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Recensione di Le dodici tribù di Hattie di Ayana Mathis

Creato il 02 febbraio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di Le dodici tribù di Hattie di Ayana MathisVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Ayana Mathis
Pubblicato da:Adelphi
Collana:Supercoralli
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
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scontato
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Trama:

Hattie era una ragazzina di soli quindici anni bella e dalla pelle ambrata quando si trasferisce dalla Georgia a Philadelphia insieme alla madre e alla sorella, dopo il brutale assassinio del padre da parte di un gruppo di bianchi ai quali non andava giù che un nero gestisse un negozio. A diciasette anni, incinta, Hattie va a vivere con August nella casa in affitto di Wayne Street. Qui rimarrà per tutta la sua vita continuando a mettere al mondo e ad allevare figli senza mai arrendersi al sentimentalismo. Nel corso della sua vita, Hattie si prende cura, a modo suo e con alterne fortune, di ben undici figli e una nipote. Eccole, dunque, Le dodici tribù di Hattie.


Il romanzo si apre nel 1925, Hattie ha 17 anni e vive, in una piccola casa a Wayne Street, con il marito, August, e i suoi gemelli, Philadelphia e Jubilee. La nuova vita a Philadelphia e la nascita dei due gemelli per Hattie rappresentano il sogno americano della famiglia serena e borghese. D’altronde secondo August la casa in affitto sarebbe dovuta essere una sistemazione provvisoria in attesa di potersi permettere presto una casa di proprietà. Ma tutti i sogni di Hattie cadranno uno dopo l’altro, iniziando proprio dalla morte dei due bambini fra le sue braccia durante una rigida giornata invernale, portati via dalla polmonite, perché non aveva abbastanza denaro per comprargli della penicillina. Hattie non si riprenderà mai più da questa perdita, ma continuerà ad avere bambini, ed i suoi nove figli, insieme a una nipote e il ricordo dei suoi gemelli perduti, rappresentano le 12 tribù del titolo.

Le 12 tribù di Hattie suggeriscono anche le dodici tribù di Israele e Hattie è la figura biblica di Agar, concubina di Abramo e archetipo della schiava che fu sfruttata e poi abbandonata. Un soggetto questo popolare nella letteratura americana del XIX e inizio del XX secolo. I capitoli del romanzo si susseguono con una scansione cronologica, che varia dai due ai ventitre anni, e ci presentano passo a passo tutti i figli di Hattie che rappresentano, con le loro esistenze alquanto problematiche, tutte le lotte afroamericane per la libertà, che proprio in quegli anni si combattevano in America: Floyd, virtuoso musicista di tromba, ama la musica jazz e reprime la sua omosessualità andando con donne di facili costumi; Six, quattordicenne trova la sua salvezza e nasconde i suoi istinti violenti frequentando la chiesa Battista, fino a diventare il più giovane predicatore e guaritore della tenda del Risveglio in una cittadina sperduta del sud America; Alice sposa un medico benestante ma trascina una vita tra il letto e il divano, senza mai dimostrarsi all’altezza delle aspettative del marito, poichè non riesce a dimenticare di non aver difeso il fratello più piccolo Billups, dagli abusi sessuali subiti; Billups, a sua volta, vuole affrancarsi dalle apprensioni continue e soffocanti che la sorella ha nei suoi riguardi; Franklin ritornato dal Vietnam fa il giocatore d’azzardo e si rifugia nell’alcool; Bell dopo l’abbandono di Walter va alla deriva, “trasportata da una corrente d’agonia, che presto l’allontana troppo per poter tornare indietro”; Cassie è schizofrenica e così Hattie deve prendersi cura di lei che esce ed entra dall’ospedale e di sua figlia, Sala; e infine Ellie, l’ultima nata, che viene data in adozione e Ruth figlia di una relazione extraconiugale.

Hattie disperata ma mai vinta rappresenta il simbolo di un’epopea afroamericana che ha spinto milioni di neri ad abbandonare un Sud razziale e cercare una vita migliore in un Nord libero. L’abilità di Ayana Mathis sta nel riuscire a tenere insieme tutte queste storie che, per loro stessa natura, possono ritenersi dei racconti perfettamente in grado di camminare da soli. Scritto con eleganza e notevole equilibrio, Le dodici tribù di Hattie è un po’ come la sua eroina, scarmigliata, nervosa, una ritenuta, a volte, piccola, e insignificante, ma forte, memorabile, determinata e formidabile dietro l’apparenza.

Approfondimento

Le Dodici Tribù di Hattie è un romanzo d’esordio che ha ottenuto in America l’attenzione della critica ed è stato scelto come uno dei migliori romanzi dell’anno dal New York Times. Ayana Mathis originaria di Philadelfia, vive a Brooklyn, dove insegna scrittura creativa, conosce bene l’Italia dove ha trascorso un lungo periodo della sua vita. Laureata all’ Iowa Writers’ University, ha seguito i corsi di scrittura al Michener Copernicus Course, Le Dodici Tribù di Hattie, è il suo primo romanzo, diventato subito un bestseller anche grazie a Oprah Winfrey che l’ha scelto per il bookclub del suo seguitissimo salotto televisivo.

Milena Privitera

Ayana Mathis

Ayana Mathis è nata a Philadelphia. “Le dodici tribú di Hattie”, il suo primo romanzo, è stato selezionato tra i libri dell’anno dal «New York Times» e dalla NPR, la radio pubblica americana.

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