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Quod facit, quod fugat

Creato il 14 febbraio 2016 da Francesco Vitellini @vitellini

L’eterna verità non dà ragione
a quei che vive senza mover passo,
ricolmo di tristezza e fa prigione
della sua mente d’uomo vile e basso.
Costui, per malinconica cagione,
trattiene in sé lo spirto muto e lasso
inerte, non conosce la passione
ha docile parvenza come un sasso.
Fermo nel suo nostalgico torpore
sì guasta l’esistenza ché nessuno
riesce nello smuoverlo dal punto,
son persi i mesi, i giorni e pur le ore
non prende per non rendere ad alcuno,
sia esso un buon amico od un congiunto.

Sia esso un buon amico od un congiunto,
la sua vendetta sempre coglie i frutti,
sfidando il vivo e l’alma del defunto
e supera montagne e scuri flutti.
A fondo di quell’ira sta l’assunto
che siano rei del male gli altri tutti,
nessuno resta escluso dal riassunto,
e l’unico sia lui che non combutti.
Di quel che è vero o falso poco cale
a chi si crede retto e casto e puro
e nullo il dubbio, oppur la discussione,
sul torto che subì, pur non reale.
Lancia i suoi strali, nascosto al sicuro,
al primo che gli s’offra d’occasione.

Al primo che gli s’offra d’occasione
chi vive divorato dalla fame
non lascia neanche l’ombra d’un boccone
ingordo prende tutto per non dare.
E s’anche è stolto e grasso anfitrione
al suo banchetto assiston certe dame
da far invidia al vecchio Trimalcione,
ch’ebbe soltanto cibo e storie grame.
La vita di costui è tra bagordi
e deliziose carni prelibate,
il piatto più succoso e più bisunto.
Un grande amico, purché non comporti
usanze e rëaltà morigerate,
sceglie soltanto chi segue il suo culto.

Sceglie soltanto chi segue il suo culto
l’uomo che sempre stima d’aver poco,
ei vive di se stesso mai compunto
e ‘l brucia il male forte come fuoco.
Se suo fratello perde o vince un punto
lui deve far di meglio in ogni loco,
e la sua mente tosto prende spunto
per fare con se stesso un triste gioco.
A nulla giova donargli sostanza
o parti o gesti o motti di conforto
oppure verità, dimostrazione
e nulla gli sarà mai abbastanza
perché finché tu hai, sarai nel torto,
misero ladro, furbo e mascalzone.

Misero ladro, furbo e mascalzone,
convinse la ragazza a far l’amore,
verde virgulto, semplice visione
di donna, tutta sogni e grande ardore.
Lievi le dita corron sull’addome,
peluria vellutata appena in fiore,
un tocco accende moti di passione,
un bacio innalza furioso il turgore.
L’ingenua giovinezza l’ha venduta
a chi non segue che istinto e pulsioni,
in preda a frenesia e ormai consunto.
Un tomo nero di vita mal vissuta,
goduria senza freni e condizioni,
in cerca d’uno scopo mai raggiunto.

In cerca d’uno scopo mai raggiunto
accumula sostanze quel Signore
al quale la bontà non piace punto
e che al denaro pensa con amore.
Ogni guadagno è buono a far da spunto
per altre transazioni di valore,
finché egli non decade, vecchio e smunto
pien di sostanze e vuoto d’ogni onore.
Ciancino pure i poveri invidiosi
di quanto il suo denaro sia volgare,
son mendicanti privi di passione.
Nessuna cosa manca ai risparmiosi
e solo chi fallisce nel campare
potrà tentare un’altra soluzione.

Potrà tentare un’altra soluzione
colui che, dubitando di se stesso,
non tiene in giusto conto il suo buon nome
lasciandosi affondare da un complesso.
Non ho alcun bisogno di lezione,
non cerco approvazione nel consesso,
io sono e questa sola è condizione
che fa di me colui che sono adesso.
Io solo ho meritato grande affetto,
mirabile d’ingegno e mente acuta
sempre nel giusto, immune ad ogni appunto.
Io, l’unico portento sì perfetto,
io, rarità vivente mai veduta,
il solo che non teme ‘l ser defunto.

