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Razza di zingaro di Dario Fo

Creato il 13 gennaio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori

In libreria dal 14 gennaio 2016

Sarà in libreria da metà gennaio Razza di zingaro, il nuovo romanzo del premio Nobel Dario Fo edito da Chiarelettere. La storia toccante e vera del pugile sinti Johann Trollmann, lo zingaro campione di boxe che da solo sfidò il regime nazista.

Johann Trollmann (1907-1943) è un pugile, il più bravo di tutti nella Germania nazista. Ma c’è un particolare: Johann è sinti, uno zingaro. Nel 1914, nella Germania del nord, ad Hannover, ancora ragazzino accompagna un amico di un anno più grande di lui all’allenamento di boxe nella palestra della Scuola secondaria del loro rione. Johann ha solo otto anni ma, da allora, la sua vita non sarà più la stessa. Salendo sul ring nasce dentro di lui un sentimento nuovo: un’energia e una passione assoluta per la boxe. Inizia così la sua formazione, il suo approccio ad uno sport che nasconde in sé una grande etica che il ragazzo arricchisce con i valori e la tradizione della sua gente. La sua dedizione lo condurrà sui maggiori ring mondiali a guadagnare strepitose vittorie, una più emozionante dell’altra, con il pubblico (soprattutto femminile) in visibilio. Ma uno zingaro non è come gli altri tedeschi: come può rappresentare la grande Germania alle Olimpiadi del 1928? Le strade del successo ben presto gli vengono sbarrate, il clima politico peggiora, il nazismo travolge tutto, con le sue atrocità e le leggi razziali, senza risparmiare neanche la vita del campione e quella della sua famiglia. Non importa che Johann sia il più bravo, il titolo di campione dei pesi mediomassimi gli verrà negato, nonostante la vittoria sul ring. Da quel momento la sua vita diventa impossibile: prima il divorzio cui è costretto per salvare la moglie e la figlia, poi la sterilizzazione, la guerra cui partecipa come soldato e infine il campo di concentramento e l’ultima sfida, quella decisiva, contro il kapò, che vincerà, e per questo sarà punito. Con la morte.

Negli stessi giorni dell’uscita del pregevole lavoro di Mauro Garofalo con Alla fine di ogni cosa. Romanzo di uno zingaro, ora tocca a Dario Fo, grazie a una ricerca meticolosa e storicamente ineccepibile di Paolo Cagna Ninchi, recuperare la vicenda dimenticata di Johann Trollmann e riproporla in una vibrante ricostruzione narrativa alla nostra attenzione distratta: un modo efficacissimo per parlare indirettamente del presente che non vogliamo vedere. Razza di zingaro è un libro da leggere non solo per conoscere questa affascinante storia, ma anche per rileggere i nostri tempi e l’attualità, per sfatare ogni luogo comune, per combattere il pregiudizio. Il premio Nobel per la letteratura ci stupisce così con un altro imperdibile, commovente romanzo che ci fa capire cosa significava, per uno zingaro o un ebreo, vivere in un momento storico così difficile e drammatico. Solo di recente, infatti, la Germania ha riconosciuto il valore e l’autenticità di questa storia consegnando alla famiglia Trollmann la corona di campione dei pesi mediomassimi negata a Johann ottant’anni prima.

Dario Fo, nato il 24 marzo del 1926 a Sangiano, in provincia di Varese, è attore e autore teatrale. Famiglia antifascista, suo padre era tranviere e sua madre contadina. Da giovane si trasferisce a Milano, dove studia presso l’Accademia di belle arti di Brera e poi Architettura presso il Politecnico di Milano, che lascerà prima di conseguire la laurea. Durante la guerra si arruola, ancora giovanissimo, nell’esercito fascista. Terminata la guerra, inizia a dedicarsi alla recitazione con le sue prime prove di teatro-cabaret. Dal 1950 lavora per la RAI in qualità di attore e autore di testi satirici. Nel 1952 scrive i monologhi radiofonici del “Poer nano”, che dopo essere stati mandati in onda vengono anche rappresentati al teatro Odeon di Milano. Nel 1954 sposa la collega e attrice Franca Rame e si trasferisce a Roma. Intanto Dario Fo lavora come soggettista per il cinema. Nel 1959 crea con la moglie un gruppo teatrale. Si dedica anche alla televisione, scrivendo per il programma “Canzonissima”. Nel 1963 torna a dedicarsi al teatro, costituendo sempre con Franca Rame il gruppo Nuova Scena, con l’obiettivo di creare un teatro alternativo e popolare. Nel 1969 fonda il Collettivo Teatrale la Comune con il quale nel 1974 occupa a Milano la Palazzina Liberty. In questo periodo scrive, dirige ed interpreta testi in cui si fondono felicemente umorismo paradossale, comicità clownesca (derivata dalla tradizione popolare giullaresca e dalla Commedia dell’Arte) e satira politica. Per i suoi monologhi ha inventato una vera e propria lingua, il grammelot, creativo ibrido dei diversi dialetti dell’Italia settentrionale. L’opera più famosa di Dario Fo, “Mistero Buffo” è del 1970, ma a questa ne seguono molte altre. Nel 1977 torna a lavorare per la televisione, sempre con la stesso spirito e con la stessa passione per la satira. Nei testi successivi ha attenuato l’impronta militante, rivitalizzando la vena comico-farsesca delle prime prove e sviluppando parallelamente un’ampia riflessione sul proprio lavoro. Senza mai abbandonare totalmente il suo impegno politico e nel sociale, in Il mondo secondo Fo (2007) ripercorre con l’ironia e l’irriverenza di sempre le sue avventure artistiche e civili. Grazie al suo impegno costante nel campo del teatro e della letteratura, Dario Fo nel 1997 ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura, “per avere emulato i giullari del Medio Evo, flagellando l’autorità e sostenendo la dignità degli oppressi”.




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