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Raccontare il mondo attraverso il viaggio (1)

Creato il 22 settembre 2014 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

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In occasione della settima edizione del Festival della Letteratura di Viaggio, in programma a Roma dal 25 al 28 settembre, proponiamo un breve estratto di Ebano (traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, 2000), del giornalista e scrittore polacco Ryszard Kapuściński.

«Ho trascorso in Africa diversi anni. Vi andai per la prima volta nel 1957 e per i successivi quarant’anni approfittai di ogni occasione per tornarvi. Questo libro non parla dell’Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L’Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. È un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. È solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l’Africa non esiste».

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Da Un inferno in via di raffreddamento

«Stavamo attraversando Monrovia. Dalle due parti della strada spuntavano i monconi neri, carbonizzati, di case distrutte. Qui se una casa crolla, tutto quel che ne resta, dai mattoni alle lamiere e alle travi superstiti, viene immediatamente divelto e portato via. La città pullula di migliaia di profughi fuggiti dalla boscaglia e senza un tetto sulla testa, in attesa che una granata o una bomba demoliscano una casa per buttarsi sul bottino. Con il materiale recuperato si faranno una capanna, un bugigattolo o anche semplicemente una tettoia per ripararsi da sole e pioggia».

«La Liberia è il mantenimento del sistema schiavista a opera degli schiavi stessi che, invece di eliminare un’ingiustizia, preferiscono conservarla, svilupparla e sfruttarla a proprio vantaggio».

«Da queste parti se qualcosa viene sfasciato, rotto, danneggiato, lo si abbandona così com’è. Strada facendo incontriamo pezzi di carrozzeria arrugginita conficcati in un tronco: appartengono a una macchina schiantata anni fa contro un albero e lasciata lì fino a oggi. Se un albero si abbatte sulla carreggiata, non lo si sposta: lo si aggira finché non si forma una nuova strada battuta».

 

Ryszard Kapuscinski

Ryszard Kapuscinski


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