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Reality

Creato il 13 luglio 2013 da Misterjamesford
RealityRegia: Matteo GarroneOrigine: ItaliaAnno: 2012Durata: 116'
La trama (con parole mie): Luciano è il proprietario di una pescheria, ha una moglie, tre figli e si arrangia organizzando piccole truffe in un giro di robot da cucina. L'uomo ha anche un discreto talento nell'intrattenere i parenti alle feste ed ai matrimoni, tanto che molti degli stessi si chiedono per quale motivo nessuno, nel mondo della televisione, si sia mai potuto accorgere del suo valore.
Quando, spinto dalla famiglia, Luciano decide di tentare la strada dei provini per il Grande Fratello e passa la prima selezione per essere convocato a Roma per i colloqui successivi, si convince di essere ormai ad un passo dall'essere scelto per la trasmissione, sempre che gli emissari della tv non decidano di cambiare idea una volta osservata la sua vita quotidiana.
Venduta la pescheria e convintosi di essere sempre osservato, Luciano ribalterà il suo mondo finendo per rischiare di perdere perfino le persone che lo amano, spinto dal sogno ormai sempre più vicino di poter fare parte della trasmissione.RealityLo ammetto, sono arrivato alla conclusione di Reality con il fiato corto.
Con i titoli di coda a scorrere di fronte ai miei occhi non ho saputo decidere se essere felice di aver finalmente, a distanza di mesi, visto un film italiano degno della nostra grande tradizione cinematografica, o triste per l'amarezza di una vicenda toccante e terribile narrata con grande sensibilità e tecnica sopraffina da un Matteo Garrone tornato a livelli altissimi, superando senza dubbio quelli di Gomorra, affresco potentissimo eppure tremendamente paraculo.
Se, infatti, guardandomi dentro posso perfino considerare di accettare l'idea che esistano un'etica criminale ed un crimine - senza per questo giustificarli, sia chiaro -, rimango decisamente più sconvolto dall'influenza che il disagio culturale espresso dalla tv e dai suoi prodotti è in grado di indurre rovistando nella terra di quest'Italia sempre più Terra dei cachi, rappresentata alla perfezione dal protagonista di una vicenda squallida e terribile, commovente quanto quasi spaventosa.
Luciano - un bravissimo Aniello Arena -, proprietario di una pescheria nel cuore della periferia partenopea, convinto dalla famiglia a partecipare alle selezioni per Il grande fratello e di fatto plagiato dalla stessa idea di essere ormai certo della partecipazione è il volto della sofferenza di questo Paese genuino ed ingenuo, naif ed arraffone, ormai povero di idee oltre che di mezzi: e se la prima sensazione è quella di una sorta di scherno prodotto dalla presunta superiorità intellettuale, con il passare dei minuti e lo sprofondare nell'abisso dell'antieroe della pellicola finiamo per trovarci tutti a sperare che la sua convinzione si riveli fondata, e che non esista alcun ostacolo pronto a frapporsi tra la sua vita di tutti i giorni e la realizzazione di un sogno, per quanto criticabile possa essere - rappresentato nella sua bieca pochezza dal partecipante di una precedente edizione Enzo, personaggio da brividi di terrore -.
E mentre attorno si assiste ad un progressivo passaggio dall'entusiasmo iniziale - il ragazzo del bar pronto a fondare un fan club, la ristrutturazione di casa per le interviste, i conoscenti pronti ad acclamare il successo - all'ossessione - il controllo della televisione, gli accattoni, l'agghiacciante quasi primo piano del grillo, il confessionale riprodotto nello sgabuzzino, fino a giungere alla sequenza ironica e da brividi legata alla paura che le truffe dei robot da cucina possano essere scoperte dal GF, che Enzo, amico di Luciano, traduce più sensatamente con Guardia di Finanza -, allo spettatore resta il dubbio se tutti noi abitanti di questo scombinato Paese non si sia, in qualche modo, pesci che nuotano contro corrente come quest'uomo semplice alla ricerca di un sogno da poco che possa cambiare la vita sua e della famiglia - "Io voglio avere il problema di spendere i soldi", afferma l'aspirante gieffino a controbattere le obiezioni della zia - che senza la spintarella di una qualche personalità di dubbia fama - il succitato Enzo - si finisca a dover lottare contro tutto e tutti, appoggiandosi solo ed esclusivamente alla propria determinazione per poter arrivare a compiere l'impresa divenuta impossibile, mulino a vento per un Don Chisciotte nostrano costretto a fingere di vendersi alla Chiesa per trovare la scorciatoia necessaria all'ingresso nella casa.
Ma cosa significa, quella casa?
E' il simbolo del successo dell'uomo qualunque, finalmente in grado di raggiungere, almeno per un pò, l'Olimpo degli uomini di talento, pur non avendolo?
E' il sogno di una sicurezza economica in tempi di profonda incertezza?
E' il potere della volontà, in grado di vincere perfino sull'obiettiva incapacità di realizzare qualcosa di davvero importante?
E' lo specchio di una società vuota e tragicomica, fotografato - e alla grandissima - da un film che riesce a trovare l'equilibrio perfetto tra la tecnica - piani sequenza perfetti, messa in scena splendida - e la satira, la pacca sulla spalla ed il sorriso ironico?
O è soltanto la risata di Luciano, che alla faccia della sua famiglia, della televisione, di chi lo criticava e chi lo sorvegliava, di chi lo sosteneva e chi l'aveva abbandonato, è finito per arrivare un passo avanti a tutti?
E' Luciano il regista di questo ritratto dell'Italia che siamo?
Chi guarda chi, dall'altra parte dello schermo?
A volte le domande finiscono per fare più paura delle risposte.
MrFord
"I still don't remember how this happened
I still don't get the wherefores and the whys
I look for sense but I get next to nothing
hey boy welcome to reality."David Bowie - "Reality" -

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