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Quelli che...Milan Inter '63

Creato il 24 maggio 2013 da Ghlucio @ghlucio

 Visto il momento delle due squadre consigliamo questa Mostra sul Mago e sul Paròn
Mercoledì 22 maggio 1963 il Milan vince a Wembley contro il Benfica la prima coppa dei Campioni del calcio italiano. Quattro giorni più tardi, domenica 26, San Siro nerazzurro festeggia lo scudetto dell’Inter, il primo dell’era Moratti.
Nasce in quei giorni la leggenda del Mago e del Paròn, Helenio Herrera e Nereo Rocco, due straordinari personaggi che mutarono per sempre il costume calcistico italiano e mondiale.
Quelli che...Milan Inter '63     Prima di allora infatti le squadre che avevano fatto epoca, sia di club che nazionali, erano sempre state connotate con i nomi dei grandi giocatori: il Real di Di Stefano, il Grande Torino di Valentino
Mazzola, l’Ungheria di Puskas, il Brasile di Pelè. Di colpo, a partire da quel maggio 1963, il Milan divenne di Rocco e l’Inter di Herrera. Non soltanto per le grandi qualità tecniche e tattiche di due allenatori storici, tra i migliori di tutti i tempi. Ma anche e sopratutto per le loro straripanti personalità, a cominciare da una innata vocazione – ante litteram – alla comunicazione.
La mostra che apre i battenti a Palazzo Reale racconta una storia leggendaria: la rivalità, la carriera, l’amicizia, le famiglie, gli amici di una coppia celeberrima del calcio italiano e internazionale, quella formata da Helenio Herrera e Nereo Rocco, il Mago e il Paròn dei mitici anni Sessanta milanesi.
Quelli che...Milan Inter '63
Rocco, che divideva il suo tempo tra spogliatoio e osteria, mangiava e soprattutto beveva, dava del tu ai giocatori e si cambiava e lavava in mezzo a loro, nasce da una famiglia borghese triestina, dal cognome Roch all’asburgica, e si rivela da subito un brillante talento calcistico. Esordisce a sedici anni in serie A.
Herrera è argentino, uomo internazionale, vissuto in Marocco e in Francia, calciatore discreto, allenatore grandissimo. Nasce povero e diventerà ricchissimo. Vegetariano, astemio, praticava lo yoga, dava a tutti del lei e non accorciava mai le distanze gerarchiche. Il Mago parlava quattro lingue, e riempiva centinaia di quaderni con schemi e appunti vari. Rocco soltanto il triestino, e guai se trovava una lavagna in spogliatoio. Due mondi opposti di interpretare il calcio e la vita: due vie diversissime per arrivare comunque ai traguardi più alti.Sullo sfondo della mostra, la Milano di quegli anni. Con altre rivalità a fare da contraltare a quelle di Rocco ed Herrera. Da quella scaligera tra Callas e Tebaldi, a quella dolciaria tra Motta, di estrazione rossonera, e Alemagna, a vocazione nerazzurra.
Un viaggio della memoria dedicato sia a chi quei tempi li ha vissuti (e quei personaggi conosciuti) e non è affatto escluso ne abbia nostalgia, sia ai giovani che non ne hanno nozione e andranno alla scoperta degli antenati del loro tifo di oggi.

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