Magazine

Quelle famiglie “arcobaleno” raccontate dalla Bibbia

Creato il 04 febbraio 2016 da Marianocervone @marianocervone

Bibbia - internettuale

Film, talk, documentari, giornali. Mai come in questo momento i media italiani sono concentrati sull’omosessualità e sulla cosiddetta “teoria gender” che, a detta dei bene “informati”, vorrebbe “omosessualizzare” la società.

Questa ideologia, lanciata dal Vaticano in un documento agli inizi degli anni 2000, sarebbe pericolosa per la famiglia tradizionale e, secondo altri, vorrebbe demascolinizzare la figura dell’uomo per renderlo più malleabile da un potere superiore.

Il merito di tale attenzione va al disegno di legge della senatrice Monica Cirinnà, il quale, qualora approvato, regolarizzerebbe anche nel nostro paese le unioni civili tra persone dello stesso sesso, consentendo anche l’adozione da parte di uno dei due partner di adottare legalmente il figlio dell’altro.

Tante le manifestazioni delle cosiddette “famiglie tradizionali” contrarie all’approvazione della legge, che adducono, tra le tante motivazioni, l’immoralità dell’utero in affitto, pratica del tutto legale quanto diffusa all’estero, per quelle famiglie arcobaleno che vorrebbero coronare il sogno di un bambino a suggello del desiderio di famiglia. Il tutto ammantato da una casta veste religiosa, che concepisce il sesso come mero atto riproduttivo e i figli come sua conseguenza naturale.

A difendere tale tesi tutto un manipolo di improbabili politici spesso pluridivorziati, con seconde mogli, giovani compagne, figli illeggittimi o di secondo letto, o mariti distratti da (baby) prostitute e quelle trans che tanto si affaticano a disprezzare.

E se invece la soluzione fosse contenuta proprio in quella Bibbia con cui cattolici e conservatori provano a farsi scudo?

In tanti infatti dimenticano che uno dei primi uteri in “affitto” che la storia dell’umanità può annoverare è quello della Vergine Maria, alla quale, si legge nei passi dell’evangelista Luca (1, 26-37), l’Arcangelo Gabriele disse: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù – “com’è possibile?” si domanda Maria “Non conosco uomo” dice all’Angelo che invece le risponde – Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio».

È dunque attraverso lo Spirito Santo che, secondo il credo, avviene quella che oggi scientificamente definiremmo “inseminazione artificiale”. Se, a questo, si aggiunge l’“adozione” di Gesù bambino da parte di Giuseppe, marito di Maria, sarà facile intuire quanto la Sacra Famiglia somigli più ad una famiglia moderna più di quanto le famiglie “tradizionali” invece pretendano di riconoscervisi esclusivamente.

Ma quello del concepimento di Gesù non è il solo esempio che arriva direttamente dalle Sacre Scritture. Già nell’Antico Testamento, prima parte della Bibbia, è raccontato un episodio analogo, e se per Maria c’era l’eccezionalità di un miracoloso concepimento vergine, così non può dirsi per Abramo, la cui storia è raccontata nel primo libro delle Scritture, la Genesi.

Sara, moglie dell’uomo, non essendo riuscita a dare un figlio al marito gli dice: «Ecco, l’Eterno mi ha impedito di avere figli; deh, entra dalla mia serva; forse potrò avere figli da lei. E Abramo diede ascolto alla voce di Sarai» (Gen 16 – 1,16).  Da questa unione extraconiugale con la schiava Agar nascerà il primogenito di Abramo, Ismaele, cui seguirà, miracolosamente, dal ventre della stessa moglie, il figlio Isacco.

Un episodio, questo, significativo, se si considera l’indissolubilità dei voti matrimoniali e l’obbligo di fedeltà, evidentemente violato per la necessità di un figlio.

Legittima esigenza di una prole o desiderio egoistico di genitorialità a tutti i costi?

Quel che è certo è che anche i venerabili personaggi raccontati dalla Bibbia hanno vissuto, a loro modo e nel loro tempo, vicende analoghe alla nostra contemporaneità, con famiglie che spesso rasentano quelle allargate o, addirittura, quelle arcobaleno.

E, in tempi di guerre e immigrazioni clandestine, viene da domandarsi se anche la fuga di Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù in Egitto non sia un invito all’integrazione e all’accettazione del diverso, e se questo racconto della Bibbia, al di là del sesso e l’orientamento sessuale, non sia solo un messaggio di amore, universale.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog