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Recensione: Bed Time, di Alberto Marini

Creato il 29 luglio 2012 da Mik_94
Ciao a tutti! Stanno ormai diventando appuntamento fisso le recensioni della domenica! Quest'oggi, ringraziando di cuore la Mondadori per avermi dato modo di leggerlo, voglio parlarvi di uno splendido thriller letto in una manciata di ore, di cui, il 27 Luglio, è approdata nelle sale italiane, distribuita dalla Key Film, l'omonima trasposizione cinematografica. Augurandovi una felice giornata, vi consiglio di non farvi scappare né il romanzo, né l'omonimo film del maestro spagnolo Jaume Balaguerò e di fare un pensierino sui vari titoli disseminati per la recensione - vero e proprio excursus nel mondo dell'horror "made in Spain". Fatemi sapere cosa ne pensate :) Il ricordo della felicità non è più felicità.Il ricordo del dolore è ancora dolore..
Recensione: Bed Time, di Alberto MariniTitolo: Bed TimeAutore: Alberto MariniEditore: Mondadori Numero di pagine: 310Prezzo: € 17,00Sinossi: Cillian lavora come portiere in un elegante condominio dell'Upper East Side a New York. All'apparenza è un uomo mite, servizievole, un punto di riferimento per gli abitanti del palazzo, le cui vite, giorno dopo giorno, scorrono davanti a lui. L'insospettabile Cillian, però, nasconde un segreto terribile: fin dall'adolescenza è ossessionato dall'idea del suicidio ed è incapace di essere felice. Per questo la sua sola ragione di vita è impedire che gli altri lo siano, facendo loro del male e vedendoli soffrire. Sono tanti i condomini che subiscono le conseguenze della sua invidia e della sua volontà distruttiva. Meticoloso fino alla paranoia, Cillian segna sul taccuino le abitudini e le caratteristiche di ognuno per potergli procurare il massimo disagio: ruba la posta, lascia morire le piante che gli vengono affidate e provoca danni all'interno degli appartamenti. Ma è Clara, una ragazza giovane e solare, la cui gentilezza e allegria lo disturbano profondamente, a diventare la sua vittima per eccellenza. La passione morbosa che Cillian nutre per lei cresce sempre di più, insieme all'accanimento persecutorio, fino a quando la sua follia si trasforma in rabbia cupa e sadica. "Bed Time" è un thriller psicologico che proietta il lettore in un universo claustrofobico ma ipnotico dove nulla è come sembra e in cui svetta la figura mostruosa del protagonista, moderna incarnazione di un male che si nasconde nel luogo che si è sempre ritenuto il rifugio più sicuro: la propria casa.
                                                                    La recensione Recensione: Bed Time, di Alberto MariniUn nuovo sole dà il buongiorno ai grattacieli dello skyline di Manhattan.Sul terrazzo di un sontuoso condominio dell'Upper East Side, orme sparse sulla neve conducono a una ringhiera affacciata sul vuoto. Come un funambolo sprezzante del pericolo, con le braccia spalancate e i piedi in equilibrio sull'umido corrimano, Cillian – trent'anni e da una manciata di settimane concierge di quel curatissimo stabile – gioca la sua consueta roulette russa con la vita.E' da quando ha diciassette anni che riesce a sopravvivere a sé stesso. Sul piatto di una bilancia immaginaria, i motivi per buttarsi e quelli per ritornare alla sua vita di sempre e al suo squallido monolocale nelle viscere dell'edificio. Non sa cosa voglia dire sentirsi felici, desidera far soffrire atrocemente sua madre, vuole che il suo peso in caduta libera riduca a un rottame l'auto dell'odioso inquilino del 10B e vuole che il rosso delle sue budella sparpagliate al suolo regalino incubi a vita alla piccola Ursula – un diavolo di dodici anni e dal visino tenero che, immediatamente, ha carpito le intenzioni del nuovo, taciturno portiere. A fargli sempre scegliere l'altra alternativa è il pensiero della dolce e solare Clara, la ragazza con il quale ha condiviso letto e intimità la notte precedente. Fino a quando continuerà a sorridere al mondo, Cillian vivrà per lei. Sarà il suo tormento, il suo invisibile carnefice, il mostro strisciante sotto il suo letto, la sua stessa ombra. Vivrà per lei fino a quando avrà le sue lacrime e la sua sofferenza. Vivrà per lei fino a quando le strapperà a colpi di odio quell'incantevole e detestabile sorriso dalla faccia. Sono anni d'oro per il cinema spagnolo e, nello specifico, nel campo dell'horror. Un tempo erano gli americani i maestri indiscussi del genere, poi, violenza gratuita e sangue, hanno