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Recensione di Les Consolationes di Helmut Lachenmann, Kairos 2008

Creato il 18 novembre 2011 da Empedocle70
Recensione di Les Consolationes di Helmut Lachenmann, Kairos 2008

Questa recensione copre una grave lacuna all’interno del mio blog. Nell’anno in cui vede finalmente riconosciuti i suoi meriti, vedi i concerti e le celebrazioni recenti a Milano Musica, è obbligo recensire questo doppio cd dell’ottima casa discografica Kairos interamente dedicato alle musiche di Helmut Lachenmann.

Era davvero obbligo, non solo in considerazione del ruolo e del posto che Lachenmann ricorpre all’interno della musica contemporanea ma anche e soprettutto per il fatto che in questa doppia opera troviamo il suo pezzo per chitarra più famoso: quel Salut fur Caudwell composto e dedicato nel 1977 agli stessi interpreti che effettuano questa registrazione, i chitarristi Wilhelm Bruck e Theodor Ross. Pezzo metafisico. Dove i silenzi e i suoni che escono dai due strumenti a sei corde fanno proprio un spazio non delimitato, per un opera dal significato politico e pensata in onore al poeta marxista Christopher Caudwell, morto in quel grande crogiuolo di speranze e di utopie che fu la guerra civile spagnola contro il dittatore Franco, spalleggiata dall’italietta fascista.

Ma la chitarra trova posto anche nei Concertini del 2004 (recentemente suonati a Milano Musica con la presenza alla chitarra di Elena Càsoli) altra opera dove il titolo inganna per lasciare posto non a delle visioni musicali integrate ma a delle occasioni per i singoli strumenti, mentre cede il posto alle voci inquietanti e mormoranti di Les Consolationes, datato 1967-69, 1977-78.

Descrive qualcosa di reale questa musica? Riescono a realizzare qualcosa di concreto queste forme di astrattismo mentale? Esiste una funzione associata alla forma? E’ pura arte in se stessa? Autoconclusiva, quindi indipendente e immortale per definizione?

Al di là di queste domande, a cui non so dare risposta, rimangono le sensazioni forti date dall’ascolto e in questo senso queste musiche si differenziano (parlo del risultato finale, ovviamente) da certe forme ultraminimali presenti nella musica liberamente improvvisata tanto cara a personaggi come Derek Bailey. Di Lachenmann restano le parole di elogio di Luigi Nono: "è un musicista fornito di una capacità di invenzione prismatica, timbrica, temporale tale da sottoporre al materia sonora a trasformazioni di una rapidità che, all'inizio. è difficile da percepire."

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