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Rai, Unhcr e Intersos: "Mission" non è un reality ma social tv

Creato il 05 settembre 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
La Rai, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e INTERSOS, in una nota congiunta, sono intervenuti ieri sulla vicenda del programma Mission che Rai 1 manderà in onda il prossimo dicembre, affermando di avere "seguito con molta attenzione il dibattito sviluppatosi sui media relativo al programma" e sostenendo che "non si tratta in alcun modo di un 'reality' ma di un progetto di social TV nel quale alcuni volti noti, che non saranno remunerati salvo un rimborso spese, per un periodo di tempo limitato ma significativo affiancheranno gli operatori umanitari di UNHCR e INTERSOS nel loro lavoro quotidiano di protezione e assistenza ai rifugiati".
Prosegue la nota: "Il grande pubblico avrà la possibilità di vedere, senza finzioni sceniche, come realmente si svolge la giornata tipo in un campo rifugiati e di conoscere da vicino i problemi di chi vive e lavora nel campo, ovvero i rifugiati e gli operatori umanitari. Le attività di cooperazione portate avanti in crisi umanitarie dimenticate come nella Repubblica Democratica del Congo sono estremamente complesse e abbracciano una moltitudine di aspetti umanitari, tecnici, logistici, economici, culturali, sociali, politici, ecc. L’obiettivo di Mission è di provare a raccontare tutto questo con un linguaggio non tecnico, semplice e accessibile a tutti attraverso la partecipazione di personaggi popolari familiari al pubblico di Rai 1".
Proprio la collaborazione al programma dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e di INTERSOS, dice il testo, rappresenterebbe "una garanzia per la tutela della dignità dei rifugiati ed il rispetto dei loro diritti. In piena sintonia con la Rai, le organizzazioni si sono impegnate a tutelare chi non ha voluto essere ripreso dalle telecamere, per proteggere l’identità delle persone a rischio e per dare una possibilità a tutti coloro i quali hanno espresso invece il desiderio di poter raccontare la loro storia e di essere finalmente ascoltati, mettendo fine al silenzio e all’indifferenza. Mission rappresenta quindi un’importante novità che non solo darà voce a chi ha deciso di raccontare la propria storia ma anche la possibilità a molte persone di ascoltare e di sapere, contribuendo a ridurre la marginalità mediatica dell’umanitario", aggiungono i tre soggetti coinvolti nel progetto.
Nel mondo le persone costrette ad abbandonare le proprie case a causa di guerre, violenze e persecuzioni sono oltre 45milioni. "Le loro storie troppo spesso sono taciute, ignorate, dimenticate e per questo abbiamo deciso di accettare la proposta della Rai di partecipare a questo progetto" ha dichiarato Laurens Jolles, Delegato UNHCR per il Sud Europa. "Per la prima volta, il lavoro umanitario, che per definizione non fa 'notizia' e che quasi mai guadagna l’attenzione dei media, verrà raccontato attraverso la testimonianze dei personaggi scelti dalla Rai. Si tratta di persone che hanno grande familiarità con il pubblico delle prime serate di Rai 1, capaci di avvicinare le famiglie italiane al dramma dei rifugiati”.
"INTERSOS da sempre lavora in prima linea per difendere e aiutare le persone in fuga dalle guerre e dai disastri naturali contribuendo a garantirne dignità e sicurezza" – ha sottolineato Marco Rotelli, segretario generale INTERSOS – "Quando Rai ha deciso di portare al grande pubblico questo difficile tema, abbiamo apprezzato che si sia rivolta a noi e UNHCR per tutelare al massimo la sicurezza e la dignità dei rifugiati, in piena sintonia con i nostri mandati di organizzazioni umanitarie".
Dubbi però permangono, come ha sottolineato l'Aiart: "La Rai cerca di ammantare di contenuti sociali Mission? Aspettiamo quello che nei fatti rimane un reality alla prova dello schermo. Il progetto ci lascia ancora molto perplessi. Rimaniamo dell'opinione che il dramma dei rifugiati si può raccontare in modo diverso" ha concluso Luca Borgomeo, presidente dell'associazione.
"I dubbi sulla trasmissione restano tutti - ha dichiarato anche Federico Gelli (Pd), componente della commissione Affari sociali della Camera - a partire dai costi e dall'opportunità di trattare un tema così delicato in una forma che richiama il reality, con i personaggi famosi come protagonisti".

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