ceduto il passo agli spettri del cinema orientale, con i loro capelli lunghi e scuri e i loro visi cerei. Penso che il cambiamento sia avvenuto quando, nel 2001, Alejandro Amenabar diresse un cast tutto americano nell'affascinante e indimenticabile The Others. Atmosfere oscillanti tra realtà e incubo, un terrore vivo eppure mai palese, i contrasti tra luci e ombre a celare le verità più insopportabili, una Nicole Kidman – meravigliosa ed espressiva come non mai – a dominare la scena come una raffinata, nuova Grace Kelly. Il resto è storia e, leggendo molte delle mie recensioni, i numerosi riferimenti al The Orphanage di Juan Antonio Bayona, ai capolavori di Guillermo Del Toro, passando anche per i recenti La verità nascosta eCon gli occhi dell'assassino, sono testimoni della mia nutrita passione. Non vi spiego nemmeno i motivi che, non appena il nuovo film di Jaume Baluguerò approdò in madrepatria, armato di dizionario tascabile e dei miei rimasugli di spagnolo, mi spinsero immediatamente a visionarlo in madre lingua, entusiasta e curioso di vedere il regista spagnolo abbandonare la ghost story (Darkness, Fragile, Nameless) e l'horror più cruento (Rec) per dedicarsi all'esempio più sobrio e sottile di thriller d'autore. Dopo diversi mesi, ancora memore della visione della pellicola, con un ricordo ancora vivido, quindi, di personaggi e situazioni, mi sono ritrovato a leggere il romanzo basato sul medesimo soggetto cinematografico, già consapevole dei colpi di scena e dei vari sviluppi.Recensione: Bed Time, di Alberto MariniPerché l'ho fatto? Credetemi, quando leggo un giallo sono solito comprarlo quasi a scatola chiusa, per paura di incappare in spoiler capaci di togliermi il brivido e l'emozione di una lettura avvincente, tuttavia, con Bed Time è stato diverso. Diverso e meraviglioso.Sarò stata la copertina, sarà stata l'ammirazione verso un nostro connazionale tanto lanciato all'estero, sarà stato il macabro e divertente doppio senso del titolo, sarà stato che di chi ha ispirato Balaguerò leggerei pure la lista della spesa, ma, alla fine, i miei dubbi sono svaniti sin dalla prima pagina.Il romanzo non è scritto nella prosa stringata e scialba di una comune sceneggiatura, ma il periodare di Alberto Marini è perfettamente capace di seguire le onde della contorta psiche del protagonista. Ha un vuoto dentro che le parole non spiegano; è avvelenato da un odio e da una sete di vendetta che, nel corso del romanzo, non trovano nessuna giustificazione.Tuttavia, l'autore torinese è capace di renderlo umano, di far nascere empatia, simpatia e compassione nei suoi confronti. Perfino negli atti più gentili di Cillian si nascondono le intenzioni più orribili, ma leggere di lui che gioca al gatto e al topo e che, come un bambino pestifero e viziato, si diverte a mettere a soqquadro gli appartamenti dei condomini accende un sorriso torvo e la risata amara che soltanto una commedia nera sa far divampare.Recensione: Bed Time, di Alberto MariniArricchito da un corollario di personaggi assenti nel film e dagli scenari mozzafiato della patinata New York di Gossip Girl, il libro è riuscito a regalarmi brividi e sorprese quasi come se il film di Balaguerò non avesse mai incontrato il mio radar. Paradossalmente sono quasi identici, ma, sebbene rimanga un pregevole thriller, la trasposizione per il grande schermo non è in grado di trasmettere, attraverso le immagini, la natura da predatore e la folle lucidità del quieto Cillian. Il romanzo è più forte e crudele, ride sarcasticamente anche dinanzi alla morte e, come avveniva nel celeberrimo trailer di Shining, fa sgorgare dagli ascensori intarsiati fiumi di violenza e spalanca le porte all'incubo. E' cattivo, scorretto e lascia a bocca aperta con un finale che è puro lampo di genio. Terrificante senza versare una goccia di sangue, hitchcockiano e cervellotico, tira i fili di uno spettacolo di marionette dagli ingranaggi perfettamente oleati, che guarda al patinato thriller degli anni '50, ma, non dimenticando le sue origini, strizza l'occhio al grottesco LaComunidad – Intrigo all'ultimo pianoe alla distorta sensualità della Pelle che abito, di Pedro Almodovar e , surclassando i limiti dei thriller home invasion, profana l'eden della nostra dimora e il santuario del corpo femminile. Invita a temere l'ira dei miti. E a tremare..Il mio voto: ★★★★★ Il mio consiglio musicale: Michael Bublé – Cry me a river 

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