Magazine Diario personale

Random #3

Da Annakarenina @CCanna_
Potrei scegliere infinite melodie, tra il pianoforte e la chitarra, che sono belle e basta senza alcun testo. Invece ho scelto Lana Del Ray, per il semplice motivo che “Born to die” è la canzone che descrive nota per nota la devastazione che provavo un po’ di mesi fa che mi ha quasi distrutta psicologicamente. Anzi, ho provato emozioni talmente forti che il mio corpo non ce la faceva, avevo spesso mal di testa, ero lunatica, non mangiavo quasi più e mi sentivo persa. Piangevo, ogni sera. Manco fossi abbonata alle sensazioni di merda. Piangevo talmente forte che non pensavo un essere umano potesse versare tante lacrime, e in una maniera che quasi quasi spaventava anche me. Alla fine mi svegliavo con gli occhi gonfi, sempre se riuscivo a prendere sonno alle quattro e passa del mattino; così quando mi svegliavo mi facevo un caffè… giusto per far finta che faccio parte di una famiglia felice, che ho una relazione felice e che mi sveglio felice e faccio una felice colazione del cazzo insieme a tutti quelli a cui voglio bene. Sì ecco, parlo dell’amore. Amore. Anche se non sembrerebbe. Perché io non so amare normalmente, e non so nemmeno lasciarmi amare come si deve.
Questa canzone mi ha accompagnata quella sera, nei mesi d’autunno credo, quando pensavo di morire -psicologicamente- senza di lui. Sì, parliamo ancora di amore. Solo…non di quello che di solito provano tutti gli altri. Ero devastata dal vuoto che sentivo dentro di me, perché mi faceva sentire a mia volta un qualcosa di inutile, pieno di niente. Non ero nemmeno depressa in quel periodo. Magari, così mi sarei ingozzata di antidepressivi, sarei andata da uno strizza-cervelli, e avrei passato le mie giornate così… giusto per provare a capire “il perché delle mie insoddisfazioni” o della “mancanza di affetto” e altre cose su cui gli psicologi ti fanno riflettere anche se tu vai lì perché odi le acciughe. Boh. Comunque. Non mi sentivo depressa. Stranamente non mi sentivo nemmeno triste. E non avevo paura. Non provavo rabbia. Poi iniziavo a rendermi conto del fatto che nello stesso momento in cui sentivo quella canzone, non ero in grado di provare niente. Niente di niente. Giuro. Era come se il cuore si fosse fermato. Era come se non stessi nemmeno respirando, cosa che invece facevo ma in un modo quasi impercettibile. Forse troppo. Guardavo il soffitto con gli occhi fissi, le guance rigate dalle lacrime che ormai erano finite lasciandomi un assurdo bruciore agli occhi, e la bocca socchiusa.
Era come se stessi morendo. Era come se il mio amore per lui mi stesse uccidendo.

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