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Quello che dell’amore resta (ed esce dagli occhi)

Creato il 31 gennaio 2011 da Carosella

Quello che dell’amore restaQuello che dell’amore resta (ed esce dagli occhi)
Molto era in quell’alba, in quell’albergo, nella carta
che mostrava l’acqua dura del muro e del soffitto.
Tutto, forse il senso del mondo, era nel singhiozzo di lei
con la nuca che batteva contro il letto
e nel gesto di lui
che le avvolgeva i seni nel lenzuolo.
Fuori cresceva il giorno
innaturale, come lo stelo di ferro della lampada
scosso a lungo con ira quando il corpo dell’altro era più solo.
(Antonella Anedda) è una delle più grandi poetesse italiane viventi.

I singhiozzi sono gesti da bambini, o da adulti sinceri. Piangere a singhiozzi , se ne si ha motivo ( o meglio sarebbe di no) è uno scuotimento di tutto il corpo, una tempesta emotiva che ci da la scossa nel corpo e nell'anima. QUando la queite ritorna, al spossatezza è simile al dopo l'amore, le endorfine si sciolgono nei liquidi e ci si sente non a caso più leggeri.I problemi o dispiaceri non passano, ma il corpo segnala uno scaricamento di stress, è pronto a rimettersi in sesto, la mente più lucida, il cuore lievemente rinfrancato.
Altre poesie di Antonella Andedda le ho trovate qui.


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