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Recensione a basso costo: Acquanera, di Valentina D'Urbano

Creato il 08 gennaio 2015 da Mik_94
L'amore, quello vero, è quello che la gente nasconde. Quello che rende fragili e cattivi, quello che rende meschini. Quello che rende avidi (...) 
E' muffa, che ti vive addosso mentre tu sei morto. Quello che non vorresti far vedere a nessuno. L'amore che ti vergogni di provare. 
Recensione a basso costo: Acquanera, di Valentina D'UrbanoTitolo: Acquanera Autrice: Valentina D'Urbano Editore: TEA – Longanesi Numero di pagine: 357 Prezzo: € 10,00 Sinossi: È un mattino di pioggia gelida, che cade di traverso e taglia la faccia, quello in cui Fortuna torna a casa. Sono passati dieci anni dall'ultima volta, ma Roccachiara è rimasto uguale a un tempo: un paesino abbarbicato alle montagne e a precipizio su un lago, le cui acque sembrano inghiottire la luce del sole. Fortuna pensava di essere riuscita a scappare, di aver finalmente lasciato il passato alle spalle, spezzato i legami con ciò che resta della sua famiglia per rinascere a nuova vita, lontano. Ma nessun segreto può resistere all'erosione dell'acqua nera del lago. A richiamarla a Roccachiara è un ritrovamento, nel profondo del bosco, che potrebbe spiegare l'improvvisa scomparsa della sua migliore amica, Luce. O forse, a costringerla a quel ritorno è la forza invisibile che ha sempre unito la sua famiglia: tre generazioni di donne tenaci e coraggiose, ognuna a suo modo. E forse, questa volta, è giunta l'ora che Fortuna dipani i segreti nascosti nella storia della sua famiglia. Forse è ora che capisca qual è la natura di quella forza invisibile, per riuscire a darle un nome. Sperando che si chiami amore.                                    La recensione Recensione a basso costo: Acquanera, di Valentina D'Urbano Valentina D'Urbano. Una di quelle autrici italiane scoperte lo scorso anno, dal niente. Quando gli altri già la conoscevano, ma in quella magica e lunga festa di libri che è la blogosfera tardi ci eravamo scambiati, presi ma non troppo, uno sguardo. Tardi è comunque meglio che mai, no? L'autrice che avevo incontrato io, prima con Il rumore dei tuoi passi, poi con Quella vita che ci manca, era una ragazza di periferia con il successo che le era spuntato tra le dita, all'improvviso, come un girasole giallissimo. Seduta sui gradoni polverosi della Fortezza, sugli spalti di un campetto da calcio che sembrava un'arena di gladiatori destinati o a una morte sanguinosa o a Rebibbia, mi parlava di un quartiere che aveva visto con i suoi occhi, del suo soffocante e adorato centro sud, delle gioventù arse vive che ai vent'anni manco ci arrivavano. Io, perciò, Valentina me la facevo così: diretta, sincera fino a essere brutale, coatta e delicata, anche se la fragilità – sul suo pianeta suburbano e straordinariamente vicino al mio – non è cosa da mostrare. Una tipa tosta. Una voce rauca e riconoscibile, oltre i campi di fiori e le colate di cemento armato. Acquanera non mi ispirava. Al tempo, almeno, non mi aveva attirato una sinossi che mi parlava di cose che, non ricordo neanch'io perché, pensavo non mi interessasse conoscere. L'ho recuperato sulla fiducia. Mi era bastata una parola giusta, o forse tante, tantissime parole giuste avevano già fatto il grosso. Avevo avuto a disposizione qualcosa come seicento pagine per decidermi - somma simbolica, questa, di quelle dell'esordio e dell'ultima novità in libreria - e avevo decido che avevo la voglia matta di averne ancora un po'. Se allora c'era la D'Urbano, avrei sfidato a piedi nudi l'Acquanera. Il romanzo non si è intrufolato timidamente nella mia routine quotidiana. Si è imposto, senza darmi scelta. E che vorresti dire, poi, a una maledetta infiltrazione d'acqua che, quando torni dalle vacanze, ti dà il bentornato a casa? Era come se si fossero aperti i rubinetti, frantumati tutti i tubi, spalancate le finestre in faccia alla neve gelata dell'ultimo di dicembre e la mia stanza, ora, era un acquitrino al primo piano di un appartamento in centro. Nettuno dominava e ordinava non si chiamassero idraulici a usurpare il suo regno sommerso. Quella storia che, lì per lì, non mi diceva niente si è infiltrata, come per dispetto, tra le righe delle mattonelle e ha gonfiato gli infissi delle finestre. Il mio portapenne, pieno d'acqua, avrebbe potuto ospitare un pesce rosso. Acquanera mi è rimasto, prepotente e spietato, come una macchia di muffa sul soffitto. Un'infiltrazione.  