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Recensione di Quando amore non mi riconoscerai di Vincenzo Di Mattia

Creato il 15 novembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

18 Flares 18 Flares × Recensione di Quando amore non mi riconoscerai di Vincenzo Di MattiaVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Vincenzo Di Mattia
Pubblicato da:Piemme
Collana:Piemme Voci
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
in offerta
scontato
Trama:

Vincenzo e Silvana, una vita passata assieme. “Stare insieme è già il massimo dei doni e non serve fare il clown, il saltimbanco, il cabarettista. Stare insieme e riconoscersi. Basta questo. Almeno fino a quando mi riconoscerà” lo dice lui aggiungendo “Quando non mi riconoscerà più lei morirà per me. E quel corpo che continuerò a vedere sarà come un fantasma, come un vestito che mi è sfuggito dall’armadio. Ma accadrà che mi smentirò, perché se lei non mi riconoscerà, la riconoscerò io e sarà più tenero l’amor mio non ricambiato”.


Vincenzo e Silvana, coppia di due ultraottantenni. Che resta loro da aspettare? Hanno avuto grandi soddisfazioni e gratificazioni in campo affettivo, sociale e lavorativo. Hanno accompagnato nella crescita la figlia Francesca e adesso? Probabilmente un giorno o l’altro uno di loro condurrà l’amato nel suo ultimo tratto di strada, accarezzandogli la pelle ormai avvizzita, ammirando le rughe fra gli occhi che con il tempo saranno diventate più profonde, scambiandosi frasi imbevute non solo di parole ma anche della lingua del corpo ormai divenuta lessico familiare e come segno tangibile nel momento definitivo del vero distacco percepiranno la paura della malattia che costringerà uno di loro a letto e l’altro a dar prova di dedizione e poi buio totale.

E’ tutto scritto, tremendamente lapalissiano ma nello stesso tempo accettabile, perché segnato nelle pagine della loro vita auspicabile e ideale. Ma se come in The Notebook di Nicholas Sparks proprio la patologia neurodegenerativa per eccellenza s’insinua violentemente come un’invasione barbarica non solo nel cervello ma anche nel corpo, non solo nella memoria, nella perdita delle storie del passato e della vita presente, ma anche nel misconoscimento delle persone che popolano queste storie, allora si assiste alla perdita delle cellule cerebrali, alla dismissione della mente, all’inizio di una vita priva di competenze senza sollecitazioni interne, senza coordinazione, in balìa degli effimeri impulsi, senza progetto, alla deriva.

Alzheimer, quel maledetto accumulo extracellulare di placche senili costituite principalmente dal peptide β-amiloide (Aβ) e ammassi neuro fibrillari intraneuronali, formati da proteina tau iperfosforilata, se lo vogliamo descrivere morfologicamente con terminologia ineluttabilmente scientifica,fredda, cruda, atarassica ed apatica ma è molto di più. E Vincenzo Di Mattia lo descrive molto bene con una prosa lirica da cui vengono fuori magistralmente ricordi, riflessioni, forti emozioni.

 

Approfondimento

Sono basita: non trovo né retorica, né ripetitiva la storia … il manoscritto è pura poesia nonostante ci siano…
Son grida, amnesie, disorientamenti, pianti, anomie, agnosie, mutamenti d’umore e solo mentre dorme Silvana, torna a essere se stessa. La malattia è progressiva, irreversibile e inarrestabile per cui s’innesca un processo straziante, privo di speranza soprattutto per chi sta in fianco ai malati. Già, non scordiamoci dei così detti caregiver, con il loro pesante bagaglio di pensieri, ricordi malinconici, commiserazioni e sensi di colpa che diventano badanti, terapisti occupazionali, servi di scena, infermieri, Personaggi: Un Nessuno, Centomila. A costoro- e Vincenzo è uno di questi, quello che nonostante percepisca ancora l’essenza del profumo Mitsouko dell’anima gemella, ma non ha nessun più cui portare brioche e violette ed ha perduto la fune che lo lega al pilastro del porto-, non resta che sintonizzare i loro neuroni-pigmalioni sulla lunghezza d’onda amore, per riattivare i circuiti scollegati dei loro consorti e cercar di rimetterli in contatto con la loro sensibilità, le loro emozioni, la loro vita finché sarà giunto il momento di dire addio. Allora Alzheimer’s Disease non sarà soltanto una mannaia sospesa sulla testa ma una specie di ultima possibilità una chance, da cogliere al volo, sebbene non proprio voluta e apprezzata ma non sempre si ha ciò che si vuole…purtroppo. E se poi ne vien fuori un romanzo come Quando amore non mi riconoscerai, una testimonianza di tutto l’amore che si può, una dichiarazione in extremis che non siamo fatti per restare soli, un grazie di essere esistita nonostante la malattia abbia trasformato il rapporto, nonostante la rabbia, nonostante col perderla abbia perso se stesso… io lettrice esprimo sottovoce, per non disturbare e con timidezza la mia gratitudine a Vincenzo e Francesca Di Mattia perché se mi è battuto forte il cuore fino all’ultima riga, il vostro mettervi a nudo è servito a tanto.



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