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Quel che resta delle parole, di Tamara Marcelli: un estratto

Creato il 07 marzo 2024 da Gliscrittori

Quel resta delle parole, Tamara Marcelli: estratto

#booktok Un estratto di Quel che resta delle parole, poesie e monologhi di Tamara Marcelli (PubMe - Collana Gli Scrittori della Porta Accanto): "Il primo scoglio da superare sarà sempre quello del pregiudizio. Studiate perché per noi donne può fare la differenza".

È la nostra vita di ogni giorno che scorre tra mille responsabilità, tra i sogni e una realtà che spesso ci stritola ma che, alla fine, ci rende più forti.Tamara Marcelli, "Donna è lavoro" da
Il mio metodo innato consiste nel trovare sempre un equilibrio, in tutte le cose. Gli schemi non si adattano a ogni situazione, a volte è necessario mediare e trovare il punto di equilibrio, l'unico possibile in una data circostanza. E forse, in questo, l'essere donna può essere di aiuto. Le donne conoscono intimamente il bene e il male, sanno riconoscere a pelle, per istinto, ciò che è nascosto nel profondo. E io mi fido molto del mio istinto.
Nonostante le difficoltà e i pregiudizi, ho continuato a svolgere il mio lavoro, a fare ciò in cui credo. Non mi sono mai rifiutata di affrontare i compiti più scomodi. Se li eseguivano i miei colleghi uomini, li avrei eseguiti anche io. Non ho mai accettato di essere relegata in una nicchia né in una riserva naturale, ma ho voluto essere al pari degli altri. In tutto e per tutto.

Non ho mai preteso nulla e spesso ho rifiutato scorciatoie.

Il mio ruolo comporta che io sia coerente. Che predichi e razzoli bene. Su questo aspetto, secondo me, non si può transigere.
D'altra parte, non mi piacciono le frasi standard, i concetti preconfezionati, che rinchiudono le persone in una categoria fredda e vuota di contenuti. Non mi piacciono i cliché, i giudizi a priori. Mal sopporto il femminismo a tutti i costi, la svendita immorale della propria natura umana, del proprio essere e delle proprie peculiarità. Rivendico il diritto di essere donna a modo mio, senza quote rosa o sostantivi violentati al femminile: avvocata, sindaca, assessora, ispettrice. No, grazie. Non mi serve un sostantivo edulcorato, non voglio fermarmi alla forma. Non è questo a metterci sullo stesso piano degli uomini. Non è un sostantivo al femminile ad affermare la mia identità. La differenza risiede nella sostanza. Non serve a nutrire il mio ego, anzi, mi rattrista. Dobbiamo accettare che le donne sono diverse dagli uomini, nel bene e nel male, bisogna prendere consapevolezza di questa differenza e andare oltre.
E diciamo pure che non sopporto le donne che si nascondono dietro al concetto astratto di parità di genere, ma poi rifuggono le stesse responsabilità dei colleghi uomini. Chi mi conosce lo sa, non faccio sconti a nessuno. Dico ciò che penso, ma sono aperta al dialogo, sempre.
Tempo fa, un dirigente che stimo molto mi disse che le donne hanno una marcia in più, ma non le avrebbe volute inserire indistintamente in tutti i settori, per tutte le tipologie di incarichi, e io credo avesse ragione. Con il tempo ho capito che la nostra forza risiede proprio nella differenza e che sia da valorizzare per diventare complementari agli uomini. Non nemiche.
[...]

Un'ultima riflessione sull'8 marzo, ovvero: ma quale festa?

Purtroppo, sembra sempre che una donna debba dimostrare ogni istante di meritare quel che ha raggiunto, di sicuro a fatica ed enormi sacrifici. Sembra sempre dover ringraziare qualcuno per tutto ciò che ha, come se non avesse camminato con le proprie gambe fino a quel momento. Il bello è che per un uomo è tutto normale; non ha bisogno, né gli è richiesto, di dimostrare niente a nessuno. Non si parla di quote per loro. Bisognerebbe essere considerati e valutati tutti indipendentemente dal genere.
Sarebbe così bello non doverne parlare affatto, sì, delle donne, sarebbe già un bel passo avanti. Perché, quando una donna raggiunge un traguardo viene messo in risalto il suo genere? Come se fosse un fenomeno da baraccone, come fosse l'anomalia di un meccanismo ben rodato. "Ma davvero ci sei riuscita da sola? Tu?" domanda tipica con il sottinteso che tutte noi conosciamo. E no, non dovrebbe fare notizia una donna al comando. Dovrebbe essere la normalità.
Anni fa, lessi un libro di Oriana Fallaci dal titoloIl sesso inutile, scritto nel 1961, agli albori del femminismo. Mi colpì molto questo suo viaggio nel mondo, tra diverse culture, un viaggio per scoprire se le donne potessero essere felici all'interno del potere e dei suoi meccanismi. La conclusione è che, per la donna, la felicità non ha a che fare con il potere, ma con la libertà.
E questo mi ha riportato al mantra di mia madre che mi ripeteva spesso: "Non lasciare mai il tuo lavoro, sii sempre indipendente".
Non vi dirò che la strada sia facile, vi dirò che riuscire a lavorare in un mondo prettamente maschile è possibile. Riuscire a farsi strada è possibile. Occorrono molta costanza, tenacia, passione, caparbietà, umiltà, pazienza e lungimiranza. Ma soprattutto, serve equilibrio e buon senso.
E molta autoironia.
Il primo scoglio da superare sarà sempre quello del pregiudizio.
Studiate perché per noi donne può fare la differenza.Quel che resta delle parole

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Quel resta delle parole, Tamara Marcelli: estratto

Quel che resta delle parole

di Tamara Marcelli
PubMe - Collana Gli scrittori della porta accanto
Poesie | Monologhi
Formato tascabile | 186 pagine
ISBN 979-1254584989
Ebook 2,99€
Cartaceo 13,00€

Quarta

Una raccolta di Poesie, Prosa e monologhi teatrali che accompagnano il lettore tra le emozioni più pure come gli affetti familiari e altre più cupe, come l'ossessione, il dramma della violenza contro le donne. Un conflitto che da interiore, caratteristico di un'anima inquieta, si fa strada nel mondo esterno, in un continuo scontro con le maschere, i clichés e la mediocrità che imperversano senza tregua nella vita quotidiana. Il perenne combattimento tra il Bene e il Male trova spazio, spesso ben occultato tra simbolismi e cromie, nella musicalità dei versi, delle parole.
Un'opera che unisce il profondo scavo interiore delle Poesie con la manifestazione luminosa che emerge attraverso il Teatro e la Prosa. Il risultato sono le parti di cui è costituita la raccolta, come in un cosmo variegato ma armonico: "Poesie ad est" sono le parole che esplorano l'intima essenza dei sentimenti più preziosi e nascosti; "Miti al centro" racconta il viaggio che si sviluppa attraverso la dimensione teatrale dei monologhi, tappe di un percorso esistenziale fatto di lotte estenuanti e solitarie, individuali e collettive; "Quel che resta delle parole", infine, fa il punto della situazione, dove prose, monologhi e poesie (i ponti sommersi che collegano l'inconscio alla superficie, rendendosi visibili solo per pochi attimi, tra il fluttuare delle onde), si fondono per offrire un approdo, la sintesi di un viaggio che ha attraversato le profondità dell'animo umano e la luminosità della manifestazione artistica.

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