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Recensione a Caldo – Captain Phillips: Attacco in mare aperto

Creato il 03 novembre 2013 da Fabioeandrea

Tom Hanks ci mostra la pasta del (VERO) Capitano Richard “Rich” Phillips a bordo di un vascello mercantile trasportante rifornimenti e altri aiuti in Africa, che sventuratamente un gruppo di pirati somali decide di abbordare.

Non ci riescono, perchè Phillips riesce a tenere al sicuro non senza difficoltà il suo equipaggio, dimostrandosi scaltro.

Ma non basterà per prevedere cosa gli accadrà dopo: i pirati, seppure in fase di ritirata prenderanno in ostaggio lui, nel tentativo di ottenere un eventuale riscatto.

Poco dopo enterà in scena la marina militare americana.

Fra il primo e il secondo atto il film si prende un po di tempo per stabilire un nuovo ritmo, con un po di difficoltà, una fase che rispetto alla durata globale del film è comunque breve.

A parte Hanks-che solo nella fase conclusiva flette veramente i muscoli recitativi-solo facce pressochè ignote in questo thriller tratto da una storia vera (raccontata in forma scritta dallo stesso Phillips in un libro usato dallo sceneggiatore come riferimento), intepretato diligentemente da tutto il cast e ben girato da Paul Greengrass, che ho riconosciuto subito pur essendo entrato in sala non sapendo che il film fosse suo, perchè il suo stile è riconoscibile da un miglio di distanza e il suo tocco non si può imitare.

Sceneggiatura di Billy Ray, già noto per Shattered Glass, Breach e Hunger Games, i cui dialoghi almeno all’inizio suonano forzati quando toccano il tema del lavoro e della crisi economica(non mi è possibile capire se siano parole usate veramente da Phillips e la sua interlocutrice o se siano farina del sacco di chi ha adattato per lo schermo il suo libro), ma poi riescono a evitare molti luoghi comuni, come accade ad esempio nelle scene che provano a far capire al pubblico che la pirateria è l’espressione di un problema più grande, ma che risultano schiacciate all’interno della struttura della narrazione, che è quella di un thriller su una situazione di ostaggi (ma essendo girato con uno stile preciso, assume un sapore assai poco “tipico”).

Musiche di mero commento di Henry Jackman, alla sua prima collaborazione con il regista, che negli ultimi anni si era affidato al più esperto John Powell, che spero torni a lavorare con lui al più presto(pare che dietro la sua assenza ci sia la voglia di ritrovare un po di energia).

Se vi piace Greengrass e la sua grande competenza nella gestione di film tesissimi, è assai consigliato.

Se non lo avete ancora incontrato nella vostra vita da spettatori questo film è la giusta occasione per conoscerlo.

Andrea Spiga, che non poteva proprio trattenersi dall’inserire questo carosello, proprio non poteva


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