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RECENSIONE A CALDO – Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate

Creato il 15 dicembre 2014 da Fabioeandrea

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La trilogia è iniziata con un primo passo un po’ deludente (è vero, si zoppicava e ci si diceva: “ma come tutto qui???”) ma, si è intensificata (aumentando di pathos e palpitazioni) per arrivare a quella che si può definire “una fantastica conclusione”.
Per coloro che sono rimasti addolorati da Un viaggio inaspettato e per chi avrebbe voluto di più da La desolazione di Smaug, è il momento di tornare a casa con il miglior film di questa nuova trilogia tolkeniana che, finalmente, raggiunge un livello di qualità artistica e narrativa pari a quello della trilogia dell’Anello. Così possiamo andare tutti in pace e amen!
In La battaglia delle cinque armate, Jackson ha creato un capitolo finale avvincente che permette di ampliare il racconto di “Lo Hobbit” per arrivare a un culmine emozionante. Lo so che detto da me che attraverso culmini emozionati anche solo per vedere la pioggia fa un po’ ridere ma, vi assicuro, è così!
Il film riprende dagli istanti immediatamente successivi in cui era stato interrotto con un nostro: “No, cazzo, non ora!!!”
Bilbo Baggins (Martin Freeman) e i Nani hanno ripreso Erebor, la montagna in cui si celano gioielli e oro ma, le ricchezze sono danno di testa a Thorin (e di questi tempi di crisi economica, come non capirlo: lui è un nano, non ha un lavoro, non ha una casa, non ha più nulla… si trova un tesoro di ingenti ricchezze, sta già pensando a uno yacht, una bella casa a Moria, un grazioso villino nel cuore del Bosco d’Oro) che è stato infettato dall’avidità del drago Smaug, il quale, nel frattempo, vuole distruggere tutto ciò che lo circonda.
Parte così la grande battaglia. Un conflitto che occupa gran parte della pellicola senza però mai diventare noiosa. Merito di una messa in scena grandiosa, epica e degna di lode, pienamente nello spirito audio-visivo di Jackson.
Parallelamente, inoltre, seguiamo la lotta fra il Bianco Consiglio e Sauron a Dol Guldur e, credetemi, anche se questa scena in “Lo Hobbit” non è menzionata (ma è presente in altre opere di Tolkien) i fans saranno molto felici di vederla… e se pensate che Galadriel fosse buona solo a leggere nella mente come una telepate di moderna generazione e a offrire doni manco fosse la moglie di Babbo Natale, aspettate di vederla incazzarsi qui!
A me, pare quindi più che evidente che Peter Jackson e J. R. R. Tolkien siano gemelli siamesi, separati con un’operazione chirurgica dal tempo che ha fatto nascere il primo dopo il secondo. Ognuno ha fatto del suo meglio nella sua arte (cinematografica per il regista, letteraria per lo scrittore), ma con una grande e spirituale complicità.
Quanto alla sceneggiatura, anche se il film porta meno al sorriso ironico (presente negli altri due) e si avvicina di più all’orrore, il piacere uditivo e quello che passa da un piano narrativo a quello visuale, si spreca.
Intense le performances degli attori, da un già citato Freeman, a Ian McKellen, a Evangeline Lilly, a Cate Blanchett, e la colonna sonora di Howard Shore.
E poi c’è lui, Smaug, il drago dalla fiamma facile, l’accendino con le ali, trasformato in Male Puro con scaglie da rettile e attrezzatura di volo da pipistrello.

Fabio Secchi Frau


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