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Quel giorno di Natale del 1914

Creato il 24 dicembre 2012 da Coriintempesta

tregua di natale 1914

Per Tregua di Natale si intendono una serie di “cessate il fuoco” non ufficiali avvenuti nei giorni attorno al Natale del 1914 durante la prima guerra mondiale. Questi avvenimenti spontanei di fraternizzazione avvennero tra le file degli eserciti britannico e tedesco lungo alcuni settori del fronte occidentale. Cominciarono mettendo delle candele sugli alberi, quindi continuarono le celebrazioni cantando canzoni natalizie. I soldati britannici nelle trincee sull’altro lato del fronte risposero intonando canzoni natalizie in inglese. I due schieramenti continuarono scambiandosi a voce degli auguri natalizi. Subito dopo ci furono inviti a incontrarsi nella “terra di nessuno”, dove avvenne lo scambio di piccoli doni: whisky, sigari, cioccolata e simili. L’artiglieria nella regione restò muta quella notte. La tregua permise inoltre il recupero delle salme dei soldati caduti. La tregua si estese ad altre zone del fronte, ed esiste anche la storia di un incontro di calcio tra soldati scozzesi e sassoni, che terminò quando la palla andò ad urtare un tratto di filo spinato sgonfiandosi. In molti settori la tregua durò per tutto il giorno di Natale, ma in alcune zone continuò fino a Capodanno. 

Durante la tregua i soldati scoprirono che nelle trincee nemiche si trovavano uomini esattamente come loro, e che anzi avevano molto più in comune con questi soldati, rintanati in trincee umide e pericolanti come le loro, che non con i loro più alti superiori. I comandanti britannici John French e Horace Smith-Dorrien diedero ordine che una tale tregua non si ripetesse mai più. In tutti gli anni di guerra che seguirono, vennero ordinati bombardamenti di artiglieria alla vigilia di Natale per assicurarsi che non si verificassero più interruzioni nei combattimenti. Inoltre le truppe vennero fatte ruotare in diversi settori del fronte per impedire che familiarizzassero apertamente con il nemico. [Wikipedia]

La tregua di Natale

di: Aaron Shepard

Giorno di Natale, 1914

Janet, sorella cara,

sono le due del mattino e la maggior parte dei nostri uomini sta dormendo nelle loro buche, ma io non riesco ad addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi eventi della vigilia di Natale. In verità, quello che è successo sembra quasi una favola e se non lo avessi visto con i miei occhi, avrei fatto fatica a crederci. Prova a immaginare: mentre tu e la tua famiglia cantavate davanti al fuoco lì a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia!

Le prime battaglie della guerra hanno fatto così tanti morti da portare entrambe le parti a  rimanere in attesa dei rinforzi. Siamo quindi rimasti nelle nostre trincee ad aspettare.

Ma che attesa tremenda! Siamo consapevoli che da un momento all’altro un colpo di artiglieria potrebbe caderci addosso ed esplodere accanto a noi in trincea, uccidendo o mutilando molti uomini. E quando è giorno non abbiamo il coraggio di alzare la testa da terra, per paura dei proiettile di un cecchino.

E poi la pioggia. E’ caduta quasi ogni giorno. Naturalmente, si raccoglie proprio nelle nostre trincee, dove dobbiamo toglierla con pentole e padelle. E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede o qualcosa di più. Sporca tutto e risucchia i nostri stivali. Una nuova recluta è rimasta con i piedi bloccati nel fango e, quando ha cercato di liberarsi, è rimasta bloccata anche con le mani, proprio come in quella storia americana del bambino di catrame!

Nonostante ciò, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi al fronte. Dopo tutto, hanno affrontato gli stessi pericoli che abbiamo affrontato noi e sono impantanati nello stesso fango. E la loro prima trincea è a soli 50 metri dalle nostre. Lo spazio che ci separa da loro è la Terra di Nessuno, delimitata su entrambi i lati dal filo spinato, ma i tedeschi sono abbastanza vicini a noi che a volte sentiamo le loro voci.

