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Quello che il renzismo non dice (82) – Sul Salvini Day tra le strade della Roma dei Cesari. E sull’età della politica che è mero gioco strategico.

Creato il 28 febbraio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
salvinidaydi Rina Brundu. Non vorrei si pensasse che sto facendo del razzismo al contrario, perché non sono modalità di espressione che appartengono al mio spirito, ma vero è che ascoltando dati discorsi della piazza romana salviniana odierna non ho potuto fare a meno di ricordare i… Cesari. I Cesari che hanno reso Roma grande e quest’oggi hanno dovuto finanche vedere le strade dove usavano sfilare al ritorno dall’ennesima battaglia vittoriosa invase dai… barbari del nord! Che nessuno si offenda, il fatto è che i grandi generali romani non conoscevano il politically-correct e non usavano molti giri di parole quando dovevano descrivere le tribù “con i musi imbrattati di burro” che conquistarono in Gallia, per esempio…

Difficile negare, tuttavia, che sentire quei diversi accenti settentrionali nella gloriosa città di Roma, colpiva davvero strano. Procurava quasi una sensazione d’irrealtà, di mondo capovolto, se non fosse che un mondo politico capovolto è proprio quello che abitiamo in questi mesi. Di fatto – e fermo restando che la pacifica manifestazione della Lega in quel di Roma potrebbe essere pure vista come un atto di grande coraggio e un momento di evidenza democratica -, non si riuscirebbe a comprendere questo clamoroso autogoal a destra se non lo si inquadrasse dentro le necessità e le logiche della nuova età che stiamo vivendo, quella della politica che non è più idealità, dottrina, passion ma semplicemente mero gioco strategico per agguantare il potere, il Frank Underwood di House of Cards docet!

Ecco dunque spiegata l’inossidabile liaison tra Matteo Renzi e Angelino Alfano, il sostegno di Forza Italia alle scocciate rivendicazioni di Pierluigi Bersani nei confronti di Matteo Renzi, l’incredibile alleanza tra Casapound e la Lega Lombarda per conquistare Roma. Il mondo capovolto, appunto o, per meglio dire, l’era della politica del tutti contro tutti e del nemico del mio nemico che diventa mio amico. Ed ecco completamente spiegato anche quel non-so-che di strano che si percepiva in tutti i discorsi di piazza odierni, che non era solamente dovuto al curioso accento settentrionale usato nella capitale d’Italia. In realtà il “quid” diverso era procurato soprattutto dalla qualità minima e populistica dell’oratoria utilizzata, dal suo valore meramente “epidermico”, privato di una qualsiasi sostanza intellettuale, privato del calore che può dargli solo la passione di cui sopra, la forza e sovente la “disperazione” che mettiamo nello spiegarci quando combattiamo battaglie che sono veramente tali, che soffriamo sulla pelle.

Il problema principale, ritengo, è che tutti questi personaggi non hanno ancora capito che il mondo è cambiato e vivono alla stregua di ectoplasmi invadenti e prepotenti, restii ad eclissarsi. A questo proposito mi ha dato da pensare un discorso che è stato fatto oggi in un programma BBC a proposito della recente morte di Leonard Nimoy. I commentatori discutevano il successo del suo personaggio Spock, un character che si è sempre distinto dagli altri creati da Gene Roddenberry per la mitica serie Star Trek. In particolare, hanno ricordato le ragioni che lo stesso Roddenberry usava per spiegare tale straordinario gradimento, la strana empatia che si è sempre formata tra Spock e il suo pubblico. Secondo il geniale produttore americano, il tutto è dovuto al fatto che Spock rappresenta la logica, non a caso molti dei suoi fan gli avevano riferito di voler imparare ad essere uomini logici piuttosto che eroi anche un poco scalmanati stile Capitano Kirk.

Come a dire che forse quegli anonimi ammiratori di Spock volevano veicolare, a modo loro, un qualche messaggio di speranza. Volevano significare che gli esseri umani sono migliori da come vengono rappresentati dai loro politici che, invece, li vorrebbero stupidi… Ecco… io penso che nessuno – men che meno gli abitanti dell’Urbe che hanno visto sfilare nelle loro strade quasi tutti i leader mondiali degli ultimi tremila anni – sia stupido. Insomma, leghista avvisato mezzo Salvin… pardon, mezzo salvato!

Featured image, Matteo Salvini, l’ultimo cesare romano.

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