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Recensione di Niente, più niente al mondo di Massimo Carlotto

Creato il 25 maggio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

8 Flares 8 Flares × Recensione di Niente, più niente al mondo di Massimo CarlottoNiente, più niente al mondoMassimo Carlotto
Pubblicato daE / O
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Assolo
Genere:Noir
Pagine:
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La trama:
“Niente più niente al mondo servirà a mettere a posto le cose”. Con queste parole inizia e finisce questo monologo che ha come unica voce narrante quella di una donna disperata e delusa. Delusa dal marito metalmeccanico, Arturo, che dopo il licenziamento si sentirà sminuito perché per sbarcare il lunario dovrà fare il magazziniere. Delusa dei loro rapporti, anche di quello sessuale (l’unico rimasto) che subirà un cambiamento quando lui dovrà ricorrere alle note pastiglie blu, aimè molto costose. Delusa anche di avere una figlia che potrebbe sfruttare il suo aspetto fisico per andare a fare la velina o il Grande Fratello e invece si accontenta di fare la pony express per una schifosissima paga. Tutto ciò che conosciamo di questa storia lo veniamo a sapere dalla voce di questa donna disperata, un monologo che non concede spazio alle ragioni degli altri e dove tutto il mondo ruota attorno a lei.

Niente più niente al mondo mi costringerà a finire la mia vita in mezzo ad altri vecchi tristi. E poveri”.

L’attenzione di questa donna per la ricchezza è una forma quasi maniacale. Tutta la sua esistenza, quella di suo marito Arturo e della loro unica figlia (che lei non chiama mai per nome, ma solo bambina mia) ruota attorno ai soldi: a come risparmiarli, a come spenderli ma soprattutto a come guadagnarli. E su questo ultimo punto lei ha le idee ben chiare. Sono i soldi, e solo questi, che ti danno una dignità o che perlomeno non te la tolgono. A lei non deve succedere quello che è successo a sua madre: morta parcheggiata in un corridoio di ospedale, forse dimenticata. E senza una spiegazione convincente, ma con un’alzata di spalle, da parte di chi avrebbe dovuto prestarle le cure necessarie: “Era vecchia, era arrivato il suo tempo, cosa vuole che importi”. “Se hai i soldi non ti trattano così”. Una donna con il terrore della vecchiaia che non vuole finire in quell’ospizio vicino a casa. Dimenticata da tutti. Quando era giovane aveva dei sogni e pensava di avere un futuro. Adesso le ritornano alla mente le frasi e le note de Il cielo in una stanza, uscite dalla chitarra del cugino di Arturo durante il loro matrimonio.

E le sembrano davvero stonate. Il loro soffitto era sempre rimasto bianco grazie a suo marito, che ogni due anni lo rinfrescava, ma prima di arrivare al cielo c’erano da sopportare il rumore degli zoccoli della signora Andreis che, nonostante abitasse sei piani sopra di loro, si sentivano a qualsiasi ora del giorno e della notte. La frustrazione più grande per lei è quella di non comprendere perché la sua bambina non si dia da fare per cambiare quello schifo di vita. Potrebbe scendere a compromessi con il suo corpo e magari accettare un lavoro con qualche agenzia televisiva che la renda famosa, come Costantino e Alessandra dalla De Filippi. Questa sarebbe stata vita vera per la sua bambina e poco importava se le sue priorità erano invece un lavoro onesto e l’amore per un ragazzo tunisino.Quello ti fa figliare come una coniglia e quando si stufa si porta via i bambini al suo paese e tu finisci a Chi l’ha visto”. E per questo andrà a denunciarlo alla polizia. Mai avrebbe voluto ritrovarsi un nipotino di colore. Il mondo di questa donna è un continuo e perdente confronto con le signore ricche alle quali fa le pulizie in casa. I suoi interessi sono solo alcuni programmi televisivi. Tra i giornali il più letto è Novella 2000 dal quale prende spunto per preparare un diario a “quell’asina di sua figlia” ritagliando articoli e fotografie di matrimoni vip in modo che la sua bambina possa farne tesoro e imparare la vita. Solo così potrà ripagare tutte le fatiche e le umiliazioni che lei e l’Arturo hanno dovuto subire. Ma la ragazza non leggerà mai quel diario e non sarà mai quello che mammina avrebbe voluto. Non venderà il suo bel corpo, per diventare ricca, famosa e magari finire pure lei su qualche rivista patinata. Quella bambina sarà un tale delusione che, assieme a tutte le altre maturate nel tempo, le porteranno sempre di più a gradire il vermouth – tre o anche quattro bottiglie la settimana – e trasformeranno le sue azioni, da lei sempre giustificate, in atti di pura follia.

La vita di questa donna – passata solo a guardare quella di chi è diventato famoso non importa come – rappresenta non soltanto l’incapacità di comprendere che dietro alla facciata di chi è ricco spesso si nasconde un mondo con differenti ma altrettanto tristi verità, ma soprattutto che la vita stessa non è più tale se scandita solo da regole su come fare più soldi. Amore, dignità e rispetto non appartengono al suo mondo e lei non ha nessuna intenzione di capire dove poterli trovare. La vita è solo quella che lei legge sulle riviste e se gli altri non la capiscono, allora non sono degni di farne parte.

Nicoletta Panciera    



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