Il solo che non teme ‘l ser defunto
è quei che vive al mondo con speranza
in quei che dopo morto al cielo è assunto,
quel Yeshua che visse con costanza.
Il figlio del Signore, il divo, l’unto
quei che per noi fe’ sua la penitenza
portando la sua croce, eppur compunto
fino a celar la sua onnipotenza.
Non tema l’uomo il nero della notte
la donna l’uomo, il padre o suo fratello;
fidando in lui soltanto con un piede,
sia quando tutto sembra schegge rotte,
che quando piove addosso senza ombrello,
sarà bastante arrendersi alla fede.

Sarà bastante arrendersi alla fede
per chi non teme d’esser meno uomo
nel giorno in cui con l’alma lieta cede
la parte del suo cuor, pur non mai domo.
Nella fiducia, infatti, oggi risiede
la chiave per non essere più solo
eppure chi ha paura ancora vede
attorno a sé soltanto furto e dolo.
Io credo sia bastante non temere
il vano giudicar de l’altre genti
e di se stessi avere convinzione.
E forse non è vero che il vedere
co’ propri occhi rende più vedenti
per migliorar la propria condizione?

Per migliorar la propria condizione
e vivere nel mondo degli onesti
occorrono prudenza e decisione
acché nessuna ombra in noi si desti.
Prudenza nello scegliere l’agone,
che sia la vita, amore o solo testi
ed anche sia decisa la ragione
perché alla fine in dubbio non si resti.
Non già il prudente sceglie d’evitare,
o evita di sceglier per paura,
ch’è viva in lui sapienza salda e forte
discerne con giustezza e l’esitare
non ha potere alcun tra le sue mura
nessun dolore, odio oppure morte.

Nessun dolore, odio oppure morte
può nuocere a quell’uomo coraggioso,
che con fortezza affronta mille porte
lasciando dietro sè il timoroso
e vile e pigro amante delle scorte.
Non vive in lui quel fare indecoroso,
lo reggon serietà e fede forte
in Dio Onnipotente e glorïoso.
Ogni gesto ogni azione ogni parola
inneggiano all’altissimo Creatore,
e formano un canto di speranza.
In tenebre ed abissi si consola
sapendo che il segreto salvatore
è vivere nel mondo con costanza.

É vivere nel mondo con costanza
quel che rende giustizia ad ogni gesto,
non già l’umano odio o la baldanza,
il facile guadagno od il pretesto
oppure la menzogna o l’arroganza
che sanno solo fare un cuore mesto.
Un atto di bontà, con eleganza,
comporta onore, più che tutto il resto.
In tutto questo l’uomo non è solo
convive in lui l’amore universale
supporto sempiterno che non cede.
É viver nel rispetto e nel decoro,
seguir la via del giusto e non del male,
quel che preseverà colui che crede.

Quel che preseverà colui che crede,
la forza di negare le passioni,
nasce nell’animo, non s’intravede,
eppure tiene a freno le emozioni.
Il giusto mezzo è quello che concede
il gusto della vita senza errori
che portano squilibri e malafede
lasciando fredde e vuote delusioni.
Coltiva l’equilibrio nel desìo,
nessuna schiavitù lo può tenere,
è libero a nessuna condizione,
non ha padroni, vive il suo destino
a testa alta, nulla da temere,
colui che ha il mondo dentro una visione.

Colui che ha il mondo dentro una visione,
diffonde la virtù negli altri cuori.
Dona se stesso senza il proprio nome,
non cerca fama, non vuole gli onori.
La carità fraterna, sua missione,
ei porta in mezzo a chi è lasciato fuori
a quelle abbandonate alme sole
dona speranza e porta comprensione.
Nessuna volontà che cerchi il bene
s’esime dall’impegno per l’amico:
non entra un mondo intero in una stanza.
Chi si protende verso l’altre sfere
e stringe tutti con amore antico
trascorre la sua vita in una danza.

***

L’eterna verità non dà ragione,
sia esso un buon amico od un congiunto,
al primo che gli s’offra d’occasione;
sceglie soltanto chi segue il suo culto.
Misero ladro, furbo e mascalzone,
in cerca d’uno scopo mai raggiunto,
potrà tentare un’altra soluzione
il solo che non teme ‘l ser defunto.
Sarà bastante arrendersi alla fede
per migliorar la propria condizione?
É vivere nel mondo con costanza,
quel che preseverà colui che crede.
Colui che ha il mondo dentro una visione
trascorre la sua vita in una danza.



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