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R0P Magazine racconta storie con le fotografie: nasce un nuovo, coraggioso e indipendente progetto online e su carta stampata

Creato il 24 agosto 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

“Questo momento storico con tutta la sua sofferenza ed incertezza, ci ha regalato una cosa che non avremmo mai creduto possibile. La scelta. Scegliere di percorrere la propria strada senza etero-direzioni. Perchè quando nulla è certo e sembra che tutto sia deciso “nonostante noi”, possiamo solo a cambiare le regole. Scommettere su noi stessi, sulle nostre mani e la nostra testa, poichè sono le uniche cose che ci restano”. Sono queste le righe di introduzione alla prima pubblicazione di “R0PMagazine“, in versione cartacea, acquistabile scrivendo alla mail [email protected].

La copertina del numero 00 dell'edizione cartacea di R0P Magazine

La copertina del numero 00 dell’edizione cartacea di R0P Magazine

Cos’è R0PMagazine? Come si legge nell’introduzione del magazine fotografico, edizione 00, R0P “è un rito di passaggio che ci porta a capire chi siamo, che determinerà che parte avremo nella storia e le scelte che faremo per prendervi parte. E’ questo, una scelta. La scelta di un gruppo libero di persone di essere indipendenti. Libere dalle logiche di mercato, dai compromessi e perfino dai lettori stessi. Chi vuole accontentare tutti, non crea nulla di nuovo. A noi interessa quel gruppo di persone capaci di leggere tra le righe, quelli che non vogliono la versione pornografica della realtà ma vogliono spogliarla lentamente, conoscerla intimamente con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni. Siamo liberi di provare, avere successo o fallire, ma non mendicheremo mai nulla. E voi avrete la sicurezza che ogni cosa che vedrete e leggerete sarà la nostra visione del mondo, senza censure e senza filtri.”

“La realtà oggettiva non esiste, noi rifiutiamo di cercarla”. “Noi proponiamo una visione di fotografia documentaria – spiega uno degli autori fotografi, Matteo Spertini -, che non fornisce informazioni come potrebbe fare un qualsiasi quotidiano o il foto-giornalismo classico. Il nostro intento è quello di dare spazio a progetti più ‘intimi’ che esprimono una visione autoriale e personale delle storie. Di fatto le documentano, ma senza la pretesa di avere una funzione informativa in senso stretto. Solo semplici, ma importanti, punti di vista singolari. Mai assoluti. Tanti quotidiani, o siti, vendono al lettore la fotografica come pura realtà oggettiva, ma personalmente penso che la realtà oggettiva non esista sull’universo, e noi ci rifiutiamo di cercarla. Inoltre, vorrei ricordare che siamo indipendenti e autoprodotti al 100%. Non abbiamo sponsor, non arrivano soldi da nessuna parte. E proprio questo che ci rende completamente liberi dal punto di vista delle scelte che facciamo.”

I sei diversi progetti fotografici. Un progetto autofinanziato, quello dei fotoreporter, che ha portato alla pubblicazione cartacea del primo numero di R0PMagazine. La scelta, quindi, come detto prima, è quella di “raccontare” la realtà tramite istanti, senza nessun tipo di filtro e oggettività. Tutto ciò che circonda viene sempre osservato da un punto di vista soggettivo e il loro intento è proprio quello di fotografare, esprimendosi artisticamente senza badare alla conseguenza dell’immagine o alla reazione dello spettatore.

I progetti all’interno della prima pubblicazione sono diversi ed eterogenei.

Il primo è quello di Emanuela Mei ([email protected]), dal titolo “Bugarach”, che è una piccola cittadina francese situata sui Pirenei. Le foto raccontano di un immaginario e di un immaginato, ispirato alle situazioni che Bugarach ha vissuto nei giorni che hanno preceduto il 21 dicembre 2012, giorno della profezia degli antichi Maya, che avrebbe dovuto portare alla fine del mondo. Il secondo, invece, è quello di Michela Corbo (michelacorbo.com) dal titolo “Ti vedo”: Michela ha passato due anni con Maura, una donna diventata cieca dopo un incidente stradale. Questa viveva con la mamma di 102 anni, anche lei ormai cieca, ed in questo mondo di buio si prendeva cura di lei. Alla morte della madre, però, Maura ha cominciato a sentirsi “…come una cosa posata in un angolo e dimenticata”. Il racconto di Michela è fatto di flashback, un viaggio dove passato, presente e futuro mescolano le carte. Il terzo è quello di Emanuele Brutti (emanuelebrutti.com), dal titolo “Just another boxer”, che ha immortalato l’attimo prima di salire sul ring di un pugile. Il pubblico potrebbe vedere l’anima del boxer, prima di iniziare il combattimento, ma gli spettatori che partecipano ad un incontro di pugilato vogliono solo lo spettacolo, e si aspettano da un momento all’altro un KO. Il quarto è quello del NML Collettivo (nmlcollettivo.com), “Greenhouse”: le foto raccontano una Milano insolita, diversa. All’ombra dei grattacieli, infatti, vive un gruppo di esuli provenienti da Dakar, che si è stabilito in un vivaio abbandonato, occupando uno spazio che in passato era delle piante. “Abbiamo seguito questo gruppo per diversi mesi – spiegano nel libro fotografico i membri del NML Colettivo -, fotografandoli durante il mutare delle stagioni e condividendo con loro ogni momento della giornata. Loro sono i nuovi semi che crescono nella polvere”. Il quinto progetto fotografico è di Christian Parolari, “InBlue” (christianparolari.com): “Una selezione di 48 scatti – spiega Christian Parolari -, distillata da un più ampio lavoro che conta oltre 100 istantanee; 1000 e più km percorsi, due anni di lavoro. InBlue è molto più del tentativo di una parziale catalogazione dei circa 300 laghi presenti in Trentino, casa mia. E ironicamente, il progetto nasce proprio durante un lungo periodo di permanenza all’estero”. Infine, il sesto progetto, di Matteo Spertini, dal titolo “Rifugio del Silenzio” (matteospertini.com): “Le valli del Silenzio – spiega Matteo Spertini – restano un riparo. Il medesimo riparo trovato dai contrabbandieri appena scavalcata la frontiera e dai partigiani della Resistenza. Oggi in quelle valli trovano rifugio tradizioni, ritmi e sapori altrove sbiaditi”.


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