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Recensione di A bocca chiusa di Stefano Bonazzi

Creato il 30 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

20 Flares 20 Flares × Recensione di A bocca chiusa di Stefano BonazziA bocca chiusaStefano Bonazzi
Pubblicato daNewton Compton
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Nuova narrativa Newton
Genere:Thriller
Pagine:
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Il libro su Goodreads
Trama:
Un bambino e suo nonno, una famiglia che dovrebbe proteggerti. Invece ottieni solo odio, emarginazione. Si apre una parentesi dolorosa che non si chiuderà più.

La mente è fatta di meandri in cui puoi perderti. Mondi paralleli fittizi, a volte pericolosi. A bocca chiusa è un thriller psicologico di Stefano Bonazzi che lascia traccia. La scritta sulla copertina “Dimenticare sarà impossibile” è più di una scelta commerciale, piuttosto sintetizza il maggior pregio di questo libro capace di offrire una storia che senti nella pancia, che intimidisce prima e sconvolge poi. Non si può restare impassibili. Il lettore si aspetta che accada qualcosa, il lettore è confuso, spera che non sia come sembra. E non lo sarà. Forse sarà peggio.

Tutti i nipoti vorrebbero avere un nonno che racconta le storie, gioca, ti prende in braccio. Il nonno di questa storia invece è una persona che odia tutti, evita tutti, sempre pronto a esplodere, con le urla o con le mani, inferocito da una malattia che lo costringe a letto. Il protagonista e io narrante è il nipote di dieci anni che sarà suo malgrado costretto a trascorrere le vacanze estive da solo col nonno mentre la madre e la nonna lavorano. Questa sorta di rapporto di dipendenza della figlia e di sudditanza della moglie consegna di fatto piena libertà all´uomo, che terrorizza il nipote, parla solo per minacciare o sfogare una rabbia infinita. Le donne sanno e ignorano.

A volte è molto meglio limitarsi a comprendere la parte più semplice delle cose, continuare a tenere gli occhi fissi sulla strada e le mani sul volante, per evitare di sbandare e complicare tutto quanto: c´è il rischio di farsi veramente male.

IMG_4188lightCosì un tappeto rosso diventa l´isola infelice di questo bambino, che costruisce con i lego tutto il giorno pezzi di fantasia, attento a non sconfinare, a farsi trovare in un territorio non suo e attirare le attenzioni del nonno, sdraiato col suo male. Il bambino crescerà con il pensiero che “se quello che ti fa serve a meritare il tuo odio, allora è giusto che lo odi”. Più si prosegue nella lettura maggiore diventa la pressione psicologica per il ragazzo, sempre più opprimente, e spietata la realtà. Una sfida contro l´inevitabile. C´è da sfondare la parete del reale e questo Bonazzi lo fa bene aggiungendo la variante del forte squilibrio mentale che spiazza il lettore. Una fiaba che lega un uomo a un bambino, trenta gocce regolari di Xanax, qualcosa che non perdonerai mai al tuo amico, un assassino. Tutto quello che sembra dissolto da una back-story finale sorprendente.

 

Approfondimento

Questo romanzo d´esordio di Stefano Bonazzi coinvolgente, incalzante, a tratti crudo. Non è una storia da dare per scontata. Personalmente ho trovato la prima parte un po´ ripetitiva, non nelle parole ma nella descrizione della trama, e quindi lenta. Probabilmente questo sbilanciamento nei tempi e nel ritmo delle prime centocinquanta pagine rispetto al resto è voluto. Dalla seconda parte in avanti, tutto subirà una brusca accelerata, in qualche modo noi non saremo più “padroni” degli eventi che abbiamo da sempre immaginato.

C´è qualcosa di incontrollabile in questo libro, una vera e propria forza motrice, prepotente da un lato, disperata e folle da un altro. Si chiama odio, qualcuno ci nasce dentro e non si tira più indietro per tutta la vita. Leggi e ricordi che esistono storie reali che iniziano in quello stesso modo o forse solo un poco gli assomigliano, finiscono nei Tg, e non saprai mai la verità. Un libro non è mai solo un libro. È anche, come A bocca chiusa, una radice nel pensiero e un peso nello stomaco che non puoi ignorare.



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