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Racconto: “Lo scacchista”

Creato il 21 luglio 2011 da Zirconet @zirconet

Racconto: “Lo scacchista”Nella vita, a differenza che negli scacchi, il gioco continua anche dopo lo scaccomatto. (Isaac Asimov)

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Racconto: “Lo scacchista”Apertura: si usano solo alfieri, cavalli e pedoni. E’ una fase importante perché permette di impostare il gioco e di conquistare il centro, fine ultimo di questa prima fase.

La giornata iniziò come tutte le altre. I gesti quotidiani erano così impressi nella sua memoria che fluivano impertubabili nella loro sconcertante prevedibilità, senza che ci fosse bisogno di pensare, con la mente ancora offuscata dal dormiveglia. Lasciare con fatica il calore del letto, farsi la barba senza guardarsi allo specchio, prepararsi il caffè girando il cucchiaino nella tazzina per almeno un centinaio di volte, vestirsi e uscire di casa. Solo appena fuori dal portone era solito alzare lo sguardo al cielo per capire che tipo di giornata gli si sarebbe prospettata, conscio comunque che la fastidiosa sensazione di dejà-vu l’avrebbe difficilmente abbandonato.
Era diventato il suo cruccio più grande. Compiere azioni, seguendo il manuale. Ogni tanto permettersi qualche variante, ma infine tornare al solito gioco. Forse era diventato vecchio. E come tutti i vecchi era diventato abitudinario e quindi prevedibile.
Chiudendo gli occhi sentiva di poter prevedere cosa sarebbe successo da lì a qualche minuto. Sarebbe sceso in garage guardando i gradini di marmo sbeccati dall’usura, avviato l’auto attendendo qualche minuto che il motore si scaldasse sia che si fosse in estate che in inverno. Si vedeva già al parcheggio della ditta per cui lavorava da vent’anni. Avrebbe alzato lo sguardo al cielo per cercare le forme delle nuvole. Poi lo stagliarsi del tetto grigio sul cielo plumbeo del mattino l’avrebbe riportato alla triste realtà ed entrando avrebbe biascicato qualche saluto ai colleghi e si sarebbe quindi seduto alla sua scrivania con l’aria sconfitta di chi attende con il fiato sospeso solo il trascorrere del tempo.

Racconto: “Lo scacchista”

Medio Gioco: entra in gioco prima la regina e poi le torri. Si sfrutta quanto costruito nella prima fase di apertura. Conviene eliminare parte degli alfieri e cavalli avversari che potrebbero attaccare regina e torri.

Cosa siamo disposti a sacrificare per raggiungere la felicità? Ogni giorno compiamo innumerevoli gesti cercando di intravvederne per tempo le possibili conseguenze. Si pianificano le giornate, incastrando l’uno con l’altro i diversi impegni. Si pianificano viaggi sperando di non dimenticare nulla di necessario a casa. Si cerca di essere il più accorti possibile.
Vive meglio chi è più bravo a scansare le avversità, anche se bisogna fare sempre i conti con gli altri. Senza distinzione di razza, sesso o religione gli obiettivi sono comuni, solo i mezzi per raggiungerli talvolta differiscono. Taluni si affidano ciecamente al caso, sebbene questi non sia determinato altrimenti che dal susseguirsi di azioni precedenti.
Fin da ragazzo aveva preferito muoversi con una certa cautela, prevedere le conseguenze. Agiva d’impulso solo quando perdeva il controllo. E ogni volta se ne era pentito amaramente.
Era soddisfatto solo quando poteva dire “l’avevo detto”. Un tipo come lui non poteva che finire che a fare l’analista finanziario. All’inizio gli era piaciuto analizzare gli aspetti macroeconomici per dedurre l’andamento del prezzo dell’oro o del greggio. Era bravo e aveva fatto rapidamente carriera.
Ma poi tutto gli era venuto a noia. Un giorno si era ritrovato a soppesare i pro e i contro, se gli fosse convenuto andare a una festa organizzata dai colleghi con la biondina del terzo piano o invitare la nuova assunta dell’ufficio marketing. Si accorse che tra le variabili ponderate non aveva compreso i suoi sentimenti: con un certo sgomento aveva rinunciato alla festa. Lui che cosa aveva infine sacrificato?

Racconto: “Lo scacchista”

Finale: Scacco Matto!

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Aveva difficoltà a concentrarsi anche adesso, davanti allo schermo del suo computer.
Era tardi, la maggior parte dei suoi colleghi era già uscita. Avrebbe dovuto pensare a come redigere la relazione che gli avevano chiesto quella mattina e invece nella sua mente scorrevano le immagini di quanto sarebbe successo non appena l’avesse stampata.
Si vedeva percorrere il lungo corridoio poco illuminato per raggiungere l’ufficio del suo superiore. Sentiva le sue nocche sfiorare le venature della porta di mogano bussando per annunciarsi. Il suo capo avrebbe alzato lo sguardo e l’avrebbe guardato con quell’aria di sufficienza con il quale era solito fargli capire il suo profondo dispiacere a trovarselo di fronte. Si sarebbe sporto di qualche centimetro verso la scrivania nera per consegnargli la relazione che l’altro non si sarebbe degnato di leggere. A quel punto si sarebbe voltato guardandosi la punta delle scarpe e sarebbe uscito accompagnando la porta per evitare di fare rumore.
Il tempo era scandito dai minuti che scorrevano inesorabili e lui doveva ancora lavorare. Si stropicciò gli occhi per cercare di mettere a fuoco le idee. Nel farlo, sbadatamente fece scivolare gli occhiali che caddero a terra, sotto la scrivania. Ecco cosa gli ci voleva per schiarirsi le idee: un po’ di esercizio fisico.
Nel rialzarsi scorse un movimento nel corridoio di fronte. Era la biondina del terzo piano che stava per uscire e lo stava salutando. Le rispose con un cenno della mano senza dire niente, mentre la sagoma della ragazza spariva per le scale.
Non gli riuscì di pensare a niente e sorrise.
Si alzò di scatto e presa la giacca cercò con tutte le sue forze di raggiungerla.

Racconto: “Lo scacchista”


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