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Recensione: Albion - Ombre, di Bianca Marconero

Creato il 16 novembre 2015 da Mik_94
La sconfitta diventa una scelta, se la Spada sei tu.
Recensione: Albion - Ombre, di Bianca Marconero Titolo: Albion – Ombre Autrice: Bianca Marconero Editore: Limited Edition Prezzo: € 14,90 Numero di pagine: 502 Sinossi: Marco Cinquedraghi e i suoi amici hanno scoperto di essere portatori di una peculiarità genetica che si fonda nella leggenda. Sono le nuove incarnazioni di Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Ma qual è il prezzo del loro privilegio? A cosa si deve rinunciare per guadagnarsi un destino già scritto? Marco preferisce non chiederselo. Saranno gli errori commessi e le bugie a trascinarlo in una spirale che lo obbligherà ad aprire gli occhi, mentre anche l'eredità di mago Merlino si risveglia e reclama il proprio tributo. Tra amicizie che si incrinano, amori condannati per le colpe del passato, l'ombra di una fata leggendaria e un'indagine su una morte sospetta che sembra portare a una tragica verità, i ragazzi dell'Albion College proseguono il loro cammino per diventare grandi. Ma capire cos'è la vera grandezza comporta un sacrificio che ognuno di loro dovrà affrontare da solo, per salvarsi.                                                     La recensione Recensione: Albion - Ombre, di Bianca Marconero A Michele, che è allergico ai seguiti e alle saghe ma che, bontà sua, continua a leggermi. Una biro nera, in una grafia chiara e ordinata che non avrei mai potuto immaginare diversa, ha scarabocchiato questo pensiero alla prima pagina del libro che in tanti aspettavamo – anche io, ebbene sì, che a farmi andare a genio seguiti e saghe, alla fine, ho semplicemente rinunciato. Ci vorrebbe la pazienza che non ho, per cambiare idea; sviluppare gli anticorpi. Ma quella dedica mirata, tutt'altro che preconfezionata, era opera di un'autrice che conosce i lettori come le sue tasche, me compreso, e che ha cura dei suoi personaggi. A qualche saga, perciò, ho fatto il callo. A una saga come questa, in particolar modo, che non si dimentica e non ci dimentica. In cima alla dedica, il familiare nome di un college esclusivo, tra le alpi svizzere screziate di neve, e un sottotitolo che preannuncia passeggiate presso il lato oscuro: le “i” diventano spade nella roccia, ogni lettera un ricciolo e i protagonisti che già conosciamo, ancora, fiori senza luce. Albion – Ombre è il secondo capitolo di una saga tutta italiana, che ha mantenuto alte curiosità e aspettative nell'attesa che iniziasse un nuovo anno nella scuola in cui niente è come sembra e i re, alla vigilia di una leggendaria epifania, sono per un po' tuoi compagni di banco, a lezione di filologia romanza. Perché maghi e babbani, da bambini, aspettano la lettera per Hogwarts – particolarmente calzante il paragone – ma i futuri cavalieri della tavola rotonda, con la maggiore età, imparanano a giostrare e a padroneggiare le lingue morte in una Avalon ristrutturata. Nel volume precedente, ormai due anni fa, i protagonisti erano matricole a un giro di prime volte: il loro destino era poco chiaro, ma avevano nomi altisonanti e, soprattutto, cognomi che parlavano forte e chiaro delle loro vite passate. Si erano fatti volere bene e male, con i vizi e le virtù, porgendoti la mano, in segno di educazione, dall'altra parte del tavolo. Una tavola rotonda in cui, alla pari, avevano lo stesso numero di battute e la stessa importanza: le disparità non esistevano, in un fiabesco romanzo corale sulla faticosa gavetta, prima di assumere il comando, e su compagni che ti sono fedeli a prescindere, non per dovere, ma per disinteressata amicizia. Alcune cose sono scritte nelle stelle, altre si conquistano con tempo e pazienza: la fiducia, ad esempio. I cavalieri dovrebbero amare il proprio re, non può essere altrimenti, ma come giurargli fedeltà se l'Artù delle leggende antiche, saggio ed eroico, è diventato un adolescente con la faccia da schiaffi, l'accento romano, i modi sgarbati? Marco Cinquedraghi, altezzoso e battagliero, non era l'erede che l'Albion aspettava. Secondogenito, aveva preso il posto di un fratello maggiore la cui morte era avvolta nel mistero; sovrano legittimo, studente amato e temuto, che eppure nessuno piange più.  