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Recensione: "Bambino 44"

Creato il 19 febbraio 2015 da Ilary
Titolo: Bambino 44 Titolo originale: Child 44 Autore: Tom Rob Smith Editore: Sperling & Kupfer Collana: Pickwick Pagine: 444 Prezzo: 10,90 € cop. flessibile / 4,99 € e-book
Unione Sovietica, 1953. Il regime di Stalin è al vertice, con l'entusiastica collaborazione del Ministero della Sicurezza e dell'MGB (precursore del nefando KGB), l'organismo di polizia segreta la cui brutalità e la continua pratica di torture non sono un segreto. La popolazione è costretta a credere che il crimine è stato debellato in tutto il paese, che tutti sono felici e che il governo rappresenta il punto di riferimento e di ispirazione morale per ogni cittadino modello. Quando tuttavia il cadavere di un ragazzino viene ritrovato sui binari di un treno, l'ufficiale dell'MGB Leo Demidov si sorprende che i genitori del piccolo morto siano convinti si tratti di omicidio. I superiori di Leo gli ordinano di non indagare né su questa morte né sulle altre che seguiranno. Leo obbedisce, anche se sospetta che qualcuno di molto importante possa essere implicato. Smetterà di obbedire nel momento in cui alla giovane moglie Raisa arriveranno minacce affinchè diventi lei stessa garante e spia dell'operato di Leo. Da agente inquisitore allineato con i diktat governativi, Leo diventerà un nemico pubblico da snidare, inquisire e sicuramente eliminare. Costretti a fingere di non amarsi per non nuocersi a vicenda, Leo e Raisa, dovranno proteggersi dal nemico ufficiale e potentissimo, e dai tanti nell'ombra di cui ignorano l'identità.


RECENSIONE
Dopo alcune letture al di sotto delle mie aspettative, ho trovato finalmente un romanzo che mi ha risollevato il morale e mi ha davvero appassionata, Bambino 44, un thriller mozzafiato che è anche romanzo storico, dato il particolare periodo di ambientazione. Tom Rob Smith ha, infatti, scelto di svolgere la sua trama in un contesto storico-geografico decisamente originale per un thriller, quello dell'Unione Sovietica stalinista degli anni '50 e si è ispirato, per la sua storia, a quella di un famoso ed efferato serial killer di bambini realmente vissuto in Russia, Andrej Chikatilo. Tutto inizia nel 1933 in un povero villaggio dell'Ucraina dove la popolazione muore letteralmente di fame e un gatto pelle e ossa, sopravvissuto fino a quel momento, sembra un miraggio al piccolo Pavel che non ricorda nemmeno più il sapore della carne. Pavel e suo fratello, il goffo e impacciato - in realtà solo molto miope - Andrej, escono per andare a caccia del gatto, ma soltanto Andrej tornerà a casa. Pavel è sparito e nessuno saprà più nulla di lui. Vent'anni dopo l'azione si sposta a Mosca e facciamo la conoscenza di Leo Demidov, stimato ufficiale dell'MGB, l'antesignano del KGB. Leo è un fedele servo del regime stalinista, ligio al suo dovere, quello di stanare i nemici dello stato, abituato ad obbedire senza discutere e senza porsi domande, in nome di quel sistema basato sulla repressione e sul terrore. Quando Arkadij, il figlio minore di un suo collega, viene ritrovato morto lungo i binari della ferrovia, Leo rimane sconcertato di fronte all'assoluta convinzione dei genitori del piccolo che non si sia trattato di un tragico incidente ma di un omicidio. Impossibile: il crimine in Unione Sovietica non esiste, è un invenzione e un prodotto del corrotto capitalismo occidentale. Leo quindi obbedisce agli ordini dei suoi superiori e chiude il caso come incidente, anche se il bambino non è stato travolto dal treno come recita il rapporto ufficiale, ma è stato trovato nudo e con l'addome squarciato. Ma l'obbedienza di Leo viene messa a dura prova quando all'uomo viene dato l'ordine di indagare sull'amata moglie, Raisa, sospettata di essere una spia filo-occidentale. Leo è costretto così a decidere tra la fedeltà allo Stato e l'amore per la moglie che rischia di essere fucilata o deportata in un gulag. Sceglierà la moglie e insieme a lei sarà esiliato in una cittadina sperduta, una pena lieve rispetto alla prospettiva della deportazione, e degradato a semplice miliziano. Nel frattempo, altri ragazzini sono stati uccisi nello stesso modo di Arkadij e Leo si convince che ci sia un'unica mano dietro quegli omicidi. Inizia così la sua indagine, andando contro tutto e contro tutti, e a rischio della sua stessa vita per portare alla luce la verità... Definire questo libro un thriller è riduttivo data la complessità della trama nella quale si intrecciano appunto l'elemento mistey/thriller, l'accurata ricostruzione storica e le vicende personali e umane di un protagonista che da un giorno all'altro vede crollare le sue certezze e da predatore diventa preda di quella macchina del terrore che lui stesso alimentava. Leo Demidov è uno dei personaggi migliori, in quanto a caratterizzazione ed evoluzione, che mi sia capitato di incontrare di recente nelle mie letture; l'autore è riuscito a dare vita a un protagonista realistico in tutto e per tutto, a descrivere perfettamente l'angoscia e lo smarrimento di un uomo nel quale lentamente si insinua il dubbio, di un uomo che mette in discussione tutta la sua vita e le sue convinzioni fino a quel momento inattaccabili quando il regime che lui aveva sempre fedelmente servito gli si ritorce contro e che dall'inizio alla fine del romanzo subisce un cambiamento che lo rende quasi irriconoscibile. Tanto di cappello a Tom Rob Smith per Leo, ma anche i personaggi secondari, da Raisa, a Vasilij - il nemico giurato di Leo - , al generale Nesterov che dopo una prima diffidenda diventa un valido alleato di Leo. In questo senso la trama investigativa sembra quasi un pretesto da un lato per raccontare la storia personale di un uomo alla ricerca del vero sè stesso, e dall'altro per tratteggiare un affresco storico-politico di grande impatto emotivo. Non è tanto, infatti, l'elemento thriller quello che più impressiona o che dà la scossa, quanto ad agghiacciare è proprio la descrizione della realtà in cui si muovono i protagonisti, quella di un regime spietato in cui basta un'ombra di sospetto per essere catturati, torturati, uccisi o deportati nei gulag senza la possibilità di difendersi e di proclamare la propria innocenza, nel quale si può essere traditi e consegnati all'MGB dal vicino di casa o addirittura dal proprio fratello, in un clima costante di terrore e di sopraffazione. L'autore riesce a trasmettere in modo veramente efficace il senso di angoscia e di inquietudine, ma soprattutto la paura che accompagnava la vita dei russi nell'epoca stalinista; leggendo questo libro sono rimasta veramente inorridita di fronte alla crudeltà e all'ottusità di questo regime (che poi è la stessa di tutti i regimi dittatoriali) e non ho potuto fare a meno di sentirmi angosciata e di provare orrore per quello che viene descritto che sarà anche romanzato ma non credo sia poi tanto lontano dalla realtà del tempo. Bambino 44 è un thriller potente, duro e ad altissima tensione, un romanzo coinvolgente e di grande impatto che una volta iniziato è difficile smettere di leggere. Assolutamente da non perdere!
Il mio voto:

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