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Rapinano i pensionati e fuggono grazie ai media

Creato il 18 maggio 2015 da Albertocapece

scippo-poste-assIncredibile ma vero: una banda rapina i pensionati ma gli fa credere di aver fatto loro un regalo. Potrebbe essere un titolo di cronaca nera, di quelli che si concludono con tanto di piccola indignazione e di piccola morale, come si conviene a un Paese eticamente mignon. E invece si tratta del governo, il rapinatore non è altri che il guappo di Rignano con il vestito della domenica, i mandanti sono i cravattari e ricettatori di Bruxelles, mentre i complici, i pali che fanno il fischio convenuto, quelli che aiutano i malviventi nella fuga non sono altri che i media.

La dinamica come scriverebbe il cronista è semplice, il modus operandi conosciuto: la Corte Costituzionale ha cancellato il blocco delle indicizzazioni sulle pensioni oltre i 1200 euro voluto a suo tempo dalla Fornero e dal degno compare Monti con la scusa di salvare l’Italia dal disastro economico (sic). Adesso si tratterebbe di restituire a questa vastissima platea di pensionati il maltolto, ovvero qualcosa come 2000 euro a testa come minimo. Forse troppo per i conti truccati del governo, certamente troppo per i cuori di cane decisi ad abolire ogni traccia di diritti e civiltà in nome della barbarie finanziaria, cosicché invece di obbedire alla legge e di rivedere l’insieme delle spese per far fronte all’impegno inaspettato, il governo ha aperto uno sconcio mercato delle vacche. Il premier ha dismesso i panni del rapinatore e ha indossato quelli del supereroe promettendo (ma bisognerà vedere cosa succederà dopo le regionali)  500 euro una tantum ad agosto.

Pare che a nessuno sia venuto in mente di mettere a nudo l’imperatore e di dire che si tratta di una presa in giro, anzi tutti si sono precipitati a riportare la frasetta infame del truffatore: Nessun pensionato perderà un centesimo. Ma ora scriveremo una nuova norma che metterà il tasca il primo agosto 500 euro a 4 milioni di pensionati“. E no, i pensionati nel migliore dei casi perderanno invece i tre quarti di quanto dovuto, anche ammesso che i 500 euro arrivino davvero. Ma giornali e televisioni, definibili ormai di regime, non ascoltano le grida del derubato e si affollano attorno al ladro.

Naturalmente si è subito messa in moto la macchina delle bugie con sedicenti esperti ed economisti che hanno messo le dita sulle piaghe dell’Inps e sui guai del sistema pensionistico per dimostrare che i diritti e le sentenze, la legge e la Costituzione vengono in secondo piano rispetto ai vincoli esterni di bilancio pubblico, come se la ripartizione non potesse essere toccata e ci siano spese intoccabili come quelle per gli armamenti e le missioni “democratiche” a fare gli ascari paganti degli Usa, mentre onorare gli impegni presi con i cittadini e generare peraltro un po’ di consumi è ormai cosa trascurabile. A questi funanboli di bugie, idee preconfezionate e sfacciata ipocrisia non viene mai in mente di rivelare che i bilanci dell’Inps sono stati devastati dalle pensioni d’oro pagate ai manager dopo che la loro cassa privata è andata all’aria dimostrando tutta la competenza degli stessi e dopo che i poveri si sono dovuti accollare l’onere dei ricchi. Oppure di sottolineare come l’assorbimento dell’Inpdap abbia creato un buco enorme di natura contabile. E non viene in mente di dire che prima di tutte queste riforme per la salvezza del Paese l’Inps era in attivo: produrre pensioni è infatti un’attività tendenzialmente attiva tanto che fa gola alla finanza privata la quale, attraverso questi giochini di compari politici, questi allarmi di merenderi accademici e queste sceneggiate di complici mediatici se ne vuole impadronire.

Incredibile ma vero. Almeno fino a quando un po’ di verità non avrà reso finalmente incredibili queste cavallette.


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