Naturalmente, noi li odiamo quando uccidono i nostri amici. Ma altre volte abbiamo scherzato su di loro e ci sembra quasi di avere qualcosa in comune. E ora sembra che anche loro provino lo stesso.

Proprio ieri mattina, il giorno della vigilia di Natale, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Infreddoliti come eravamo, l’abbiamo accolta con favore, perché almeno ha indurito il fango. Tutto era tinto di bianco dalla brina, mentre splendeva un bel sole. Un perfetto tempo natalizio!

Durante il giorno ci sono stati piccoli scambi d’artiglieria da entrambi i lati. E quando il buio è sceso sulla nostra vigilia di Natale, le ostilità si sono fermate del tutto. Il nostro primo totale silenzio da mesi! Speravamo che promettesse una vacanza tranquilla, ma non ci contavamo molto. Ci avevano detto che i tedeschi avrebbero attaccato e cercato di prenderci alla sprovvista.

Sono andato a riposare e, sdraiato sulla mia branda, mi sono addormentato. Il mio amico John è corso a svegliarmi, urlando: ”Vieni a vedere! Guarda cosa fanno i tedeschi! “. Ho preso il fucile, barcollando nella trincea, alzando la testa con cautela al di sopra dei sacchi di sabbia.

Mai avrei sperato di vedere uno spettacolo più strano e più bello di quello. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio.

Cosa è?” ho chiesto a John, e mi ha risposto: “Alberi di Natale!

Era tutto vero. I tedeschi avevano messo gli alberi di Natale di fronte alle loro trincee, illuminati con candele o lanterne. E poi li abbiamo sentiti cantare. “Stille nacht, heilige nacht …

John conosceva quel canto e l’ha tradotto: ” Notte silenziosa, notte santa“.

Non avevo mai sentito un canto più bello, o più significativo, in quella tranquilla e chiara notte.

Quando i tedeschi finirono di cantare, gli uomini nella nostra trincea applaudirono. Sì, i soldati britannici applaudivano i tedeschi! Poi, uno dei nostri ha cominciato a  cantare e, subito, ci siamo uniti tutti con lui.. “The first Nowell, the angel did say…”. Sinceramente, nel canto non eravamo bravi come i tedeschi, con le loro sottili armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti e subito  hanno cominciato a ricantare: “O Tannenbaum, o Tannenbaum…

A cui  abbiamo risposto:  ”O Come All Ye Faithful… ”

E questa volta si sono uniti al nostro coro cantando le stesse parole in latino “ Adeste Fideles…

Inglesi e tedeschi che cantano insieme nella Terra di Nessuno! Ho pensato che niente sarebbe potuto essere più stupefacente di questo ma, quello accadde dopo, lo fu ancora di più .

Inglese, esci fuori!” ha urlato uno di loro. ”Tu non sparare, noi non spariamo“.

Ci siamo guardati l’ un l’altro con una certa perplessità nella trincea. Poi uno di noi ha gridato scherzosamente: ” Vieni fuori tu!.”

Siamo rimasti stupiti nel vedere due di loro uscire dalla trincea, scavalcare il filo spinato e avanzare senza protezione lungo la Terra di Nessuno. Uno di loro ci ha gridato: “Mandate un ufficiale per parlare.

Ho visto uno dei nostri uomini sollevare il fucile e, senza dubbio, anche altri hanno fatto lo stesso, ma il nostro capitano non era d’accordo: “Non sparate!“. Poi è andato incontro ai tedeschi a metà strada. Li abbiamo sentiti parlare e, pochi minuti dopo, il capitano è tornato con un sigaro tedesco in bocca!. “Abbiamo concordato che non ci sarà alcuno scontro prima della mezzanotte di domani. Ma le  sentinelle devono rimanere in servizio e il resto di voi deve stare all’erta“.

In pochi minuti però più di un centinaio di soldati e ufficiali di entrambi le parti erano nella Terra di Nessuno, stringendo la mano a uomini che fino a poche ore prima avevamo cercato di uccidere!

