Magazine Cultura

Realtà e favola nei racconti di Natale di Dickens

Creato il 10 settembre 2014 da Lucia Savoia
Charles Dickens aveva sofferto la fame; da bambino venne tolto da scuola e spedito a lavorare in fabbrica. Ma fu fortunato. Il padre infatti, finito di scontare il suo debito con la giustizia lo sottrasse al destino di futuro ingranaggio industriale e lo rimandò a scuola. Purtroppo non a tutti andò così, e questo Dickens non poteva sopportarlo. 

Scrooge

Scrooge in "Canto di Natale"

Gli “hungry forties” furono in Inghilterra gli anni della disoccupazione, dell’emarginazione, dello sfruttamento minorile e dell’accattonaggio; a Suffron Hill, negli slum, i bambini vivevano nel degrado totale, tra muffe e scarafaggi, con gli occhi iniettati di sangue e segni di malattia ovunque. Prostituzione e malaffare, ignoranza lampante e impossibilità di recupero: erano questi gli aspetti della vita di tali giovani, vittime senza colpa di un capitalismo disumano. 

Occorreva porre rimedio, ma come? Scrivere un phamplet polemico non sarebbe servito, bisognava colpire il cuore del problema passando per quello delle persone.
E fu così che Charles Dickens –per dirla con le parole di Anthony Burgess- “inventò il Natale”.


È un genere quello a cui diede vita; il racconto di Natale, quella fiaba che popolerà i nostri ricordi d’infanzia e che anni dopo Disney e Warner Bros porteranno sugli schermi. 

le campane dickens

"Le campane"

Le sue storie furono (e sono) “una sorta di stravagante allegoria capace di risvegliare sentimenti d’amore e di tolleranza”, un passaporto per arrivare alla parte più remota dell’animo umano, quella abitata dalla caritas e dalla bontà.
Se pensate al Natale -al di là dell’immaginario collettivo costruitosi in buona parte (ahimè) sulle pubblicità Coca-Cola- non potrete non notare come le atmosfere realistico-fiabesche dickensiane svolgano un ruolo centrale. Il camino acceso ed il clima polare, la suggestione di paesi nordici interpolata alla visione cristiana del Bambino nella mangiatoia, tutto questo è anche opera di Dickens.

È sul senso di umana pietà che fanno leva i racconti dell’autore inglese; così come non è possibile tollerare che un povero muoia di freddo nella notte di Natale, così non si può immaginare un Paese in cui gli orfani versano in condizioni d’ignoranza e abbandono.


Ogni anno Dickens diede appuntamento ai suoi lettori invitandoli, Natale dopo Natale, a godere di quei suoi piccoli gioielli concepiti con lo scopo di educare alla sensibilità. 

scrooge canto di natale

"Canto di Natale"

E così, attraverso Canto di Natale,  Le campane, Il grillo del focolare, La battaglia della vita e L’ossesso, anche il peccatore per eccellenza potrà redimersi sciogliendo il nodo di pregiudizi che attanaglia il suo cuore prima ancora della sua mente. Persino Scrooge, l’arido Ebenezer Scrooge visitato dai Fantasmi del Natale sarà in grado di scoprire la bontà dell’animo umano.
Nella sua vocazione di scrittore impegnato, di autore realista già firma di Oliver Twist e Nicholas Nickleby, Dickens nei racconti di Natale descrive e un po’ consola, ammaestra ed esorta a credere che il lieto fine esista, se solo si creano le premesse per renderlo possibile.Articolo originale di Sentieri letterari. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :