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Recensione: “Con un poco di zucchero”, Chiara Parenti.

Creato il 09 febbraio 2015 da Chiara

Ancora tre ore e mezza di treno davanti a me, e solo due alle spalle: il viaggio della speranza non è neanche a metà. Vi lascio con la recensione di oggi, nella speranza che il vostro lunedì sia più entusiasmante del mio!

Recensione: “Con un poco di zucchero”, Chiara Parenti.Titolo: Con un poco di zucchero
Autore: Chiara Parenti
Editore: Rizzoli
Pagine: 150
Anno: 30 ottobre 2014

Giudizio: ★★★★☆

Sinossi
A trent’anni suonati Matteo Gallo, aspirante scrittore senza soldi e senza speranze, è costretto a vivere con la sorella Beatrice e “loro”, Rachele e Gabriele, i due scatenatissimi nipotini. Nessuna delle tate finora ingaggiate è riuscita a domarli. Ma ecco che, come per magia, un pomeriggio di fine settembre, un forte vento che spazza le nubi dal cielo porta tata Katie.
Beatrice e i suoi bambini restano subito incantati da questa ragazza inglese un po’ stravagante e scombinata, che fa yoga, mangia verdure, va pazza per i dolci… e che con le sue storie fantastiche e i suoi giochi incredibili è in grado di cancellare l’amaro della vita. Matteo invece cercherà (o crederà) di sottrarsi al suo influsso: ma sarà tutto inutile, perché Katie compirà su di lui la magia più grande. Quella dell’amore.
Dall’autrice del romanzo rivelazione dell’estate 2014 “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)” una nuova, divertente e supercalifragilistichespiralidosa storia d’amore, che fa rivivere il mito di Mary Poppins.

Quando Chiara Parenti mi ha contattata, qualche giorno prima della fine del 2014, non sapeva che i suoi libri fossero nella mia wishlist da un bel po': immaginate quindi la mia gioia nel vedermene offrire uno, in cambio di un’onesta recensione, in una giornata piovosa e ormai lontana dallo scintillio del mio amato Natale! Mi ci sono dedicata senza pensieri, nei ritagli di tempi tra sessioni di studio, colazioni freddolose e pochi minuti prima di addormentarmi ed è stata la compagnia perfetta per giornate piovigginose e umide.

«Okay…» mormora Beatrice, annuendo con un’aria così scettica da fare un purè anche con ciò che rimane del mio orgoglio. «E credi che prima di diventare il nuovo Stephen King troverai il tempo di imbiancare il soggiorno o mettere a posto tutte le tue cose ammassate in camera tua? Non riesco a credere che ancora tu non abbia disfatto i bagagli!»
«Sì, certo, ti ho detto che lo faccio!»
«Bene, allora perché aspettare? Secondo me puoi iniziare subito…»
«No, adesso devo portare fuori il cane» dico, alzandomi di scatto.
«Ma se non ce l’abbiamo nemmeno, il cane!»
«Allora vado a farmi un giro in tandem.»
«E con chi?»
«Con il cane.»

Matteo non sta vivendo un momento particolarmente felice: spiantato, single, disoccupato, davanti al suo sguardo cinico e disilluso si spalancano deserti privi di prospettive, pianure di acidità, sterminati campi di odio gratuito e non precisamente indirizzato. Se al mondo esiste un corrispettivo negativo delle leggendarie lenti rosa, ecco, sono quelle che il prode eroe di questa fiaba indossa costantemente. Katie, al contrario, non ha bisogno di lenti rosa per guardare al mondo con una gioia di vivere senza limiti e occhi verdi troppo grandi per sembrare veri. Katie, piccolo folletto biondo, irrompe nella quotidianità caotica di una famiglia un po’ spera, per riportare colore sui visetti di due bambini privati delle proprie certezze e serenità nell’animo di una giovane donna in carriera, ferita nell’animo da un divorzio con più strascichi del previsto. Matteo sembra essere l’unico immune a questa malattia chiamata “felicità” e in quanto unico portatore sano del gene del cinismo paranoico, dichiarerà guerra alla biondissima tata determinata a rivoluzionare la sua esistenza. E tra una guerriglia verbale e l’altra, sarà decisamente troppo tardi quando si accorgerà che suo nemico non è la blogger cincillosa di Nuvoletta.com, ma tutta la sofferenza che si porta dentro. E nel momento in cui imparerà a lasciarsi andare, un passo falso lo metterà davanti all’ovvio e lo costringerà a riprendere in mano la sua vita, ad affrontare le sue paure e a combattere per quello che realmente vuole.

