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Recensione: "D'amore si muore ma io no" di Guido Catalano

Creato il 06 marzo 2016 da Elisa_antoinette
Recensione: Titolo: D'amore si muore ma io no
Autore: Guido Catalano
Editore: Rizzoli
Pagine: 396
Prezzo: 17,00€
Data di uscita: 11 febbraio 2016
Sinossi«Ti ho cercata un sacco, sai?» «E come hai fatto a trovarmi?» «Prima ho seguito il sentiero di mollichine di pane.» «E poi?» «Il bat-segnale.» «E poi?» «La stella cometa.» «E poi mi hai trovata?» «Sì. Eri bella.» «Ero simpatica?» «Eri sorridente.» «Ero contenta.» «Ero impacciato.» «Però mi hai baciata.» «Come fosse l’ultima cosa che facevo prima di partire per la guerra.» «Avevo un bel vestito?» «Sì, blu e rosso corto, un sacco primaverile.» «C’era il sole?» «C’eravamo tu, io e il sole.» «Hai fatto bene a cercarmi.» «Sei stata brava a farti trovare.» Raccontare un amore che nasce è quasi impossibile. Perché quando quel misto di fragilità, gioia e speranza ci invade, le parole mancano. Quasi sempre. Nel suo primo romanzo, Guido Catalano compie un piccolo miracolo: scrivendo la storia tenera e stralunata tra l’ultimo dei poeti e un’incantevole aracnologa ci fa emozionare, commuovere e divertire. E riconoscere, una volta per tutte, quanto è bello scoprirci ridicoli, se è per amore.
Recensione★★Assurdo. Non credo ci siano altre parole adatte a descrivere questo libro.La promessa che ci viene fatta è di una storia che racconta l'amore, dalla sua nascita e scoperta, tra due persone e di quanto difficile e fragile a volte possa essere questo sentimento.Quello che ci viene dato invece è lo specchio di un rapporto ridicolo e, come sopra citato, assurdo.
Il protagonista di questo romanzo è Giacomo, un poeta semi-professionista, che incontra la donna dei suoi sogni durante un volo verso la Sicilia. Tra dialoghi stravaganti e ancor più stravaganti situazioni, ci ritroviamo davanti un personaggio che, dapprima, per la sua goffaggine troviamo simpatico, ma che poi si inizia in qualche modo a trovare penoso. O almeno questo è ciò che è apparso a me.Un personaggio insicuro che, per pretesa o anche solo speranza di sembrare galante, non fa altro che dirne una peggio dell'altra.
I suoi monologhi e i suoi pensieri poi sono tra i migliori, nella scala delle assurdità: frasi sconclusionate e film mentali da oscar sono presenti in quasi ogni pagina, oltre all'amico immaginario nelle vesti di Tonio Cartonio del Fantabosco che in questa sede ricopre il ruolo di consigliere personale del poeta.
Se devo essere sincera, questo libro l'ho trovato davvero divertente all'inizio, ma poi, pagina dopo pagina, mi è risultato sempre più difficile proseguire per tutta questa sua pretenziosità ad apparire spassoso a tutti i costi. Tra i detti che ho fatto miei c'è anche il "il gioco è bello quando dura poco", e in questo libro - a mio avviso - si è raggiunto il limite del sopportabile.L'unica parte bella, davvero bella, e non ridicola è la scena della stazione in cui il protagonista racconta dei due innamorati seduti su di una panchina i quali leggono lo stesso libro dallo stesso libro. Lì, davvero, mi sono commossa. 
Quando presi in mano questo libro, speravo di stare per leggere della nascita e fioritura di una storia d'amore dolce, tra le insicurezze e le fragilità dettate del momento, ma quello che ho letto invece son state molto spesso volgarità, infantilità, tradimenti e scene rasenti il ridicolo, un amore - a mio avviso - ansioso, alcolizzato e caratterizzato da stupidaggini.Se è questo lo specchio dell'amore allora permettetemi di dissentire e di dissociarmi.Tuttalpiù lo stile narrativo di questo libro è colloquiale che di più colloquiale non si può, il che ha reso la lettura un po' faticosa.
Peccato: poteva essere una lettura divertente e diversa dal solito, ma alla fine divertente lo è stata anche fin troppo che ad un certo punto mi è venuta a noia. L'ho terminata soltanto per scoprirne il finale.

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