Recensione: Albion - Ombre, di Bianca Marconero Mentre i nodi venivano al pettine e le stelle, in fine, si adeguavano alla prematura scomparsa di Riccardo, Marco stringeva i denti, maturava e faceva amicizia con gli strani ragazzi dell'ala est. Si ritorna dietro i banchi di scuola, finalmente, e Albion è pronto a fare chiarezza sulle sue stermiante ombre – quella, insormontabile, di un fratello maggiore non così esemplare; quella di una fata tentatrice; quella di una bestia che, ai margini del lago, attenta alla vita di un Merlino in pubertà. E, tutto sommato, si fa presto a sentirsi di nuovo a casa: un altro giro di presentazioni, per portare alla mente nomi e ruoli, ma qualcuno ha avuto la premura di lasciare un posto libero per te, che hai la memoria corta e uno stoicismo ballerino. I protagonisti ti accolgono in mezzo a loro, tra sinfonie di accenti diversi e pensieri sottintesi, ma la festa di benvenuto è pochissimo che dura. Hanno inizio i corsi, l'azione e la squadra di sempre avrà il suo bel da fare. Questa volta, i protagonisti sono impegnati e distanti tra loro. Cinquecento pagine, tante, per farsi perdonare la lunga attesa e parlare di poteri che insorgono e attività extracurriculari che, anziché chiamare all'ordine, spargono a piene mani i semi della confusione. Come se l'arrivo di Morgana, quella Morgana, non fosse già abbastanza destabilizzante per l'equilibrio sentimentale tra Marco e l'orgogliosa Helena. Due occhi verdi, i ricci rossi e un ammiccante, pericoloso invito a infrangere regole e schemi. La gelosia, però, potrebbe far sì che l'erede di Ginevra si avvicini a Lance - come il Lancillotto originale, bello e onnipresente – e allontanare, da un Marco quantomai solo e combattuto, il guaritore Erek, l'assasina Samira e il mago Deacon: per me, quest'ultimo, a tratti mio mancato gemello, leggermente sottotono rispetto al solito; come me quando scendo dal letto con il piede sbagliato, al mattino, o mi desto, come mamma mi ha fatto, nel cuore di fascinose città d'arte, perché gli incubi mi vogliono nudista e sonnambulo.  Recensione: Albion - Ombre, di Bianca Marconero A sorpresa, il desiderio di malmenare Marco viene meno: anche se non capisce che Chevalier – che non solo è un Bronzo di Riace vivente, ma è anche straordinariamente gentile: invidioso, gli troverò probabilmente almeno un difetto, in seguito – è leale e che nessun uomo, nessun re, è un'isola. Le domande non mancano – ci si chiede, infatti, chi sia M. e chi la mostruosa nemesi di Deacon, cosa sia stato del primo Cinquedraghi e cosa, messa alle strette, sceglierà quella Helena con la sindrome molto diffusa del “gnè gnè, ce l'ho solo io” - e l'umano sconfina nel divino, e viceversa. Ogni risposta sarà un colpo di scena aggiuntivo e ogni avvenimento nella norma – un appuntamento galante, i preparativi del ballo di fine corso, barare al test di matematica – una specie di respiro di sollievo. Quali effetti ha il jumper, droga sperimentale che potenzia e inibisce, e cosa imparano, oltre a parare i colpi e ad attaccare, gli allievi di un esclusivo club di scherma? Quale verità porteranno a galla i nostri eroi frugando nell'archivio della scuola? Bianca Marconero – e ho avuto modo prima di conoscere la persona, poi l'autrice –, al solito, stupisce per descrizioni approfondite, tecnicismi che non vengono a noia e finali sospesi, causa di sofferenza per i più, che io invece apprezzo. La stessa autrice che, sotto diverso pseudonimo, aveva dato vita ai personaggi stravaganti e a me congeniali di La prima cosa bella – in quanti non vedono l'ora di averlo in libreria? - è uguale e diversa, mentre affila il fioretto e salva il mondo. Un secondo romanzo, più intricato del precedente e, a tratti, più coinvolgente, in cui Bianca, con stile inconfondibile, canta “le donne, i cavallier, l'arme, gli amore, le cortesie e l'audaci imprese”, non dimenticantosi però di catturare i suoi protagonisti in selfie improvvisati, che hanno la magia di restituirceli in borghese: belli, freschi e in armonia, com'è prerogativa dell'avere diciotto anni e una vita – o sette? - davanti. Si legge bene, si legge in fretta. Soprattutto, Albion – Ombre è un romanzo che ispira. Gli eroi parlano italiano, non hanno bisogno di traduzione, e non serve un ripasso veloce d'inglese per far sapere all'autrice quant'è in gamba e con quanta curiosità, noi comuni mortali, aspettiamo di saperne di più. Quando il sogno parla la tua stessa lingua, che scusa – la generica "non apprezzo la narrativa italiana" o, quella che preferisco, "non sono al passo con le saghe" - avrai per non prestare ascolto al richiamo dell'avventura? Il mio voto: ★★★★ Il mio consiglio musicale: Mumford & Sons – The Cave

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