interessa decisamente più quello che buttarsi da una rupe, e io appena sento la parola "formaggio", mi dimentico istantaneamente di tutto il resto. "tagliere di formaggio" con marmellatine e miele.
Una delle prime cose che ho imparato sulla Nuova Zelanda (oltre al fatto che ogni collina è tempestata da morbidissime pecorelle fifone che diventano altrettanto morbidissimi maglioni) è che sono tutti pazzi per il Manuka Honey, un miele autoctono dalle proprietà - a quanto pare - miracolose. CI sono vasetti di tutte le dimensioni di questa ambrosia neozelandese e viene usata per praticamente tutti i prodotti per la cosmesi che si trovano dai supermercati alle profumerie passando per macellerie (no ok, questo me lo sono inventato) arrivando ai visitor center.
La fissa per questo miele è dovuta a diversi studi [non scientificamente provati] che abbia delle proprietà battericide molto più spiccate rispetto al miele tradizionale e si usa per praticamente tutto.
Il test che io ho fatto è questo (e non è uno scherzo): tutti i giorni ho messo sul viso e sulle mani una delle creme della wild ferns (sono i classici barattolini gialli) "rubandole" ai tester dei visitor center. La mia pelle era visibilmente più morbida oltre che avvolta da un buon profumo di miele. L'effetto sulle rughe lo vedremo su mia mamma.
Digressioni a parte, nella Gibbston Valley Winery si può fare un tasting di 6 vini a scelta (questa zona è famosa per il Pinot Noir che io personalmente non amo molto) e poi spostarsi nella cheese factory, con 30$ (crica 18€) abbiamo pranzato con formaggi e composte per accompagnarli. Ci sono diversi tipi di formaggio, molto buoni - alcuni ricordano i nostri italiani - ma nessuno dalla bontà travolgente.
Siamo stati a goderci il caldo sole per un attimo senza vento che batteva sul giardino della Winery: è stato uno di quei momenti in cui ho pensato "questo posto mi piace già".
Siamo rimpartiti dopo un paio d'ore, destinazione Te Anau, una tranquilla cittadina che sorge sul lake Te Anau dalle strade larghe, i tramonti suggestivi e i negozietti per turisti ma non troppo.
E qui farò outing.
A Te Anau, su suggerimento di Roberta che non ha tante occasioni per mangiare una pizza come si deve, abbiamo fatto uno stop alla Pizzeria da Toni (o meglio, il posto si chiama Da' Toni, e mi chiedo sinceramente che cavolo ci faccia lì un apostrofo e che se sono italiani devono farsi un corso di aggionamenti), per mangiare la mia prima pizza all'estero. Giuro, la mia prima volta in assoluto che mangio italiano fuori dall'Italia.
La prima cosa che mi ha fatto strabuzzare gli occhi è stata una cosa: il prezzo.
La pizza che costava meno (la marinara credo) costava 24 NZD... VENTIQUATTRO.
Roby ha sorriso e ha detto "ah, guarda che qui è anche economica!" e io ho avuto un mezzo infarto perchè stavo prendendo coscienza dei prezzi neozelandesi. La pizza era veramente buona e non aveva niente da invidiare ad un'ottima pizza italiana.
Passeggiatina post cena lungo il lago e poi siamo tornati al Te Anau Top 10 Holyday Park, in pratica un campeggio con anche delle pulite casette di prefabbricato dove abbiamo dormito noi.
Allora il posto era carino e senza troppe pretese, il bagno lontano (trad: se ti scappa la pipì alle 4 di notte imprechi contro quei 100 metri da fare in pigiama e giacca), ma il prezzo era contenuto.
Durante la notte però c'è stato un PICCOLO problemino: si è alzato il vento, pioveva incredibilmente forte e tutto sbatteva contro la nostra casetta: ho avuto realmente strizza che finissimo in Kansas con Doroty e compagnia al seguito. Tanto per capirci: la strada per Milford Sound il giorno dopo era bloccata e sono saltati tutti i nostri programmi. Siamo arrivati comunque a Milford Sound, ma questa ve la racconto un'altra volta.