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Recensione: Birdman (o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza)

Creato il 11 febbraio 2015 da Mattiabertaina

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Genere: Commedia

Regia:  Alejandro González Iñárritu

Cast: Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Emma Stone, Naomi Watts

Durata: 119 min.

Distribuzione: 20th Century Fox

 

È dura la vita dell’attore, soprattutto se si chiama Riggan Thompson, personaggio del mondo del cinema che, in seguito ai successi nel campo dei cinecomic nei panni del supereroe Birdman, vuole far conoscere al mondo le sue vere capacità. E quale miglior modo se non quello di entrare nel teatro (per molti l’arte ormai inferiore), e cimentarsi in una commedia esistenziale fatta di colpi di scena e pensieri sull’amore e sulla vita? Inizia così la sua nuova carriera teatrale. In questa rappresentazione ci sono tutti i suoi collaboratori del passato: dal produttore Jake, all’attrice (e nonché amante) Laura. Nel corso degli eventi viene assunto anche Mike Shiner, uomo che in pratica vive di solo teatro, ma che possiede un carattere altalenante, fuori dalle righe. Insomma, detto con lo stile narrativo del fumetto, riuscirà il nostro eroe a sconfiggere il pregiudizio della celebrità e ad ammaliare il pubblico di Broadway?

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Se si pensa all’aspetto contenutistico di quest’opera (perché di opera di parla), Alejandro González Iñárritu ha portato in scena un film completo sotto ogni punto di vista. Birdman riflette sul lungo rapporto che l’attore ha con la propria maschera, che, nel caso del protagonista, arriva a tal punto da fondere entrambe le personalità. Già dalle prime sequenze (soprattutto quella dove Riggan fluttua davanti alla finestra), infatti, ci troviamo nell’ambiguità, riflettendo se quello che vediamo è realtà o solo una pura immaginazione. Il regista, inoltre, punta a focalizzarsi sul confine labile dell’essere attore, che vanno dalle sue vere qualità recitative alla fama conquistata con o senza il merito di possedere certe capacità. La critica (implicita) all’industria hollywoodiana è palese: i continui film tratti da fumetti o libri di successo planetario, o il recente ritorno ai reboot o sequel di film ormai saturi, sono certamente elementi da tener in considerazione, visto che si punta alla spettacolarizzazione più che a una storia innovativa e che tenda realmente a un maggiore puntualizzazione sul personaggio e alle sue sfumature. Non a caso, in un dialogo fuori dal teatro tra Mike e Riggan, il primo afferma platealmente che “La popolarità è la cugina zoccola del prestigio”. Iñárritu non lascia dietro le quinte il rapporto non proprio roseo tra il protagonista e sua figlia Sam, recentemente uscita dall’ospedale dopo una lunga disintossicazione. Il distacco è evidente, visto che lui sembra marginalmente avvicinarsi a lei, visto che tutto il suo pensiero va alla prima del suo spettacolo. Qui alcuni botta e risposta tra i due sono davvero incredibili, sottolineando la bravura di Michael Keaton ed Emma Stone. Se da un lato la critica al qualunquismo e al contenuto popolare, come già evidenziato, è il punto focale del film, dall’altro lo sbeffeggio verso la critica conservatrice e pronta a tutto per smontare un’opera è certamente un colpo di gran classe. Per quanto riguarda la regia, l’uso del piano sequenza è stato davvero azzeccato e non ha pesato per nulla sulla visione complessiva del film. Se l’obiettivo del regista era di battere il record di lunghezza di ripresa eseguita da Hitchcock in Nodo alla gola, Iñárritu si è dimostrato un degno avversario. Il montaggio, sotto questo aspetto, è stato fondamentale, visto che con difficoltà si riusciva a intravedere lo stacco da una sequenza all’altra. Un film da vedere a tutti i costi.

Voto: 4 su 5

Il trailer:


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