Magazine Attualità

Recensione di After Earth con Will Smith e il figlio Jaden.

Creato il 14 giugno 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Di futuri post-apocalittici ne abbiamo visti tanti nel cinema americano, e After Earth non si discosta dagli altri: l’umanità ha ridotto il after-earth-recensione-will-jaden-smith pianeta Terra in condizioni invivibili, trovandosi costretta ad emigrare verso altri lidi anzichè restare e pulire il pasticcio.
Giunti su un nuovo pianeta su cui stabilire la propria casa, gli umani vengono attaccati da una razza aliena locale con cui ingaggiano una guerra logorante. La migliore offensiva di questa misteriosa razza, che non viene mostrata allo spettatore per far risparmiare altri diecimila dollari di designer alla produzione, è la creazione di bestie capaci di fiutare la paura umana. Ed è un problema visto che gli alieni hanno dato un aspetto brutto e minaccioso alle creature, perchè se invece avessero ricordato un barboncino naufragherebbero tutti i presupposti del film e ci risparmiavano After Earth in partenza. Invece ecco la scusa pronta per snocciolare il solito mostro in stile Alien che lo spettatore confonderà con altri 987 esemplari visti in altrettanti film di fantascienza.

Cypher Raige (Will Smith) è il miglior ranger dell’esercito terrestre, oltre che quello con il nome più arrogante e coatto (provate a dire “io sono Saifer Reig” ad alta voce, per rendervene conto). Ha scoperto il modo di combattere i predatori alieni dominando la sua paura sino in fondo, rendendosi invisibile agli organi sensoriali dei cacciatori e riaprendo le speranze di vittoria dei suoi. Con questa difficile eredità deve convivere il figlio Kitai (Jaden Smith), cadetto militare ansioso di conquistare il titolo di ranger per essere all’altezza del padre.

Durante quella che doveva essere una semplice missione di routine i due precipitano con la loro astronave sul pianeta Terra. Cypher spiega al figlio che su questo pianeta la natura si è evoluta per rendere l’intero ecosistema ostile all’unico mammifero che rischiava di distruggerlo (esatto: l’essere umano!). Prima buona notizia. Purtroppo l’astronave si è spezzata e il radiofaro per mandare un S.O.S. è rimasto nella sezione di coda, che si trova a 100km di distanza, il che significa giorni di marcia in mezzo ad una giungla popolata di animali feroci, escursioni termiche assassine e altre amenità. Seconda buona notizia. Cypher, il supersoldato che missioni così ne fa due al giorno, purtroppo si è rotto una gamba nell’atterraggio, quindi toccherà al figlio, la recluta con nessuna esperienza sul campo, avventurarsi da solo alla ricerca del radiofaro. Terza buona notizia.Nella sezione di coda, si trovava un esemplare di cacciatore da portare all’accademia ranger per addestrare le reclute, ma quasi di sicurol’animale è morto nello schianto, rassicura il padre.QUASI. Kitai rimane in silenzio e deglutisce: evidentemente ha già visto dei film americani, sa cosa lo aspetta.

Da lì in avanti sono quasi 90 minuti di trekking nella giungla, quando il Signore degli Anelli incontra Avatar. In pratica tutta la pellicola consiste in Cypher che accompagna Kitai via radio nel suo viaggio, esortandolo a controllare la sua paura e diventare un vero ranger. Vista con occhio esterno è una metafora di Will Smith, veterano di Hollywood anzichè di guerra, che accompagna il figlio nella sua carriera cinematografica: sostituite le belve feroci della giungla con il pubblico, e il titolo di “ranger” con quello di “attore” e il gioco è fatto.

Sarebbe spontaneo chiedere per quale altra ragione M.Night Shyamalan (Il sesto senso, The Village) si sia dedicato ad una pellicola così diversa dal suo genere (a parte The Last airbender) se non su commissione altrui. La tentazione di incrociare le braccia e sbuffare è tanta, i presupposti non sono originali e lo svolgersi del film segue schemi troppo prevedibili, ma per fortuna Jayden Smith, pur essendo uno dei più sfacciati casi di raccomandazione del grande schermo, non è Silvio Muccino. Smith Jr dimostra di aver ereditato discrete capacità recitative per la sua età, e il padre tiene fede alla sua fama interpretando un ruolo distante dal solito: un soldato duro ed estremamente serio, molto controllato e freddo, persino nel rapporto con il figlio.

After Earth non è particolarmente originale, non sorprenderà nessuno, ma non è neanche un brutto titolo. Confezionato secondo gli standard del genere, può essere un recupero adatto ad una serata d’agosto casalinga, mancandogli la forza degli altri blockbuster attuali (Star Trek Into Darkness, tanto per citarne uno).

Articolo di Francesco Dovis.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :