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Recensione Age of Empires 2 HD: The African Kingdoms

Creato il 19 dicembre 2015 da Lightman
    Recensione Age of Empires 2 HD: The African Kingdoms

Microsoft aveva già riproposto il leggendario strategico in HD, ma un team di sviluppatori è andato ben oltre, e torna oggi con un'espansione riuscita, in grado di riaccendere la passione per il vecchio classico.

Versione analizzata: PC

Recensione Age of Empires 2 HD: The African Kingdoms
Recensione Age of Empires 2 HD: The African Kingdoms

Giovanni Calgaro è avvocato per sbaglio, ma tuttologo per passione, cresciuto a pane e videogiochi sin dalla più tenera età. Allevato da un commodore 64 non ha mai smesso di stupirsi per l'immensità della forma d'arte videoludica, tanto da sentire molto presto il bisogno di sfruttare l'amore per la scrittura per raccontare, far conoscere ai più e condividere questa meravigliosa passione. Potete sempre trovarlo su Facebook e Twitter, sempre che non sia in qualche aula di tribunale.

Sembrano passati secoli da quando, dopo esser tornato da scuola, andai a strappare dalle mani di un flemmatico commesso la scatola che conteneva l'agognato oggetto del mio desiderio: il secondo episodio di Age of Empires. Era il lontanissimo '99 e la passione era sbocciata giusto un paio di anni prima, grazie ad un amico che mi aveva "prestato" la prima fatica di Ensemble Studios. Insomma, era l'epoca d'oro degli RTS. Non si poteva proprio vivere senza inciampare in qualche invitante bocconcino strategico da spolpare di gusto. Peccati di gola chiamati Warcraft, Starcraft ed Age of Empires hanno animato interminabili pomeriggi, facendomi perdere il conto delle ore passate davanti al rumoroso PC e contribuendo a formare alcuni tra i miei ricordi (videoludici) più cari. Gli anni passano. Capita di crescere, purtroppo, ed assistere ad eventi che non ti augureresti mai, che cozzano con le flebili speranze tenute, per molto tempo, cocciutamente vive. Dopo aver - letteralmente - consumato il CD di Age of Empires II ed aver imparato praticamente a memoria ogni singola battuta del gioco, venne il momento di passare al terzo capitolo che, però, non riuscì a regalare le medesime sensazioni. Forse perché un'epoca stava tramontando. Da lì in poi fu tutta una serie di elucubrazioni, pensando alla probabile ambientazione del quarto capitolo. Invece, gli Ensemble Studios chiusero e la mutevole industria videoludica si adagiò, iniziando a "riproporre in accadì", più che "proporre". Con risultati, va detto, non sempre eccelsi.

Sembra HD, ma non è, serve a darti l'allegria!

Correva l'anno 2013 e, dopo il buco nell'acqua dell'episodio free to play (forse i tempi per tale modello di business non erano ancora maturi, o gli sviluppatori non sapevano che pesci pigliare), Age of Empires tornò in alta definizione col suo episodio più riuscito, grazie all'opera dei ragazzi di Hidden Path. Team di sviluppo non esattamente associato a titoli strategici che, comunque, raccolse la sfida. Il risultato non fu esattamente tra quelli da annoverare negli annali. Molti si chiesero addirittura se fosse valsa la pena spendere così tanto per la riedizione di un titolo, in fin dei conti, ancora vivo ed apprezzato nella sua forma originale grazie ad una grande comunità di affezionati. Si sa, però, che la nostalgia di questi tempi è una patologia che colpisce nove giocatori su dieci, e purtroppo tende ad essere curata con una medicina chiamata HD. E non sempre questa presunta panacea riesce a fare miracoli. Le novità e le migliorie si contarono, infatti, sulle dita di una mano, soprattutto dato che, per qualche grattacapo legato a licenze e restrizioni nella modifica dei codici, gli sviluppatori non avevano potuto metter mano al lavoro svolto da Ensemble Studios. Oltre ad una interfaccia migliorata, alla rimasterizzazione della soundtrack e all'aumento della qualità (e della densità) delle texture relative agli ambienti, non c'era molto altro che ci potesse lasciare a bocca aperta. L'evidente stacco tra la resa grafica in alta definizione delle mappe, rapportata alle texture sgranate delle piccole unità, dipingeva un quadro abbastanza sconsolante. Il titolo, così rabberciato, non poteva far altro che mettere in bella mostra solo la sua vecchiaia, salvata solo in parte dalle feature online derivanti dall'integrazione con Steam ed il suo Workshop. Tredici anni rappresentano ben più di un'era geologica, per un settore che si muove alla velocità della luce, ma Age of Empires voleva nuovamente il suo posto al sole. La grande occasione si presentò grazie ad una mod non ufficiale per il gioco originale (questo, peraltro, dà l'idea di quanto la community fosse ancora attiva) sviluppata da Forgotten Empires, un team amatoriale che puntava ad ampliare l'esperienza di base introducendo una pletora di contenuti tutti nuovi.

Mal d'Africa

A Microsoft piacque talmente tanto l'idea da decidere di traslare il progetto, facendolo divenire ufficiale ed implementandolo direttamente nella riedizione in HD. The Forgotten fu accolto più che positivamente, tanto dalla critica quanto dagli appassionati, risollevando - in parte - le sorti della produzione. Dopo oltre dieci anni Age of Empires II poteva dunque contare su cinque nuove civiltà (italiani, magiari, mongoli, indiani ed inca), ognuna dotata di nuovi eroi ed unità, nonché su sette campagne articolate ed impegnative grazie ad una IA ribilanciata e poco morbida persino a livelli di difficoltà umani. Non solo. L'integrazione con Steam ha permesso l'ampliamento dell'esperienza multiplayer, sia incoraggiando la pubblicazione di nuovi contenuti da parte degli utenti grazie a Steam Workshop, sia attraverso l'introduzione di due nuove modalità di gioco, chiamate Treaty e Capture The Relic che, a loro modo, sono riuscite nell'intento di diversificare l'offerta. Con la prima modalità ai giocatori viene data una determinata quantità di tempo per raccogliere il maggior numero di risorse possibile e accrescere il proprio esercito. Allo scadere inizierà lo scontro vero e proprio con l'avversario. In Cattura la Reliquia, invece, l'obiettivo è quello di conquistare il manufatto e portarlo al proprio campo. Di carne al fuoco, insomma, ce n'era talmente tanta da essere apprezzata tanto dalla vecchia guardia quanto dalle giovani leve. Forti del successo di questa prima esperienza (e dell'enorme occasione colta al volo), i Forgotten Realms hanno definitivamente preso in mano il progetto gettandosi a capofitto sullo sviluppo di una nuova espansione giunta, finalmente, sullo store digitale Valve dopo ben sedici anni (!) dalla release del titolo originale.

Di tutto, di più

Age of Empires II HD: The African Kingdoms prosegue senza alcun tentennamento lungo la rotta tracciata in precedenza, presentandoci quattro nuove civiltà ed una miriade di piccoli e grandi aggiustamenti che migliorano ancora una volta l'esperienza di gioco allungandone la longevità ed estendendo ulteriormente i confini. Come il titolo suggerisce, il protagonista indiscusso di questa nuova espansione è il continente nero, terra ricca di fascino e di mistero contesa da ben quattro civiltà: portoghesi, etiopi, berberi e maliani. Ad ogni gruppo etnico corrisponde un design specifico ed una nuova campagna tutta da scoprire ed apprezzare grazie, finalmente, ad un buon doppiaggio nella lingua inglese di tutte le stringhe di testo. La feature, chiesta a gran voce sin da The Forgotten, contribuisce non solo a coinvolgere maggiormente il giocatore, ma aiuta quest'ultimo a non perdere la vista per leggere ogni (minuscolo) testo a schermo. Chi non mastica l'inglese comunque non deve temere, perché tutti i testi ed i menu sono tradotti interamente in italiano (seppur con qualche errore grossolano qua e là). Le quattro campagne rimangono old school nell'impostazione e permettono di apprezzare il lavoro svolto a tutto tondo dagli sviluppatori, tanto per ciò che concerne la varietà quanto per ciò che riguarda la mera quantità. Le mappe disegnate per l'occasione, come al solito ricolme di dettagli, presentano infatti elementi ambientali (flora, fauna ed architettura) tipici e coerenti con lo stile africano.

Recensione Age of Empires 2 HD: The African Kingdoms

Il medesimo discorso può essere fatto per le numerose nuove unità, come gli arcieri su dorso di cammello, i guerrieri Shotel per gli etiopi o le caravelle portoghesi, che riescono a donare un gradito tocco di coerenza storica che non fa mai male. Le novità, però, non si fermano al solo single player. Come da tradizione, anche il comparto multiplayer ha ricevuto la sua aggiunta. Si tratta della modalità Sudden Death, la quale si basa sulla capacità del giocatore di mantenere intatto il proprio centro cittadino dato che non avrà la possibilità di costruirne altri al di fuori di quello che già possiede. Una regola lapidaria per una modalità di gioco movimentata e divertente. Infine, la rimozione del limite di venti unità selezionabili per volta, l' appeal e le caratteristiche delle nuove unità rappresentano una grande aggiunta al gameplay, andando ad ampliare ulteriormente le già incalcolabili variabili strategiche che il titolo offre, per un'espansione "vecchia maniera", degna del titolo a cui è associata. Nonostante la cura riposta dagli sviluppatori nel supporto costante al titolo, nella caratterizzazione delle mappe e delle new entry permangono purtroppo molte delle incertezze tecniche e stilistiche già evidenziate per il titolo base. Nulla, però, che possa guastare il divertimento.

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