Recensione a basso costo: Acquanera, di Valentina D'Urbano Una cosa brutta, che ti rovina la giornata, il feng shui e quelle robe lì. Ma è brutto come può esserlo un romanzo così bello. Ossia, molto poco. Acquanera è ipnotico, misterioso e inquietante, come una cosa che ti sfugge di mano. Nonostante quella scrittura pane al pane e vino al vino, che tocchi con mano come sempre hai fatto, questa volta Valentina ti stupisce e ti scivola tra le dita. Non riesci ad afferrarla, così la catturi in un bicchiere in cui, nel frattempo, si scatena il maremoto. E' come sono le sue protagoniste. Liquide e donne. Prendono la forma che tu credi di dare loro, ma è un inganno. L'acqua non si spezza: assume l'aspetto dell'otre in cui la imprigioni. E non si spezzano né si imprigionano le donne di Roccachiara – schernite, imbrigliate, segregate in casa, ma mai vinte del tutto. Si fanno amare, ma a me che sono maschio – con i loro riti e i loro segreti, con il loro passato crudele – vogliono fare anche paura. Sono un mistero che non è lecito mi sia svelato. Bellissime e vagabonde, io le ho immaginate come Le sorelle Soffici che mi descriveva Pierpaolo Vettori, con quel fascino strano e indicibile di una Lily Cole o una Christina Ricci. Avete presente? I visi a cuore, la fronte liscia e sferica. Solo occhi, occhi infiniti, al centro di un viso inafferrabile, se non per chi l'ha progettato. Belle, che dici le sposeresti. Strane, che subito - aggiungi - ti chiuderesti a chiave la prima notte di nozze, solo. Una narratrice d'eccezione, Fortuna, ce le descrive così come se le ricorda. Ma ci sono cose che neanche lei ti dice. La nonna conosce i nomi delle piante e parla alle ombre; la madre vede i morti e fugge il contatto coi vivi; la sua migliore amica, che si chiama Luce quando invece è un mantello di oscurità cucito al collo quello che si trascina appresso, dorme in un cimitero e pettina i cadaveri. Quadretto cupo, grottesco, e non pensavo. Che avrei amato queste “piccole donne” con i vestiti a lutto quanto Bea e Alfredo, quanto i fratelli Smeraldo. Di più. Che avrei trovato Acquanera il più riuscito e centrato dei libri della D'Urbano. Recensione a basso costo: Acquanera, di Valentina D'Urbano A sfregio. L'autrice, anche illustratrice, dimenticandosi per un attimo pragmatica e cruda com'è che ci piace, ci porta in uno dei suoi disegni. Cos'è, questa, se non una fiaba d'altri tempi? Fa strano immaginarsi le protagoniste in jeans; solo abiti lunghi fino ai piedi, scomodi e pesanti, e vesti bianche che frusciano nei film muti di fantasmi. Fa strano diradare le nebbie e lasciare che quel paese abbandonato alle sue meraviglie, autentico protagonista e chiuso al progresso come la Aci Trezza dei Malavoglia, si scopra solido; per me, è solo un presepe di statuine che non possono lasciare le grotte e le mangiatoie, le botteghe dei fornai e le capanne a riva. La Fortezza era una via di Roma. Roccachiara è una creazione del nord, che al nord ruba i climi rigidi, gli abitanti proverbialmente riottosi, le nebbie di cui ci parlava Totò con noi che ce la ridevamo, la neve a fiocchi grandi che abbiamo visto mezza volta. Ma a me, che ho trascorso molte notti della mia infanzia a casa di nonni partenopei, ricordava i detti su Benevento, le leggende sui sabba e sugli alberi di noci a mezzanotte, streghe che – se esistono – volano senza scope. Una romanzo gotico che si strappa le etichette come cerotti. Un'educazione sentimentale a tinte orrorifiche, un'altra storia d'amore bella perché si tratta di un altro amore non detto. Una scrittura che galleggia e personaggi, sul fondo di un acquario, che percepisci mossi, fluidi, scomposti. Colpo di scena; loro sono libere – fuori – e sul fondo ci sei tu. Sul fondo di un lago, in cui vedi tutto capovolto. Fortuna e le altre che vengono a salvarti. O ti guardano annaspare, perderti... Affogare? Il mio voto: ★★★★½ Il mio consiglio musicale: Domenico Modugno – Cosa sono le nuvole

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