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Recensione di Posh

Creato il 04 ottobre 2014 da Persogiadisuo
POSH (The Riot Club) di Lone Scherfig UK, 2014 con Max Irons, Sam Claflin, Douglas Booth, Holliday Grangier. Recensione di Posh Se ti piace guarda anche: I nostri ragazzi, Il capitale umano, An education, Bling Ring, Carnage, Cena tra amici.
TRAMA Nell'esclusivissima Università di Oxford c'è una confraternita di tradizione secolare che ogni anno inaugura l'ingresso di nuovi adepti con una cena senza freni. COMMENTO Il mondo si sta accorgendo che qualcosa non va nella gioventù viziata che per sfuggire alla noia o per un condiviso senso di impunità commette crimini più o meno gravi, cavandosela sempre e comunque. Una situazione che non poteva sfuggire a Sofia Coppola, da sempre fortemente attratta dallo spleen adolescenziale, che l'anno scorso ha diretto Bling Ring Quest'anno ci prova un'altra regista donna, la danese Lone Scherfig, che ha il merito di aver scoperto il talento di Carey Mulligan in An education.
Tornando invece a parlare del film della Coppola, non si può notare che anche lì, come in questo Posh, i principali responsabili del crimine rimangano impuniti e destinati a un brillante futuro accademico e politico. In Posh vi è anche uno sguardo quanto meno sospettoso sulla ragione d'esistere delle confraternite, ma il fulcro del film è la degenerazione morale di gente che dalla vita ha avuto tutto: ricchezza, bellezza e spesso intelligenza e per questo si ritiene di essere superiore a chiunque e soprattutto, è convinta che si possa sistemare tutto con i soldi, perché tutti in fondo sono corruttibili. In realtà, ad essere corrotta è la loro anima.  La regista porta in scena una pièce teatrale ambienta interamente in un risto-pub e vi aggiunge un lungo, a tratti piacevole, a tratti confuso, prologo. Come in An Education, l'ambiente è quello snob (posh, appunto) dei ricchi e viziati universitari inglesi, ancora messo sotto un'impietosa lente di ingrandimento. Questa volta però il ritratto si fa più cinico e crudele. Tema interessante, spiacevole e indigesto eppure di grande attualità e per questo da analizzare, ma il film finisce per essere confuso, eccessivamente lungo (o così sembra, perché in realtà dura 100 minuti) e affidato a un team di nuove promesse british non particolarmente brillanti sul versante drammatico. Peccato. Da guardare insieme a due titoli italiani che indagano un tema molto simile: I nostri ragazzi, uscito poche settimane prima, e Il capitale umano, l'osannato film di Virzì. In entrambi grande importanza rivestiva il punto di vista e il peso della famiglia. In Posh ci sono solo loro, i giovanni ragazzini carini fuori e crudeli e vuoti dentro.  VOTO: 5

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