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Recensione: BROOKLYN di John Crowley. Un’irlandese a New York

Creato il 17 marzo 2016 da Luigilocatelli

timthumb-11Brooklyn di John Crowley (Irlanda/UK/Canada). Sceneggiatura di Nick Hornby dal romano di Colm Tóibín. Con Saoirse Ronan, Julie Walters, Jim Broadbent, Domhnall Gleason, Emory Cohen. Al cinema da giovedì 17 marzo.
timthumb-12Storia anni Cinquanta di una giovane emigrata dall’Irlanda a Brooklyn. Eilis in America troverà un lavoro, una dignità, un uomo che la ama davvero. Ma il suo ritorno in Irlanda rimetterà tutto in discussione. Film che sarebbe soappistico se non ci fosse alla sceneggiatura c’è Nick Hornby. Ottimo il quadro degli émigré a NY. Non un capolavoro, ma dignitosissimo. Molte nomination all’Oscar. Voto tra il 6 e il 7
timthumb-13Visto lo scorso novembre al Torino Film Festival, dov’era approdato dopo le molto buone recensione anglofone raccolte alla sua anteprima al Sundance. Anche se non proprio una pietra miliare nella storia del cinema, Brooklyn è film dignitosissimo, certo una perfetta e furba macchina da festival e da premi, e però con parecchie finezze di scrittura e di tratteggio che lo pongono un po’ sopra ai prodotti tipici da Golden Globe e Oscar. In fondo, trattasi di una storia abbastanza qualunque di una giovane donna con parecchi tratti da soap opera. Ma la mano di Nick Hornby in sede di sceneggiatura conta, e il risultato si vede eccome. Irlanda, anni Cinquanta: Eilis decide di emigrare a New York, un sacerdote irlandese là a Brooklyn le ha procurato il visto, le ha trovato una pensione. Lascia l’adorata sorella Rose e la madre e via, sul bastimento verso l’America. La cronaca dei primi tempi di Eilis a Brooklyn è piena di annotazioni interessanti. La padrona di casa abilissima nel gestire il ginceo delle sue opsiti, le amiche, il lavoro in un grande magazzino di alta fascia, la scuola serale per diventare contabile, la vita di parrocchia e le serate di danza all’ombra della sacrestia e sotto lo sguardo del parroco. Sarà a uno di quei casti balli che Eilis conoscerà un ragazzo italiano. Si mettono insieme e, quando lei dovrà tornare in Irlanda per un affare di famiglia, si sposano civilmente e in segreto. Solo che Eilis in Irlanda conoscerà un altro. J’ai deux amours, come cantava la Baker. Niente di particolamente nuovo, ma l’ambiente degli emigré irlandesi cattolici è descritto con acume, la figura di Eilis, così ansiosa di autorealizzarsi, non è per niente banale, e i due giovani uomini che la corteggiano sono fra i personaggi maschili meglio delineati del cinema degli ultimi anni. Hornby il suo mestiere lo conosce, e pure le psicologie maschili, che sa rendere come pochi. Saoirse Ronan brava, ma che non le abbiano dato l’Oscar non c’è d scandalizzarsi, ecco. La rivelazione del film è Emory Cohen quale boyfriend italoamericano. Il rampantissimo Domhnall Gleason – lo vediamo ovunque – rende con finezza le malinconie del suo giovane possidente irlandese.


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