Magazine Cinema

Recensione: "Cani di paglia" (2011)

Creato il 21 dicembre 2014 da Giuseppe Armellini
Recensione: Dico la verità, la tentazione di rivedermi l'originale era fortissima (mi
riferisco all'enorme film di Peckinpah) ma si sa, io sono uno che rivede poco volentieri gli stessi film e nel cinema vive molto nel presente, cercando di stare aggiornato il più possibile e provando a ricercare anche nella nostra epoca opere che non sfigurino al confronto dei capolavori passati.
Ricordo che il Cane di Paglia originale mi piacque da morire specie per il suo significato, ossia il constatare come qualsiasi essere umano portato agli estremi possa tirar fuori la sua parte più animale e violenta.
Facendolo poi, non essendone abituato, in maniera brutale, inarrestabile.
Questo Cani di paglia è un onesto remake che la solita critica nonmitoccateiclassici o unavoltaeratuttopiùbello ha letteralmente massacrato.
Tra parentesi, curioso il cambiamento del titolo al plurale e curioso anche il fatto di come il significato che si dà al titolo in questo remake sia, oltre che esplicito -lo dice infatti in una scena il protagonista stesso-, anche differente.
Tornando al film io l'ho trovato discreto, forse più che discreto.
Certo è girato bene (ottimo l'uso dei riflessi, ad esempio sulle lenti degli occhiali o sugli specchi) recitato dignitosamente e costruito drammaturgicamente in maniera tutt'altro che grossolana.
Mi è piaciuto molto l'uso reiterato del montaggio velocissimo, dettaglio tecnico che nell'originale fece quasi storia e qui viene "omaggiato" alla grande.
Io credo che questa tecnica abbia una potenza "emotiva" e d'atmosfera pazzesca, ma raramente viene utilizzata (sì, il montaggio alternato di più scene contemporanee è abusatissimo, ma non con questo "ritmo" pazzesco e tipo di decoupage).
Il problema più grande è tutto nel cast.
E' qui che il remake ha dovuto pagare il suo tributo più grande agli anni 2000, mettendo tre modelli nei tre ruoli principali.
Il marito, Marsden, è molto bravo ma oltre a non poter mai raggiungere il livello di Hoffman ha una fisicità che in qualche modo lo "predispone" alla violenza, dettaglio che porta così la sceneggiatura a rimetterci già in partenza visto che il punto di forza della stessa doveva essere proprio nel rendere una macchina da guerra una persona mite, innocua e fisicamente improponibile.
Lei non ha la dolce e naturale bellezza della George (anzi, sembra una pin up destinata a quella fine) ed anche il capo dei "bifolchi" non ha la sporcizia dell'originale.
Non lo so, forse dipende dal fatto che conoscevo già la trama, ma se la metamorfosi di Hoffman mi aveva dato un brivido qua invece ho faticato a seguire il percorso di David Summer, a ritrovarmelo da timido (ma non troppo qua) scrittore non tanto virile a lucido stratega e assassino nel finale.
Resta un film che oltre alla tematica principale (la natura animale che erompe) ha una fortissima connotazione sessuale.
David rappresenta l'intellettuale di cui innamorarsi, Charlie (un buon Skarsgard) il desiderio sessuale incontrollabile. Scrittore uno, carpentiere l'altro, timido uno, arrogante l'altro. Anche nel vestiario, nel mettersi in mostra c'è una differenza abissale. E qua il film (purtroppo non ricordo se avveniva lo stesso nell'originale ma credo di sì) si muove in maniera intelligente mostrando una Amy sì combattiva, vittima e vogliosa di vendetta, ma allo stesso tempo, nemmeno tanto sottotraccia, la mostra come una donna che magari inconsciamente non riesce a trattenere una certa attrazione sessuale, fisica, per Charlie (anche se ho trovato la scena dello spogliarellus interruptus abbastanza assurda e affrettata).
Il problema è che Marsden è uno gnocco pari se non superiore agli altri.
I casting sono importanti ragazzi.
E lo so che viviamo in anni in cui l'immagine è tutto ma fidatevi, per una volta anche brutti andava bene.
( voto 6 )

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines