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Quello sfigato di Martone

Creato il 25 gennaio 2012 da Faustodesiderio

Premessa necessaria ma di un rigo: mi sono laureato all’età di ventuno anni e con il vecchio ordinamento. Dunque, ho le carte in regola o i titoli a posto per dire al viceministro Michel Martone che qui lo sfigato è lui. Non aveva ancora aperto bocca. Lo ha fatto ieri e meglio avrebbe fatto a tenerla chiusa e a rimandare l’esordio. Invece, nella sede dell’ex opificio a via Ostiense, il vice di Elsa Fornero ha dato fiato alla trombe: “Dobbiamo iniziare a dare nuovi messaggi culturali: dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto professionale sei bravo e che essere secchioni è bello, perché vuol dire che almeno hai fatto qualcosa”. Non c’è che dire, è sempre la solita storia: è la fissa dei messaggi che fa cascare l’asino. 

 Ma chi glielo ha detto al viceministro con il nome da cantante e con il cognome da regista che il suo ruolo è quello di “dare nuovi messaggi culturali”. Faccia l’amministratore e lasci perdere i messaggi che, come avrà visto, gli vengono piuttosto male.

E’ una questione di eleganza, che non significa essere vestito come un signorino grandi firme. Significa che è una questione di buon gusto, che è una cosa un po’ più sostanziale. In fondo con la sua uscita, che poi si è prontamente rimangiato aggiungendo goffaggine a goffaggine, Michel Martone ha voluto proporre se stesso agli italiani, alle famiglie, ai liceali, ai laureandi e a chi nella vita non vuole essere per niente al mondo uno sfigato. Lui ci fa una bella figura perché è giovane, è preparatissimo,è  professore universitario ordinario praticamente da sempre perché lo era già a soli 29 anni, è autore di numerosi libri ed articoli in materia di diritto del lavoro. Insomma, fa venire un po’ in mente quella simpatica scena di Massimo Troisi che aveva come vicino di casa un amico che sapeva fare praticamente tutto  – bravissimo a scuola, educatissimo, bravissimo in matematica ma anche in italiano e superbravo a suonare il pianoforte – e così la madre glielo indicava ogni volta come un modello da imitare: “Ma proprio vicino a me doveva abitare questo genio che non era un bambino normale ma un mostro?”. Ma anche Martone con tutti i suoi titoli universitari non è riuscito ad ottenere un granché nel “governo dei professori” giacché alla fine ha ottenuto da Mario Monti  – il preside, come dice Ferrara, ma un ottimo preside, riconosciamolo Giuliano –  solo le deleghe all’occupazione giovanile, alle relazioni industriali e alle politiche del lavoro ed è sovrastato dal ministro del Lavoro Elsa Fornero che si è presa tutto il resto, praticamente tutto il lavoro. Ieri il sito del Corriere della Sera faceva anche rilevare che il peccato originale del giovane Michel è costituito dal padre Antonio, ex presidente dell’Authority scioperi, finito sui giornali per aver partecipato a un pranzo a casa di Denis Verdini in odor di P3: Michel, già consulente del ministro Brunetta, è stato poi considerato politicamente vicino all’ex ministro del Lavoro Sacconi, ex socialista, e infatti il giovane Michel è anche membro della Fondazione Craxi. Insomma, Michel è uno che ci sa fare, anche se viene da pensare che forse qualcun altro al suo posto e con i suoi titoli e con le sue opportunità e con tutto l’ambaradan che ha avuto a sua disposizione magari adesso sarebbe già al posto di Mario Monti. E’ proprio vero, è proprio uno sfigato di lusso questo Michel Martone.

Tuttavia, detto a Martone ciò che va detto a Martone, ora possiamo anche dirci tra di noi, senza per questo voler lanciare nuovi messaggi culturali che non ho mai capito bene che cosa siano, che se ci si laurea almeno rispettando gli anni del ciclo di studi scelti è una buona cosa. Certo, a volte i geni sono precoci e altre volte la genialità se la prende comoda, ma ciò che qui conta è  – come si dice -  la media nazionale e non i suoi vertici o  – come si dice da un po’ di tempo -  le eccellenze. Ci si laurea troppo tardi. Anche per questo motivo si pensò, con un escamotage troppo escamotage, di istituire la laurea breve: il famoso tre più due (che non è la formula del paghi due e prendi tre ma è comunque qualcosa di molto simile). Sennonché, più la laurea è breve più gli anni di studio si allungano. Il vero problema del sistema dell’istruzione o, meglio, un problema significativo è quello dell’allungamento dello studio libresco: gli studenti che sanno fare solo quello cercano di allungarlo con il risultato che non escono mai da un processo di scolarizzazione perché temono quella cosa sempre strana e temuta del mondo che sta là fuori. Il cuore della questione dell’istruzione e dell’accademia, allora, non è l’anno di immatricolazione e quello di laurea, che ci si laurei a 21, a 28 o a 33 non è centrale  – ma dieci e più anni di differenza sono una vita -  mentre è determinante la consapevolezza che lo studio non debba essere necessariamente in funzione del lavoro e che, al contrario, il lavoro non è una dimensione estranea allo studio. Ecco, questo può essere un buon tema per quello sfigato di lusso che è il viceministro Martone. Almeno così non sarà tentato dal lanciare messaggi culturali e dal dire cose di cui poi si pentirà.

tratto da Liberal del 25 gennaio 2012



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