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Recensione del vibrante e poetico film THIRD PERSON

Creato il 01 aprile 2015 da Masedomani @ma_se_domani

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Ho atteso due lunghi anni prima di scrivere queste righe. Sul lago Ontario, in una giornata insolitamente torrida, ho visto un film, intrigante, avvolgente e avvincente: “Third Person”, scritto e diretto da Paul Haggis. La cornice era quella del Toronto Film Festival, correva l’anno 2013 e non si sapeva se e quando questa pellicola sarebbe giunta nel nostro Paese. All’epoca ci eravamo limitati a presentarla (cliccate QUI), ma ora le dedichiamo le righe che si merita. Domani, infine, la nuova fatica del regista canadese sarà nei nostri cinema e, credetemi, la visione sarà un viaggio davvero suggestivo.

Gli esseri umani, le loro relazioni, gli incontri, le infinite debolezze, le mille sfaccettature di quei sentimenti che li rendono unici, sfilano sullo schermo. Uno scrittore a Parigi, un uomo di affari a Roma, una (ex)attrice a New York, sono i protagonisti di un avvincete racconto di legami che si sgretolano, intricano, perdono nel tempo, perché questa è la vita, meravigliosa nella gioia e nella sofferenza, che ci piace rivedere nel buio di una sala cinematografica.

Tutto è così inatteso e diverso da quanto siamo abituati. Ricordi, sogni e immagini si mescolano. È emozionante.

Liam Neeson e Olivia Wilde in THIRD PERSON - Photo: courtesy of M2Pictures

Liam Neeson e Olivia Wilde in THIRD PERSON – Photo: courtesy of M2Pictures

“Third Person” è una poesia carica di passione e suspense. Impossibile distrarsi prima che tutte le tessere del puzzle trovino la giusta sistemazione. Con lo scorrere dei minuti, la storia diventa la nostra, iniziamo a respirare, sudare, sperare in quelle stanze. Sentiamo l’odore di aria impolverata, tipico delle camere d’albergo con le finestre chiuse da troppe ore. Percepiamo il caldo torrido e inquinato, che si avverte solo nelle metropoli durante i mesi caldi. Siamo stranamente insicuri e trasaliamo ogni volta che il personaggio più simile a noi si prende la scena. Sembra di poter sfiorare ogni cosa.

I colori cambiano secondo i luoghi, le inquadrature sono piene di quei dettagli che uniscono e dividono i protagonisti, le musiche sono dolci e strazianti e il cast è in stato di grazia, perfetto, attento a non sbagliare (e non sbaglia!) smorfie, sguardi o l’inclinazione del viso, tutto e tutti contribuiscono alla riuscita del film. Adrien Brody nella caotica e afosa Roma è a disagio, determinato, sofferente nella sua performance. Liam Neeson, alle prese con un libro nella romantica Parigi ci fa ridere, sospirare e fremere. Mila Kunis e il suo ex-marito sono crudeli, isterici, tremendamente reali nel non comprendersi e sbagliare i tempi.

Mila Kunis in THIRD PERSON - Photo: courtesy of M2Pictures

Mila Kunis in THIRD PERSON – Photo: courtesy of M2Pictures

La trama è densa, ma non difficile da seguire, sicuramente non si deve svelare, perché la bellezza dell’opera sta nella scoperta, nel provare e nel rivivere quegli stati d’animo che sfilano sullo schermo mentre i protagonisti tentano di rimettere a posto esistenze che meriterebbero, in ogni caso, di essere (ri)vissute ancora e ancora dal primo all’ultimo errore.

Prima di entrare in sala domandatevi solo una cosa: quando un legame si può definire giusto o sbagliato? Sino a dove può arrivare l’amore? Che prezzo siete disposti a pagare per un istante, anche solo una illusione, di felicità?

Vissia Menza


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