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Questo non è un romanzo fantasy, di Roberto Gerilli – Recensione

Creato il 20 luglio 2015 da Visionnaire @escrivere

Questo non è un romanzo fantasy, di Roberto Gerilli – RecensioneTitolo: Questo non è un romanzo fantasy
Autore: Roberto Gerilli
Editore: Plesio Editore
Numero di pagine: 206
Prezzo: 12 euro
Formato: cartaceo

Trama (dal sito dell’editore):

Filippo Mengarelli ha un’ultima speranza: il Lucca Comics & Games. Il suo esordio letterario, Le cronache di Falcograd, è stato stroncato da pubblico e critica, e il resto della trilogia rischia di non essere mai pubblicato. Durante la manifestazione, il ragazzo vuole trovare qualcuno disposto a credere nella sua opera. E qualcuno c’è: quattro cosplayer ispirati ai protagonisti del romanzo, ragazzi molto immedesimati al punto da far nascere qualche sospetto sulla loro identità.
Aiutato dalla sua amica Alessandra, illustratrice e fangirl, Filippo dovrà scoprire la verità sui quattro e trovare il modo di assicurare a tutti il lieto fine.
Tra citazioni e riferimenti nerd, “Questo non è un romanzo fantasy” evidenzia con ironia i pregi e i difetti del Fantasy visto attraverso gli occhi di chi lo scrive, ma soprattutto di chi lo legge.

Recensione:

È vero, questo non è un romanzo fantasy, ma se ne sapete qualcosa di cosplay, fandom, autori fantasy, trilogie fantasy, cliché fantasy, schede di D&D e altre robine da geek/nerd/otaku del genere è molto meglio. Anzi, diciamo che se non avete idea di cosa siano le cose che ho appena citato non è il caso leggiate questo libro, perdereste tutta la sua vena ironica e quindi non ve lo godreste per niente.

Il punto forte del romanzo infatti è la capacità di far sorridere. Non dà vita a quelle risate sguaiate che contraddistinguono i romanzi esilaranti, ma riesce a far sbocciare innumerevoli sorrisi. E di varia natura.
Ci sono i sorrisi cinici e bastardi ogni volta che i romanzi fantasy dell’ultimo decennio vengono ridicolizzati. E i sorrisi un po’ meno bastardi ma comunque cinici ogni volta che i vecchi, intoccabili canoni fantasy vengono messi in discussione. E i sorrisi un po’ meno cinici ma molto bastardi (giustamente bastardi, specificherei) quando si punta il dito sulle colpe degli editori nel declino della letteratura, fantasy e non.
Ci sono i sorrisi di soddisfazione quando il bardo inizia a parlare tramite infodump, quando il cattivo monologa per mezz’ora il suo piano malvagio, quando il personaggio-macchietta ripete sempre le stesse scene, insomma ogni volta che l’incapacità come scrittore dell’autore di Le Cronache di Falcograd viene messa alla berlina.
“Se tutti gli scrittori avessero il timore di ritrovarsi in una situazione simile, non credo che qualcuno trascurerebbe ancora la costruzione dei personaggi. In effetti, potrebbe essere un buon modo per risollevare l’editoria italiana e internazionale.”

Ci sono i sorrisi orgogliosi ogni volta che si riconosce una strada del Lucca C&G, ogni volta che si coglie una citazione, ogni volta che si capisce di cosa stanno parlando i personaggi anche se usano sigle e parole strane.
Ci sono i sorrisi “mano a coprire gli occhi e scuotimento di testa”, quando Alessandra attacca con i ragionamenti da Whovian o con le fantasie da slasher.
Ci sono i sorrisi commossi quando il gruppo unisce le forze per sconfiggere il cattivo, nel più puro stile fantasy nonostante questo non sia un romanzo fantasy. E i sorrisi di tenerezza sul finale.
“Non eri il Creatore che cercavamo, ma quello di cui avevamo bisogno.”

Infine ci sono i sorrisi di stima, quando la voce narrante, obbligata suo malgrado a seguire Filippo Mengarelli, approfitta dei momenti morti della narrazione (il ragazzo fermo al semaforo, o perso in profonda riflessione, o svenuto) per raccontare qualche dettaglio o qualche retroscena. A oggi è il modo più furbo che ho visto usare per schivare l’infodump.
O infopump, come lo chiama Haxter e come d’ora in poi lo chiamerò anch’io, perché è troppo divertente!

Vero è che l’autore carica un po’ troppo la mano su questa cosa della voce che si rivolge direttamente al lettore, dopo un po’ stufa. Non è un libro fantasy (e non smette di ripeterlo, forse nella speranza che faccia ridere ogni volta), ma non è nemmeno un libro perfetto, qualche mancanza ce l’ha pure lui.
Una nota negativa, ad esempio, è far “volare” fisicamente la voce narrante sopra le teste dei personaggi, chiamare i lettori “Lettore” e in qualche caso “spero Fedele Lettore”, e inserire l’altro proprio romanzo come citazione. Un tantino troppo megalomane, per i miei gusti. Penso che di Stephen King, al mondo, ce ne possa essere solo uno.
Infine ci sono una manciata di refusi che credo sia impossibile per qualsiasi editore, perfino uno come Disordini, non vedere in fase di lettura. Cose come “corrazzata”, “Giorgio Mastrotta” o “esitate” invece di “esitante”. Che costava correggerli?
E che costava aggiungere le virgole prima dei vocativi? Quelli non sono mica una manciata in tutto il libro, sono parecchi!
So che Plesio fa precise scelte stilistiche anche nell’ambito della punteggiatura, quindi spero che questa assenza di virgole non sia l’ennesima “moda editoriale” all’insegna della sottrazione che tenta di prendere piede in Italia.

Nel complesso Questo non è un romanzo fantasy è un buon libro, ben scritto, divertente. Ideale per trascorrere un paio d’ore immersi nei propri mondi preferiti e per guardarli da una prospettiva nuova.
Un libro leggero, ma che sa racchiudere una piccola, profondissima, fondamentale verità: non è lo scrittore a dare vita a una storia.

Voto:

35Stellina-nuova1
(per Bee, l’eterna insoddisfatta, è un voto alto)

timbro1

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    Bee

    Chi sonoEx miope, ex maestra, ex fumatrice, ex ragazza di parecchi idioti… so cosa sono stata, purtroppo non riesco ancora a vedere cosa sarò. Intanto leggo, scribacchio e perdo tempo. La parola che scrivo più spesso: MA.


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