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Recenisone di Il cardellino di Donna Tartt

Creato il 05 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

6 Flares 6 Flares × Recenisone di Il cardellino di Donna TarttIl cardellinoDonna Tartt
Pubblicato daRizzoli
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Scala stranieri
Genere:Romanzo di formazione
Pagine:
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La trama:

Theodor Decker, appena tredicenne, rimane intrappolato nella galleria del Metropolitan Museum di NewYork durante un attentato in cui morirà la mamma. Fugge portando via con sé due oggetti: il “Cardellino” un’opera di Fabritius, pittore fiammingo del 1600, e l’anello di Welty, un vecchio antiquario che assiste nei suoi ultimi attimi di vita. L’anello lo porterà a conoscere Hobie e Pippa, il socio e la nipote dell’antiquario, che diventeranno le persone più importanti della sua esistenza. Il Cardellino, ricordo della madre e allo stesso tempo simbolo della bellezza e dell’arte come bene assoluto da salvare ad ogni costo, lo accompagnerà fino a Las Vegas, a casa del padre alcolizzato, e poi nuovamente a New York per poi impelagarlo in un intrigo internazionale ad Amsterdam.

Come avrete notato dalla sinossi, che è lunga esattamente il doppio di quello che dovrebbe essere, non ho il dono della sintesi e sto facendo una fatica immane a riassumere Il cardelllino non solo per la mole del romanzo (quasi 900 pagine!), ma soprattutto per la struttura e i tanti temi trattati che rendono ardua anche la sua classificazione: è un romanzo di formazione tinto un po’ di giallo e un po’ di rosa, a tratti on the road e con dei piccoli saggi di storia dell’arte.

Un’altra persona alla quale manca il suddetto dono è proprio l’autrice, Donna Tartt: certo che se impiega 10 anni per ogni romanzo è normale che sforni dei tomi mastodontici, ma non mi sono lamentata né per Dio di illusioni né per Il piccolo amico e non intendo farlo per Il cardellino. Lei è una mosca bianca nell’odierno mercato librario iperproduttivo e modaiolo; scrive a mano ogni pagina, lo riscrive da zero più volte e lo corregge mentre lo porta sul pc: ogni parola, ogni frase e ogni capitolo, studiati e curati in ogni dettaglio, danno vita ad un capolavoro degno del meritatissimo Premio Pulitzer!

In una meravigliosa cornice artistica con uno sfondo psichedelico fatto di alcool, droghe e psicofarmaci, la Tartt intreccia una trama fitta e complessa, dove temi come la rovina della famiglia moderna, il relativismo etico, il karma, l’amicizia e l’amore ci catturano dalla prima all’ultima pagina.

Conosciamo il protagonista e voce narrante, Theo, in una camera d’albergo ad Amsterdam nel pieno di un delirio dato dalle droghe e dalla febbre. Attraverso un lungo flashback ci racconta la sua vita in un loop continuo di eventi concatenati, dove il caso, il Fato, Dio, o come lo si voglia chiamare, porta a conseguenze a volte devastanti, ma sempre decisive.

E’ un caso che Theo si trovi al Metropolitan con la madre proprio il giorno dell’attentato? E’ il Fato che lo colloca nella stessa sala dove sono Pippa e suo zio, il vecchio antiquario Welty che, in punto di morte, gli consegna il suo anello mandandolo dal suo socio Hobie? È una coincidenza che gli indichi proprio il Cardellino il cui autore, Fabritius, è morto in un’esplosione? È un caso che sia proprio il dipinto preferito della madre? Mille domande rimarranno senza risposta per Theo, ma sente che c’è un collegamento tra la sua vita e quella di Welty, di Hobie e di Pippa:

“è strano che mi abbia detto di venire da voi, ci hai mai pensato? È stato un caso? Forse. Ma secondo me no. È stato come se avesse capito chi ero e mi avesse mandato esattamente nel posto in cui avrei dovuto trovarmi, dalle persone con cui dovevo stare.”

E, infatti, è da loro che tornerà ogni volta:

dopo il bizzarro e breve soggiorno nell’elegante appartamento dei Barbour e dopo una triste permanenza nella casa del padre a Las Vegas: desolata, fasulla, insignificante Las Vegas, dove Boris, il suo migliore amico, tra droghe, alcool e romanzi di Dostoevskij, rappresenta la sola e pericolosa distrazione. Sarà Boris, anni dopo, a portarlo ad Amsterdam dove lo coinvolgerà in un losco traffico di opere d’arte.

Ogni volta che sta per perdere se stesso, Theo torna a New York nella “bottega-dietro-la-bottega”, da Hobie, dove ha imparato a riconoscere i pezzi di antiquariato più pregiati, a ripararli e anche a contraffarli. È in quella tana calda e polverosa che si sente a casa, tra i preziosi scrittoi Chippendale, il ticchettio degli orologi a pendolo e la segatura sul pavimento. È lì che coltiva l’amore per l’arte e la bellezza tramandatogli dalla madre. Nonostante la pulsione autodistruttiva, la sua missione è salvare le “cose belle” come ha salvato il Cardellino di Fabritius: lo costudisce come un tesoro, l’unica preziosa costante della sua vita, perché come lui e Pippa, il suo amore impossibile, si è salvato dal rogo ed è immortale. Perché nonostante quello che accade intorno a noi, nonostante la melma in cui affondiamo quotidianamente, c’è sempre qualcosa che ci riporta a galla.

Giorgia Pischedda



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