Ogni volta che Tata Katie canta, un pettirosso muore.
L’altro giorno stava intonando qualcosa che assomigliava a Profumo di Gianna Nannini mentre cambiava lo hobbit piccolo che si era fatto la cacca addosso, quando il povero Paul ha cominciato a sniffarsi le piume verniciate sperando forse di soffocare e morire. È così stonata che quando canta lei anche Eolo, il coyote del comandante Ferretti, si zittisce, rintanandosi spaventato nella cuccia con la coda tra le zampe. Lo stesso effetto ce l’ha pure sugli hobbit: dopo tre settimane che Tata Katie è qui con noi, devo ammettere che si fanno sentire molto meno. Ma solo perché ora si sente solo lei.

C’è una cosa che dovete tenere a mente quando prendete in mano questo libro: fa sbregare dal ridere e questo lo rende a conti fatti speciale. Con un poco di zucchero è una rivisitazione della storia conosciutissima di Mary Poppins; ambientato ai giorni nostri e in una Roma un po’ di periferia, ci immerge in un’atmosfera che è piena di sole, risate e luce dorata. Tra Katie e Matteo, ho decisamente preferito lui e dalla prima all’ultima pagina ho ringraziato il cielo che Chiara abbia deciso di affrontare il romanzo dal suo punto di vista, relegando Katie a qualche comparsata – spassosissima – degli articolo del suo blog. Matteo è divertente, cinico, acuto. Troppo disperato per rendersene conto, è un Don Chisciotte post-moderno che combatte non contro i mulini a vento, ma contro se stesso e tutte le possibilità che potrebbe cogliere per essere felice. E guardarlo prendere coscienza della realtà, di se stesso e dei suoi sentimenti è un piacere che si accompagna ad un divertimento che non mi aspettavo, scandito da battute al vetriolo e figure davvero, davvero, davvero pessime che colleziona come figurine. La narrazione è lieve come una carezza, le pagine scappano via con una facilità che non mi aspettavo e la lettura è ferma compagna di un ampio sorriso che non tradisce mai, sfumato di speranza anche quando la situazione sembra precipitare – a ricordarci quanto la volontà e il sentimento possano motivarci, che il lieto fine non è in attesa del nostro arrivo ma a volte ha bisogno di una spintarella o che vengano costruiti quei gradini che ci impediscono di raggiungerlo. Matteo se lo conquista, il suo lieto fine, e per quanto abbia passato un intero libro ad auto-sabotarsi non è sbagliato dire che se lo merita. Inutile dire che i suoi aiutanti, quelli che lui chiama non troppo affettuosamente “hobbit”, sono probabilmente i bambini di carta più belli di cui abbia letto, un po’ come il piccolo Giò Giò di Mirya, anche se in realtà è corretto dire che tutti i personaggi che si alternano sulla scena sono vivi di uno spessore che non mi aspettavo di trovare un romanzo così leggero. Perché Con un poco di zucchero è leggero come una nuvola, una fiaba che riesce ad evitare lo stucchevole del genere presentandosi con un taglio squisito e mai banale: tanto di cappello a Chiara, che spero di rileggere al più presto, per esser stata capace di dare vita ad un mondo a cui bastano pochissime pennellate per prendere vita, con colori brillanti e un’atmosfera che vi conquisterà con dolcezza. Decisamente consigliato!


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