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Recensione di I gatti di Nizamuddin di Nilanjana Roy

Creato il 01 agosto 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

21 Flares 21 Flares × Recensione di I gatti di Nizamuddin di Nilanjana RoyI gatti di NizamuddinNilanjana Roy
Pubblicato daNeri Pozza
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Le tavole d'oro
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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La trama:

Seguiamo le avventure di un clan di gatti che vive a Nizamuddin, un quartiere di Delhi, alle prese con i Piedoni (noi umani), i loro predatori naturali e i nemici della loro stessa specie. Tra tetti, foreste e vicoli, osserviamo la vita dal punto di vista dell’animale più adorato e misterioso del mondo.

Ogni proprietario di animale (cane, gatto, criceto o pappagallo che sia) non ha mai messo in dubbio l’intelligenza e la sensatezza delle azioni del proprio fedele amico. Ma credo che soprattutto le persone che hanno in casa un gatto siano consapevoli di questa verità. Se il gatto è da sempre l’animale più venerato, ci sarà un motivo, no? I gatti sono creature così misteriose e impenetrabili. Nei loro occhi si vede la luce della vita, che saltella agile da uno scaffale all’altro della casa, ma anche l’oscurità del predatore, che non deve far intendere alle sue vittime i movimenti. In I gatti di Nizamuddin ci confrontiamo con entrambe le parti di questo stupendo animale: da un lato c’è il clan dei Selvatici di Nizamuddin, il clan più antico di Delhi, dove i più anziani insegnano ai giovani le regole della caccia, le leggi dell’accoglienza verso gli stranieri e le storie gloriose del passato; dall’altro ci sono i Ferini della Catapecchia, una casa abbandonata, infestata di rabbia, risentimento e malattia. Con Katar, Hulo, Beraal e Miu-Miu affondiamo le unghie nella terra umida appena bagnata dal monsone, ci stendiamo al sole a scaldarci durante il giorno e alziamo le orecchie e le vibrisse di notte per la caccia. Con Stramonio, Stricninca, Arsenico e gli altri Ferini aguzziamo la vista nell’oscurità della Catapecchia, inaliamo l’odore di marcio e malattia che la impregna e aspettiamo pazienti che la prossima incauta preda cada dal soffitto.

E prima o poi le due facce della medaglia arriveranno a scontrarsi. Scopriamo il mondo con quel piccolo combinaguai di Mancino che, nelle sue scorribande per il parco, è sempre a caccia di avventure. Tra baffi e coda però capita Mara, una gattina domestica appena arrivata nel quartiere, ma già in possesso di enormi poteri da Emittente che disturbano la placida vita felina di Nizamuddin. Eh si, perché tra i gatti ce ne sono alcuni che hanno poteri straordinari, che compaiono nella vita di un clan quando questo ne ha bisogno. Ma in I gatti di Nizamuddin non si parla solo di gatti: incontriamo manguste affamate, chiediamo l’aiuto dei nibbi in una guerra impari tra Selvatici e Ferini, ascoltiamo i discorsi coraggiosi degli scoiattoli e, grazie a Mara, facciamo amicizia anche con le tigri dello zoo. Tutto in questo libro ci parla di un mondo che ci s’immagina da piccoli, dove gli animali riescono a comunicare tra loro con parole umane, ma l’autrice non si dimentica mai di ricordarci la realtà dei fatti: gli animali non parlano per davvero, ma emettono versi o compiono movimenti.

Così dopo ogni discorso incontriamo sempre un miagolò, o un fischiò, o uno squittì, e mai un disse. Ho apprezzato molto che non si abbandonasse mai la ricerca di segnali non verbali della comunicazione animale: ci si accorge che un nibbio non è d’accordo per come gli si arruffano le penne della coda, oppure capiamo che un gatto sta per avventarsi su una preda per come muove la coda. Ho amato i pensieri e lo sguardo di sufficienza che i gatti e gli altri animali lanciavano a noi Piedoni, grandi e grossi, ma incapaci di usare quello che la natura ci ha messo a disposizione, prima di tutto l’olfatto. Per loro è così strano che noi non ci rendiamo conto di quello che ci circonda, e ci commiserano per la nostra ignoranza.

 



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