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Quello che il renzismo non dice (178) – Si stava meglio quando si stava peggio: dall’epurazione di Giannini (Ballarò), al carico sul contribuente di 20000 Euro per il “mental” coach di Palazzo Chigi. Parola d’ordine: rottam… pardon, riconvertire!

Creato il 11 marzo 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Image2.pngdi Rina Brundu. Se due anni fa qualcuno ci avesse detto che sarebbe venuto il giorno in cui avremmo rimpianto i vari Bersani, Bindi, D’Alema, il portatore di tale ferale notizia sarebbe stato probabilmente internato, magari spedito a Guantanamo. Salvo poi, ventiquattro mesi dopo, recuperarlo, santificarlo e farlo Padre della Patria che, visti e considerati gli ultimi numi genitoriali che ci ha imposto il renzismo, non avrebbe comunque sfigurato.

L’ultima notizia in ordine di tempo è puramente giornalistica, o per meglio dire è una storia di ordinaria epurazione giornalistica: leggo su “Il Fatto Quotidiano” che il contratto di Massimo Giannini, attuale conduttore di Ballarò (Rai3) inviso al renzismo per avere invitato ospiti “sgraditi” nel programma, scadrebbe a giugno e non sarà rinnovato: quando si dice la combinazione! Manco Pilato avrebbe sperato in nulla di meglio dato che dentro i ritmi frenetici della nostra società digitale anche perdere tempo a lavarsene le mani può risultare controproducente. Domanda: ma cosa sarebbe successo se una simile “epurazione” mediatica l’avesse fatta Berlusconi? Probabilmente si sarebbero aperti i cieli, i quali avrebbero iniziato a ruggire in forma di editoriali scalfariani scanditi urbi et orbi a scopo purificazione and so on and so forth. Invece l’epuratore é, per interposta persona, l’infaticabile Matteo Renzi o colui che tutto può: che cul… pardon, che fortuna!

Che poi nessuno deve pensare il nostro Premier solamente occupato ad epurare. Secondo il sito “Dagospia” infatti, e in perfetta azione sinergica con la nuova deriva politico-distopica di tipo orwelliano, in questi giorni la parola d’ordine in quel di Palazzo Chigi (in attesa di essere diffusa ovunque dentro i confini nazionali, forse oltre) sarebbe soprattutto “riconvertire”. Per meglio spiegare, “Dagospia” scrive (vedi featured image), che dietro pagamento di un modesto obolo di 19000 euro e rotti (non si capisce però se sia a cranio o in totale), caricati sul contribuente con il solito stile renziano accorto e da gentil farfalletta, d’ora in poi sarà una coach danese ad insegnare alla corte governatizia, alla dirigenza renziana, come pensare diversamente… per la serie crepa d’invidia Niccolò Machiavelli che non sei mai stato in Danimarca ad imparare come modellare il mondo a tua immagine e somiglianza!

Sarà che da noi, in quella Dublino informatizzata per volontà e per destino, questi corsi speciali di management e leadership (vedi il GRID, per esempio) sono il minimo sindacale nel CV di qualsiasi middle-manager (molto prima di essere assunto in una qualsiasi company valida, figuriamoci in contesti istituzionali delicati!), e fermo restando che tutti conosciamo le oggettive limitazioni (anche temporali, ovvero di durata nel tempo), di simili “predicazioni” post new-age (perché tendenzialmente di questo si tratta), tutto ciò che viene da chiedersi è: ma esiste un body deputato che controlla le spese della Presidenza? Quale è il suo budget? E l’essere ricordato come il governo che ha scialacquato con una faccia tosta rara, offensiva dell’attuale stato di crisi del Paese, è pure un target di quello stesso Esecutivo o una mera consequentia-rerum? Ah, saperlo!


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