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Quello che il renzismo non dice (45) – Sull’imposizione del nuovo direttivo M5S e sul neo-politichese digitale di matrice sovietica

Creato il 28 novembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Robert,_Hubert_-_Incendie_à_Rome_-di Rina Brundu. A momenti la storia attuale del M5S della premiata ditta Grillo-Casaleggio ricorda la storia del partito comunista sovietico e del PCd’I.  Il PCUS espulse Trotsky dall’Urss nel 1929. L’anno dopo, come scrive Adriano Guerra “Il 20 marzo 1930 l’ala stalinista espulse formalmente Bordiga e il suo gruppo dal partito comunista con l’accusa di trotskismo. La mozione, votata all’unanimità dal comitato centrale, richiedeva l’espulsione per: “avere Bordiga preso posizioni politiche le quali non sono conciliabili con la permanenza nell’IC, per precisa decisione del IX Plenum dell’IC e del VI Congresso mondiale; b) aver condotto un lavoro di frazione e di disgregazione del Partito; c) aver tenuto alla fine del suo periodo di deportazione un atteggiamento non conciliabile con la permanenza nel Partito”. Sempre nel 1930 furono espulsi Tresso, Leonetti e Ra­vazzoli, con il PCd’I che si adeguava alla linea dettata dalla dirigenza sovietica.

Inutile ricordare qui gli espulsi del M5s: dubito molto che la loro linea di pensiero e la loro linea di azione politica cambieranno la nostra Storia, per lo più si tratta di casi afflitti dalla Sindrome Andy Warhol all’insegna del celeberrimo motto “In the future, everyone will be world-famous for 15 minutes”. A dire il vero, nel tempo qualcuno modificò la frase originale per farla leggere “Nel futuro, tutti saranno dimenticati per 15 minuti” e forse quella parafrasi sarebbe l’aforisma più adatto da usarsi per descrivere i dolori dei giovani grillini epurati. Resta il fatto che la parola “espulsione”, fa ancora un certo effetto, colpa anche di Orwell e delle sue atmosfere soffocanti. Vero è che quando si guarda alle trame ordite dal M5S  non è solo la parola “espulsione” che fa venire i brividi ma tutto il vocabolario. Direttivo, direttorio, dirigenza, epurazione, diktat, feroce, criterio, comunicato politico, movimento, spirito del movimento, monoteismo sono solo alcuni dei termini del soffocante e gigantesco campo semantico che affiora leggendo i commenti nel blog di Grillo che impressionano e fanno paura.

Si tratta insomma di una sorta di neo-politichese digitale di matrice sovietica, o quasi. Dico quasi perché quello strano tratto politicamente arcaico nel linguaggio utilizzato connota immediamente tutto il macro-discorso con un ennesimo elemento obsoleto che mal si concilia con la modernità del mezzo impiegato per trasmettere il messaggio. Mercé il linguaggio utilizzato, è facile però intuire che l’età dei commentatori del blog di Grillo è senz’altro più alta di quella a cui farebbe pensare il contest elettronico. Difficile immaginare un nativo-digitale che si esprime con questi termini da politichese sovietico e che mette dietro senza lamentarsi troppo ad un qualsiasi guru politico che dirime e detta proclami dal suo blog:  il minimo che ci si aspetterebbe da un giovane follower raziocinante sarebbe infatti un affanculo di ritorno!

Ma come cazzo si fa, dico io, in pieno 2014 (quasi 2015 direbbe forse Totò), a votare – come pecore ubbidienti – un direttivo di quattro o cinque personaggi (non importa quanto validi), proposti dai guru e dunque comunque espressione del loro  piacere e del loro volere  politico? Se Grillo avesse voluto davvero bene al suo movimento – e avesse voluto smarcarlo dalle logiche perniciose che hanno sempre fatto vivere gli altri partiti – avrebbe dovuto considerare almeno una ventina di nomi, una lista di rappresentanti del M5S comprendente i suoi favoriti e i suoi avversari, i suoi critici e poi avrebbe dovuto chiedere alla base di scegliere. Un simile modus operandi avrebbe garantito un metodo democratico e soprattutto l’emergere del criterio di merito; di fatto i grillini avrebbero votato il rappresentante che secondo loro merita di più: non si può e non si può occupare uno scranno politico perché abituati a leccare il culo del leader ma perché si ha forza, know-how, coglioni e capacità carismatica.

Ne deriva che dal tremendo status-quo emerge un unico e un solo vincitore: il renzismo imperante per sua fortuna e demerito altrui, nonché la sua filosofia gattopardesca che ci condannerà all’immobilità per decadi in orwelliana attesa che prima o poi qualcuno butti giù anche questo muro. Ave Grillo Roma brucia e i morituri te salutant!

Featured image, artwork depicting the Great Fire of Rome

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