Recensione del film “La nostra vita”

Elio Germano veste i panni di un imprenditore edile, padre affettuoso di due allegri bambini e marito premuroso. A rovinare questo idilliaco quadretto familiare sopraggiunge l’inaspettata morte della moglie, che viene a mancare prematuramente nel dare alla luce il piccolo Vasco, il cui nome vuole essere un omaggio al “grande Vasco” che invece li aveva uniti.

Il film rappresenta uno squarcio di quella che è la realtà italiana contemporanea, tra precariato, subappalti e immigrazione clandestina, pur senza marcare eccessivamente il tema sociale e mantenendo le linee guida del film drammatico.

Interpretazione da Oscar per Elio Germano che, come al solito, sembra assolutamente a proprio agio nei panni dell’uomo vissuto, cui la vita non ha saputo risparmiare dispiaceri e sofferenze di alcun tipo (miglior interpretazione maschile al festival di Cannes 2010). Il momento più carico di angoscia, che riesce a mettere in risalto tutte le doti del protagonista, si incentra nel funerale, momento in cui tutta l’attenzione viene concentrata sul primo piano di un marito straziato dal dolore, che sceglie di dare l’ultimo saluto all’amore della propria vita sulle note della canzone che un tempo li aveva uniti, una canzone che per la prima volta mostrerà tutta la verità nascosta tra le righe.

Il  film non è fatto però solo di scene strappalacrime, a fare da corollario ci sono le vite della sorella e del fratello di Germano, interpretato da un alquanto invecchiato Raul Bova, un uomo che ha fatto della solitudine la sua compagna di vita, ma che riuscirà a risollevarsi, perché non è mai troppo tardi…

Interessante anche la presenza di un Luca Zingaretti capellone, nei panni di un magnaccio dal cuore tenero.

Un film assolutamente da non perdere, riconosciuto anche di interesse culturale.

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