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Rapporto sui limiti dello sviluppo

Creato il 23 dicembre 2011 da Andreacusati

RAPPORTO SUI LIMITI DELLO SVILUPPOMIT diuna ricerca che descrivesse le conseguenze della continua crescita dei consumi.Questa ricerca ha preso il nome di “Rapporto sui limiti dello sviluppo” ed èstato poi ripreso ed aggiornato nel 1992 e nel 2004 con l’aggiunta di 2concetti che sono stati formulati successivamente alla prima stesura delrapporto. Il primo è quello di sviluppo sostenibile il secondo quello diimpronta ecologica. Prima di entrare nello specifico del rapporto chiariamocosa si intende con questi termini. Con impronta ecologica si intende l’impattodi una persona, una regione, uno stato ecc sull'ambiente cioè il rapporto traconsumo di risorse quali acqua, suolo, cibo, corrente elettrica, combustibilifossili, inquinamento prodotto e la capacità del pianeta di rigenerare talirisorse e smaltire l’inquinamento. Mentre lo sviluppo sostenibile è un processofinalizzato al miglioramento delle condizioni di vita a livello economico,sociale ed istituzionale tenendo conto dell’esigenza di salvaguardarel’ambiente e le sue risorse per le future generazioni. Per redigere questorapporto è stato utilizzato un programma che inserendo dati quali le stimedella crescita di popolazione, industrializzazione e produzione alimentare,mettendoli in relazione tra loro e con le quantità di risorse di cuieffettivamente dispone il pianeta si ottengono varie simulazioni di scenarifuturi possibili. Questi scenari sono stati considerati come “ottimistici” inquanto variabili quali guerre, corruzione, criminalità ed altre piaghe dellasocietà non sono state prese in considerazione. Il primo scenario prevede cheagli attuali ritmi di crescita nella prima metà del ventunesimo secolo siesauriranno le risorse non rinnovabili come i combustibili fossili. E questocauserà un collasso del sistema con conseguente crollo demografico e fine dellaciviltà moderna. Il secondo scenario ipotizza la scoperta di altri giacimentiper ora ignoti e maggiori degli attuali, in questo caso si ottiene lo stessocollasso spostato di pochi anni per crisi da inquinamento globale cherenderebbe la terra non più fertile, creando una enorme carestia globale. Nelterzo si ipotizza che delle scoperte tecnologiche permettano di limitarel’inquinamento previsto nel modello precedente, questa volta la crisiavverrebbe spostata di qualche decennio per sovrappopolazione con conseguenteimpossibilità di avere risorse alimentari in grado di sfamare tutti. Nellasimulazione successiva nuovamente si suppone che la tecnologia risolva anchequesto problema rendendo più produttivo il terreno, in questo scenario con unulteriore lieve slittamento, la crisi avverrebbe per completa distruzione delsuolo che no solo non sarebbe più fertile ma si eroderebbe. Gli scenari nonsono esauriti ma il concetto mi sembra ormai chiaro, ogni modello prevede unintervento tecnologico che risolve il problema del precedente ma gli effettisono di scarsa durata. Questo avviene perché invece di agire sulle cause delproblema si cercano soluzioni solo per limitarne gli effetti nell'immediato senza prestare la dovuta attenzione al lungo periodo. Se l’impronta ambientaleè superiore alle possibilità di sopportazione del pianeta non è con la solatecnologia che si può scongiurare la catastrofe. Le soluzioni auspicateprevedono un cambio di rotta istituzionale sociale economico e produttivo. Lerisorse del pianeta sono limitate. Attualmente consumiamo ad un ritmo superiorea quello necessario per essere riprodotte anche le risorse rinnovabili, come adesempio sta avvenendo con la pesca, portando inevitabilmente ad esaurimentoanche quei beni che con una maggiore accortezza avrebbero potuto non risentiredi questo problema. Ora che è stato illustrato il quadro della situazionevediamo quali sono le realistiche soluzioni al problema. Per non esaurire ilpianeta bisogna consumare di meno, una stima approssimativa del consumosostenibile si aggira attorno a quello che era nel 2000. Bisogna qui aprire unapiccola parentesi, quando si parla di consumo del 2000 non si intende quelloche consumavamo mediamente in Italia ma quella che era la media globaleconsiderando anche l’impronta ecologica di popolazioni molto menoindustrializzate stiamo quindi parlando di una riduzione estremamente drastica.In secondo luogo se anche l’impronta individuale diminuisce ma la popolazionecontinua ad aumentare il risultato non cambia, bisogna quindi introdurre untetto di natalità sostenibile che potrebbe tranquillamente aggirarsi sui 2figli a coppia. Solo con questi 2 fondamentali interventi la tendenza versol’autodistruzione può essere interrotta e si potrà avere uno svilupposostenibile. Per aiutarci a risentire il meno possibile dalle conseguenze diuna minor produzione sono necessarie nuove tecnologie che ci consentano dimantenere un livello di vita il più prossimo possibile a quello attuale ed uncambio di regole nel gioco economico e politico per consentire una più equaridistribuzione di risorse e per garantire il mantenimento dell’equilibrio dipopolazione. Sono cosciente di quanto grande sia lo sforzo richiesto sia alleistituzioni che alle singole persone da queste nuove regole ma sono decenni chesi conosce il problema e se questo tipo di politiche fosse stato attuato fin dasubito le restrizioni avrebbero potuto essere inferiori in quanto la popolazioneera inferiore e le risorse in quantità maggiore. Queste non son affatto sceltepiacevoli ma l’alternativa è solo il crollo della società così come laconosciamo. Probabilmente questa catastrofe non saremo noi a vederla, noi citroveremo solo a vivere il declino della società attuale con tutte lesofferenze e i problemi che stiamo vedendo in questi ultimi anni. Il prezzo piùalto sarà la prossima generazione a pagarlo o ad essere ottimisti quella dopoancora. Vogliamo davvero questo? Più tempo aspettiamo più drastici saranno itagli da fare e può darsi che superato un certo limite verso cui stiamocorrendo il tracollo diverrà inevitabile.
                                                                                                     Mirco Sichirollo

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