Abbiamo accesso un falò e intorno c’erano seduti gli inglesi in khaki e i tedeschi in grigio. Devo ammettere che i tedeschi erano vestiti meglio, con le loro nuove uniformi.

Solo un paio di nostri uomini conoscevano il tedesco, invece molti tedeschi parlavano l’inglese. Ho chiesto a uno di loro il perché.

Perchè molti di noi hanno lavorato in Inghilterra!” mi ha detto. ”Prima di tutto questo facevo il cameriere al Cecil Hotel. Magari ho servito anche al tuo tavolo!

Forse!“, gli ho risposto  ridendo.

Mi ha raccontato che la sua fidanzata era a Londra e che la guerra aveva interrotto i loro piani per il matrimonio. Gli ho detto: “Non ti preoccupare. Per Pasqua vi avremo battuti e allora potrai tornare indietro e sposarla.”

Lui ha sorriso. Poi mi  ha chiesto se potevo inviare alla ragazza una cartolina che mi avrebbe dato più tardi, e gli ho promesso che lo avrei fatto.

Un altro tedesco era stato un facchino alla stazione Victoria. Mi ha fatto vedere una foto della sua famiglia che sta a Monaco di Baviera. Gli ho detto che sua sorella maggiore era così bella che sarei stato felice di poterla incontrare un giorno. Mi ha risposto che gli sarebbe piaciuto moltissimo e mi ha lasciato l’indirizzo della sua famiglia.

Anche quelli che non riuscivano a conversare si scambiavano i regali- le nostre sigarette per i loro sigari, il nostro tè per il loro caffè, la nostra carne in scatola per le loro salsicce. Abbiamo scambiato anche distintivi e bottoni delle uniformi e uno dei nostri ragazzi se ne è uscito con  l’elmetto con il chiodo! Ho scambiato un coltello a serramanico per una cintura di cuoio, un ricordo che ti mostrerò quando farò ritorno a casa.

Ci siamo scambiati anche i giornali. I tedeschi, mentre li leggevano, ridevano. Ci hanno assicurato che la Francia era quasi alle corde e la Russia prossima alla disfatta. Gli abbiamo risposto che non era assolutamente vero e uno di loro ci ha detto: “Bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri “.

Chiaramente gli avevano mentito, ma dopo aver incontrato questi uomini, mi chiedo quanto veritieri erano i nostri giornali. Questi non sono i “barbari selvaggi” di cui tanto avevo letto. Sono uomini con case e famiglie, con le loro speranze e le loro paure, i loro principi e, sì, il loro amore per la Patria. In altre parole, uomini come noi. Perché ci hanno portato a credere il contrario?

Dato che cominciava a farsi tardi, abbiamo intonato un altro paio di canzoni intorno al fuoco e poi tutti insieme abbiamo cantato -non ti sto dicendo una bugia- “Auld Lang Syne.” Ci siamo lasciati con la promessa di rivederci domani e organizzare magari  una partita di calcio.

Stavo per tornare in trincea quando un tedesco più vecchio mi ha afferrato il braccio. ”Mio Dio,” mi ha detto, “perché non possiamo avere la pace e andarcene tutti a casa?”

Gli ho risposto : ”Bisogna chiederlo al vostro imperatore.”

E lui: ”Forse, amico mio. Ma anche noi dobbiamo chiederlo ai nostri cuori.

E così, cara sorella, dimmi, c’è mai stata una vigilia di Natale come questa? E che cosa significa tutto questo?

Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Per quanto quei soldati possano essere buoni compagni, eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. Inoltre, noi siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarli a casa, e non possiamo sottrarci a questo dovere.

Eppure, non si può non immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rilevato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Certo, le controversie devono sempre sorgere. Ma cosa accadrebbe se i nostri capi si scambiassero auguri al posto degli avvertimenti? Canzoni invece di  insulti? Regali invece di rappresaglie? Non sarebbe la fine di tutte le guerre?

Tutte le nazioni dicono di volere la pace. Eppure, in questa mattina di Natale, mi chiedo se la vogliamo abbastanza.

Il tuo caro fratello,

Tom.

LINK: Christmas Day, 1914

DI: Coriintempesta


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