Magazine Cinema

Recensione: CORPI. Dalla Polonia un film strano, sghembo, di anoressiche e medium

Creato il 04 novembre 2015 da Luigilocatelli

10314499_243586582505540_6493439034564233866_nCorpi (Body), di Małgorzata Szumowska. Con Janusz Gajos, Maja Ostaszewska, Justyna Suwała. Al cinema da giovedì 5 novembre 2015.201506040_2Un uomo che indaga su un infanticidio. Sua figlia malata di anoressia. Una terapeuta che a tempo perso fa la medium. Niente è in ordine, tutto è scostato rispetto alla media in questo strambo film di una regista polacca talentuosa quanto indecifrabile. Premio (ex aequo) per la migliore regia alla Berlinale 2015. Voto 6 201506040_110371892_243582105839321_4698870877523123865_nRipensandoci adesso, Corpi mi sembra meglio di come mi fosse apparso lo scorso febbraio alla Berlinale, dov’era in concorso e dove avrebbe poi vinto l’Orso d’argento per lamigliore regia ex aequo con il rumeno Radu Jude di Aferim! (film di sicuro più importante). Confermando la polacca Małgorzata Szumowska regista fuori schema, non omologata, capace di cose insopportabili (come il suo Elles, visto alla Berlinale nel 2012) e notevolissime (In the name of…, dato sempre qui a Berlino nel 2013, un mélo dagli echi fassbinderiano poi vincitore al Festival Mix di Milano). Questo suo Corpi, in originale Body, si colloca tra i due, ed è opera in gran parte inafferrabile e spiazzante, difficile da giudicare, un oggetto che non ce la fai mai a mettere a fuoco. Bislacco, più che bizzarro. Un dramma con derive nella commedia grottesca non sempre così digeribile. Personaggi borderline e anche un po’ oltre, malati di quella normalità che non riescono a vivere. Un padre procuratore (si sta occupando del caso di un neonato ucciso e lasciato dalla madre in un cesso della stazione), una figlia che lo odia e lo ritiene responsabile della morte per infelicità della madre. E che adesso si sta ammalando di anoressia. Una terapeuta alquanto stramba e new age che nel tempo libero fa la medium, mettendo in contatto i vivi con i morti. La ragazza finirà a far terapia di gruppo proprio con lei, innescando una reazione a catena che coinvolgerà tutti. Un film differente, non apparentabile a nessun altro. Una regista che continua a indagare le fratture esistenziali e psicologiche con fredda partecipazione, o se preferite appassionato distacco. Non c’è niente di medio in questo suo Body, tutto è come fuori registro, scostato, deragliato, cose e persone. Interessante, ma di quei film che proprio non ce la fai a volergli bene.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog