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Quella sera dorata

Creato il 06 ottobre 2010 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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James Ivory, autore di numerose trasposizioni cinematografiche di grande successo (tra cui Camera con Vista, Maurice, Casa Howard, Quel che resta del giorno), approda a Roma con il suo ultimo lavoro, Quella sera dorata, già presentato in anteprima durante la passata edizione del Festival Internazionale del Cinema di Roma. Ispirandosi all’omonimo romanzo scritto da Peter Cameron e pubblicato da Adelphi, Ivory si approccia alla pellicola sostenuta dalla sceneggiatura di Ruth Prawer Jhabvalacon con una meravigliosa leggerezza di spirito.

Tutti i personaggi della storia sono colti in un momento di apparente stallo che cela, però, una pulsione al movimento tanto imminente quanto necessaria. Omar Razaghi (Omar Metwally) ha vinto un dottorato di ricerca all’università del Kansas ma, per portare a termine la biografia sullo scrittore morto suicida Jules Gund e ricevere così la borsa di studio, dovrà prima ottenere l’autorizzazione a procedere dei suoi esecutori testamentari: il fratello gay Adam (Anthony Hopkins), la moglie Caroline (Laura Linney), l’amante Arden Langdon (Charlotte Gainsbourg). Alla lettera di diniego inviata dalla bizzarra famiglia Gund, su sollecitazione della fidanzata Deirdre (Alexandra Maria Lara), Omar decide di partire alla volta di Ochos Ríos, in Uruguay, intenzionato a strappare ai famigliari dell’enigmatico scrittore il consenso per la biografia.

Omar ci appare sin dai primi fotogrammi un imbranato patentato, sensibile e insicuro, inverosimilmente affiancato dalla bella e freddina Deirdre, una donna in carriera, sicura di sé e ostinata fino all’inverosimile. E l’idea è inequivocabilmente resa da Ivory quando immortala Omar (metaforicamente) impantanato nel fango e Deirdre comodamente a suo agio nel comune e cattedratico ufficio. Omar è un personaggio instabile, bisognoso di una svolta identitaria ed esistenziale individuata nel viaggio verso il consenso dal quale dipenderà la sua carriera e il rapporto con la fidanzata.

In perfetto allineamento con il principio un po’ magico e un po’ irreale che fa da perno alla cultura sudamericana (ricordiamo, peraltro, che Cameron non si era mai spinto oltre il Messico, e che pertanto molti luoghi e situazioni del libro sono frutto delle sue suggestioni e immaginazione rivelatesi, poi, veritiere), Ivory impregna la narrazione di una soavità rassicurante, evitando accuratamente di inciampare in un’imitazione ostentata e di secondo ordine dell’affascinante e geograficamente inquadrato realismo magico. Con un direttore della fotografia del calibro di Javier Aguirresarobe (The others, Parla con lei, Mare dentro, Vicky Cristina Barcelona) l’orientamento felice del film viene tutelato e rinvigorito dal tratto armonico e sempre vivacemente elaborato del colore. I dialoghi sono a dir poco squisiti e, nel rispetto delle regole proprie della settima arte, fedeli all’anima del libro e alla semplicità con cui esso conquista. In un film corale in cui ciascun personaggio è fotografato in un istante di precario equilibrio e incatenato in un legame tanto invisibile quanto costrittivo, solo un lavoro di meticolosa costruzione in fase di stesura, un impegno vissuto nell’interazione da parte degli interpreti e una regia sempre asciutta e penetrante nell’intreccio come quella di Ivory possono conferire all’opera visiva una carica vitale intensa e conciliatrice.

Prodotto dalla ormai collaudata Merchant Ivory Production, Quella sera dorata è una lodevole  miscellanea di fedeltà e trasgressione contenuta nell’osmotico e sorprendente scambio tra buona letteratura e gradevole cinema, un esempio di evocativa visione nella visione e di un uso sottile e mai pedante di apprezzabili e ricercati riferimenti culturali.

Francesca Vantaggiato


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