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Recensione di Il profumo delle foglie di limone di Clara Sànchez

Creato il 04 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

11 Flares 11 Flares × Recensione di Il profumo delle foglie di limone di Clara SànchezIl profumo delle foglie di limoneClara Sànchez
Pubblicato daGarzanti
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Narratori moderni
Genere:Romanzo StoricoSentimentale
Pagine:
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La trama:

Una ragazza madre ed un superstite della Shoah: la Sànchez sceglie un’accoppiata insolita ma ben assortita per dare la caccia a due ex criminali nazisti che si stanno godendo, come innocui turisti, il caldo sole delle spiagge spagnole.

Il profumo delle foglie di limone è quello che a fine settembre pervade le strade assolate e deserte della Costa Blanca, in Spagna. È qui che s’incontrano le vite di Sandra e Juliàn, le due voci narranti del romanzo, due personaggi lontani tra loro per età e ancor più per esperienze di vita. Sandra, trent’anni, un anello al naso e ciocche rosse tra i capelli, non ha un lavoro, ha litigato con i genitori ed è incinta di un uomo che non è sicura di amare: “ero arrivata lì con la valigia e la testa piena di confusione”, alla disperata ricerca di un po’ di serenità. Durante il soggiorno nella casa al mare della sorella, conosce Fredrik e Karin Christensen, una coppia di adorabili vecchietti norvegesi. La soccorrono mentre ha un malore in spiaggia e da quel momento diventano per lei i nonni che non ha mai avuto, offrendole una premurosa amicizia e accogliendola nella loro spaziosa e fiorita Villa Sol. Juliàn è un sopravvissuto del campo di concentramento di Mathausen, erede e testimone di “un passato che ormai non importava più a nessuno ma del quale non riuscivo a dimenticare neppure un giorno, un dettaglio, una faccia o un nome, anche se si trattava di un nome tedesco lungo e difficile”.

È arrivato da Buenos Aires dopo aver ricevuto una lettera dell’amico Salva, suo compagno durante quella prigionia in cui “i nostri scheletri fasciati dai cenci a righe” furono condannati a sopravvivere. Non hanno mai dimenticato la sofferenza e le umiliazioni subite. Eravamo vittime, e le vittime e i perdenti non piacciono a nessuno.” Perciò, quando furono liberati, si arruolarono nel Centro Memoria e Azione, con l’obiettivo di localizzare i nazisti e dar loro la caccia. Insieme alla lettera, Salva gli ha inviato un ritaglio di giornale con la foto di due membri della comunità norvegese della Costa Blanca. Sono invecchiati ma ancora perfettamente riconoscibili: sono i coniugi Christensen, ex criminali nazisti distintisi per la ferocia con cui hanno sterminato centinaia di ebrei, tanto da meritarsi la croce d’oro (alta onorificenza concessa dal Reich ai suoi migliori soldati). Apparenze incantevoli che nascondono una verità agghiacciante.

Juliàn sa bene che le persone non cambiano ed è intenzionato a fare finalmente giustizia: “l’ultima cosa che volevo era proprio che se ne andassero all’altro mondo, sfuggendo a me e al mio odio”. Lo aiuterà Sandra, improvvisandosi infiltrata. Il profumo delle foglie di limone affronta a posteriori un tema che continua a suscitare grande attenzione perché, come scriveva Primo Levi, “se comprendere è impossibile” – dal momento che, etimologicamente, implicherebbe l’identificazione con gli artefici di un abominio senza precedenti storici e sarebbe umanamente inaccettabile – “conoscere è necessario” affinché quanto è accaduto non ritorni. Tuttavia, quello della Sànchez non vuol essere un libro di memorie sulla Shoah ma piuttosto una fonte di spunti per eventuali approfondimenti successivi.

È un romanzo di riflessione sulla vita nel suo terreno svolgersi, dall’incertezza della nascita all’incombenza della morte; e al centro la paura, che impedisce di vivere liberamente e si dissolve solo grazie al calore delle persone che amiamo. Ma è anche un romanzo di denuncia, contro l’impunità dei potenti, contro una giustizia che troppo spesso non fa il suo corso, contro l’inganno del male che finge di fare il bene. La storia è originale, sebbene a tratti risulti vagamente surreale. La trama avvince, il ritmo incalza. La lettura scorre veloce. Molto comunicativi appaiono i ritratti psicologici di Sandra e Juliàn: l’ingenuità e l’incoscienza dell’una, la commovente incapacità di reale vendetta dell’altro, s’inseriscono in un contesto sociale attuale ma affatto banale perché abilmente curato nei dettagli. Un finale forse meno scoppiettante rispetto alle aspettative ma sicuramente più coerente e realistico.

P.S. Adorabile l’aforisma libridinoso contenuto nel romanzo:

«Lei legge tutta questa roba?»

«Nessuno legge mai tutto, ma devo averla a portata di mano.

Prima o poi potrebbe servirmi.»

Angela Saba

Booktrailer



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